#StayhomeStaysafe – Oltre lo slogan, la sofferenza di migliaia di donne.

Abbiamo riflettuto su come impiegare le nostre giornate, abbiamo cercato di imparare a fare la torta “super veloce super facile con un solo ingrediente senza burro senza uova e senza lievito” ma comunque abbiamo guardato video tutorial di americane palestrate per non sentirci in colpa. Ci siamo tenute informate sui dati dei guariti dal Covid-19 ogni sera alle 18 e abbiamo sperato che questa benedetta curva finalmente prendesse un’altra piega. Siamo iperconnesse, facciamo la skincare routine ogni mattina, e teniamo scrupolosamente tutti i fondi di caffè per poterci fare un bello scrub drenante perchè “non dimentichiamoci della nostra cura personale”. 

Poi c’è invece un’altra categoria di donne, quelle che oltre a tutte queste attività anti-noia da fare tra le mura domestiche continuano a combattere “l’epidemia senza fine”. Se per molte il concetto di casa è da sempre intrinseco a una narrazione piacevole, quasi infantile e di ritorno felice, per loro non è così. Gli appelli di “cessate-il-fuoco” di grandi organizzazioni internazionali rivolte nei confronti dei paesi più a rischio, non valgono per le migliaia di donne che, oggi ed in casa, stanno chiedendo aiutando tramite l’app del numero nazionale 1522 o chiamando i centri antiviolenza presenti nel territorio italiano. Grazie ad una scrupolosa analisi dell’associazione D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, dall’inizio del lockdown (il lontano 11 Marzo) quasi tremila donne si sono rivolte ad un loro centro. Tra queste, il 28% è una “new entry” nel mondo della violenza di genere. 

Il Dipartimento delle Pari Opportunità ha sbloccato 30 milioni sotto falso nome di  “fondi emergenziali” ma purtroppo queste risorse erano, in primis, ordinarie e già destinate al Piano Nazionale Antiviolenza del 2019 ma di fatto mai devolute. Inoltre, questi fondi verranno gestiti tramite criteri regionali lasciando, in questo modo, scoperti molti dei centri antiviolenza sparsi nell’intero territorio. 

D.i.Re abbraccia circa 80 organizzazioni di supporto al contrasto della violenza di genere, diventando un punto di riferimento per le donne nonostante il già archiviato “Andrà tutto bene”.  Purtroppo, sebbene il decreto Cura Italia preveda lo stanziamento di 3 milioni per “nobil causa”, rimangono spiccioli irrisori e superficiali. Ma non è trattato nello stesso modo superficiale, da tempi immemori, anche il problema della violenza sulle donne? 

Purtroppo, la violenza sulle donne non è mai stata “un’emergenza nell’emergenza”, come spesso viene descritta dalla narrativa giornalistica. Ora, però, torniamo pure a lamentarci, banalizzando, che la Fase 2 è come la Fase 1…

Federica Tessari

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