Colombotto Rosso: un animo lacerato tra passione e visionarietà

Enrico Colombotto Rosso, artista torinese conosciuto per la sua pittura visionaria e macabra, è ammirato dalla critica artistica ma ricopre un ruolo solo marginale nella memoria collettiva.

Nato a Torino agli inizi del ‘900, inizia ad entrare in contatto con la dimensione artistica in tenera età, ma non avrà modo di poter affinare didatticamente la propria tecnica pittorica per la mancata ammissione all’Accademia Albertina. Nonostante ciò, durante l’adolescenza entra in contatto con l’ambiente artistico torinese, avendo la possibilità di apprendere da grandi poeti, letterati e pittori.

La sua personalità si figura fin dagli inizi come irrequieta, un’irrequietezza dettata dalla continua ricerca di risposte, di novità, di comprensione profonda dell’animo umano, anche nei suoi aspetti più oscuri e profondi.

Diventa una figura di spicco nel suo entourage, grazie ai suoi dipinti sempre più caratteristici di un’era grigia e triste, con tratti di stampo secessionista e Liberty, portando alla luce figure scheletriche e macabre su sfondi decorativi intrisi di colori sgargianti. La figura sembra confondersi nella scena tetra, ma rimane sempre presente un cenno di vita nei suoi personaggi. Scheletri, bambole e bambini dai volti inquietanti, esseri non umani, campi di concentramento e camere a gas. Sono tutti gli elementi necessari affinché siano considerati la memoria di una strage che ha afflitto l’umanità.  E’ vedere in accostamento i temi dell’infanzia e della mortalità che crea nell’animo dello spettatore un senso di inquietudine.

La sua sete di conoscenza lo conduce in lunghi viaggi per l’Europa, che lo mettono in contatto con personalità celebri come Andy Warhol e Federico Fellini. A partire dal 1964 diventa uno dei ”Maestri del Surfanta”, sempre nell’ambiente torinese.

Il movimento ”Surrealismo e Fantasia” aveva lo scopo di riunire le menti più colte per fronteggiare il vuoto e la paura creata dalla guerra, per poter combattere non più con le armi, ma con l’arte e con la conoscenza.

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Il suo rapporto conflittuale e così spiccato nei confronti della caducità dell’esistenza è oggetto di studio e curiosità, non solo dal punto di vista pittorico, ma anche psicologico del pittore. L’attività artistica è da sempre profondamente legata ai temi dell’esistenza, ma Colombotto Rosso si fa interprete di questi temi con modalità estremamente personali, e lo spettatore delle sue opere ha accesso diretto all’animo dell’artista. Colombotto Rosso ha deciso di offrirci una meravigliosa e tetra finestra sulle nostre più profonde paure.

<<La vita è quello che hai quando non pensi alla morte. La morte è la soluzione di tutto quello che hai fatto e lasci agli altri. Se non lasci nulla vuol dire che non hai fatto nulla. Per un artista produrre è come allargare la propria famiglia, il mondo che non c’è.>>

 (Enrico Colombotto Rosso)

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Emma Battaglia

 

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