Paradiso celeste
Profondo blu spirituale
il centro ideale è questa terra
così riflette nell’azzurro dei miei occhi
Negli anni ’60 del Novecento le esperienze di Yves Klein e Piero Manzoni sembrano incrociarsi: i due artisti ricercano infatti di rapportare la realtà empirica al mondo ideale rappresentato dall’arte. Quest’ultimo tradizionalmente trova espressione sulla superficie della tela bidimensionale, la quale costituisce l’oggetto dell’osservazione dello spettatore. L’artista francese e l’artista italiano superano la distinzione oggetto – soggetto rendendoli l’uno parte integrante dell’esperienza dell’altro.
In particolare, Yves Klein osserva con attenzione le anomalie create dagli elementi come l’acqua ed il fuoco sulle proprie tele monocrome. L’artista francese valuta poi gli effetti derivati dallo strusciare sulla tela dei corpi nudi e cosparsi di colore delle modelle nelle sue “antropometrie”.
Questi atti estremi violano la tela, permettono alla realtà di penetrare impetuosamente in un mondo “vergine” ed astratto, quello dell’arte. Il risultato di questa sperimentazione corrisponde alla corruzione dell’arte o alla purificazione del reale? Per Yves Klein la risposta è chiara: l’immoralità del mondo s’annulla in virtù dell’innocenza sprigionata dal colore dell’opera d’arte.
Grazie a Klein la realtà “prende parte” al mondo ideale dell’arte ed in esso si redime depurandosi da ogni alterazione fino a “divenire oro”. L’artista francese ci invita a vivere e sentire la realtà nel colore: nella distensione del blu “Klein”, nell’essenzialità del rosa, nella pura luce dell’oro.
Lo spazio incontaminato definito dalla pittura porta lo spettatore ad immergere se stesso nella “sensibilità del colore”, in una condizione di “libertà assoluta”. Qui la vita si manifesta in maniera pura e compiuta. L’essere intero vive un’esperienza mistica nella gioia distesa del colore. Sospeso e completamente coinvolto nel blu dello spazio sentimentale tutto ciò che era esterno diviene interno e l’universo tutto si concentra nell’unica realtà possibile: quella della sensibilità umana.
“L’uomo pensante non è più il centro del mondo, ma l’universo il centro dell’uomo”. Egli si impregna in modo incondizionato in questa dimensione reale ed ideale e comprende improvvisamente l’inconsistenza delle proprie pretese. La conquista dello spazio non avviene attraverso “razzi, missili o sputnik” ma grazie all’esperienza artistica.
Se chi si rivolge all’opera di Klein permetterà al blu di dominarlo, si lascerà trasportare dall’esperienza di un colore incontaminato. L’osservatore sensibile prenderà atto del fatto che egli esiste, è presente e vivo come una “materia inzuppata, impregnata nell’ovunque”. La tela, nella sua bidimensionalità, non sarà più oggetto d’osservazione ma fonte viva e dinamica di esperienza. Essa rappresenterà una realtà privilegiata dove i problemi si dissolvono a favore di chiare e schiette risposte.
Questa è la dimensione artistica “onnipotente ed anonima” proposta dall’artista francese: una realtà depurata nell’atto sensibile, una realtà che si redime nell’essenza del colore. Tutto ciò è possibile solo grazie all’incontro pratico tra mondo ideale e reale. Dal congiungimento delle opposizioni nasce l’essere, nel riconoscimento dei contrari che lo descrivono si realizza la sua armonia.
“A questo vuoto meraviglioso, a questo amore assoluto”, “vertiginosamente”.
Angela Calderan
Bellissimo post, l’ho trovato decisamente interessante…Per di più, devo dire che adoro il punto di blu che usa Klein!
Mi piaceMi piace