Donne dietro le quinte: Mary Hunt e il melone ammuffito che salvò tutti

Siamo nel 1928, in Inghilterra. Uno scienziato di nome Alexander Fleming, che stava studiando una coltura di batteri infettivi, tornò dalla sua vacanza in Francia e trovò della muffa su alcune delle sue provette. La particolarità di questa muffa fu che, a differenza di altri ceppi, aveva annientato tutti i batteri circostanti. Fleming la chiamò Penicillium notatum e ne intuì le potenzialità come cura per le malattie batteriologiche che stavano decimando la popolazione, a partire dalle milioni di morti causate dalle ferite di guerra infette.
Purtroppo questo tipo di penicillina si rivelò presto difficile da produrre, poiché aveva uno sviluppo lento e instabile e veniva facilmente eliminata dal corpo, che quindi necessitava di varie somministrazioni, a distanza di poche ore, per essere veramente efficace. In poche parole la scoperta di Fleming, da sola, non era efficace e quindi venne presto dimenticata. 

A riportare gli studi sulla penicillina al centro del dibattito scientifico fu lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e la necessità degli Stati di curare il più velocemente possibile i soldati che si ferivano e si ammalavano. Così due collaboratori di Fleming, Howard Florey ed Ernst Boris Chain, abbandonarono sotto i bombardamenti il loro laboratorio di Oxford e approdarono al Northern Regional Research Laboratory, a Peoria, Illinois (USA). Qui cominciarono ad analizzare e isolare campioni di muffa derivati da migliaia di prodotti: dagli ortaggi, al pane, alla frutta, il tutto senza successo. 
La storia della penicillina si sarebbe esaurita così, se non fosse stato per il lavoro della quasi-dimenticata microbiologa Mary Hunt

A causa della scarsità di dati biografici certi, l’identità di Mary Hunt viene spesso intrecciata al mito.
Quasi sicuramente nacque nel 1910 in qualche paese dell’Europa dell’Est e immigrò a Chicago quando aveva appena tre anni. Hunt aveva studiato prima all’Università di Chicago e poi alla Scuola di Medicina dell’Università dell’Illinois. Quando lavorava al NRRL, era una delle circa 130 donne in tutti gli Stati Uniti a lavorare come microbiologa batteriologa per il governo. 
Ma cosa faceva esattamente? 
Hunt era responsabile di collezionare prodotti ortofrutticoli ammuffiti per trovare e isolare una muffa che contesse grandi quantità di penicillina. Un giorno, entrando in un’ortofrutta chiamato Illinois Fruit and Vegetable Company, notò che il proprietario stava buttando un grappolo d’uva ammuffito. Comprò quel grappolo e chiese se, in futuro, il proprietario avrebbe potuto metterle da parte tutti i prodotti ammuffiti. Questo scambio continuò per un po’, finché un giorno Mary Hunt non tornò più: aveva trovato quello che cercava. 
Su un melone, infatti, aveva trovato una bella muffa dorata e, analizzandola in laboratorio, scoprì che conteneva in abbondanza proprio il fungo che cercava, il Penicillium chrysogenum, ricco di penicillina. Da quel momento in poi venne soprannominata Moldy Mary, la muffosa Mary, e la sua scoperta diede vita ai primi antibiotici. 

Grazie all’avvio della produzione di massa della penicillina, migliaia di soldati sopravvissero alla guerra e nel 1945 Fleming, Chain e Florey vennero insigniti del Premio Nobel per la fisiologia e la medicina. 
Di Mary Hunt rimane una foto nel laboratorio del NRRL, una stampa che la ritrae al mercato, intenta ad analizzare i meloni e una menzione di ringraziamento del dottor Robert D. Coghill in una pubblicazione del 1944, nella quale sostiene che “siamo in debito con miss Mary K. Hunt per la raccolta di campioni di materiali ammuffiti e per l’assistenza nell’isolamento e nei test preliminari di molti ceppi”. Lo stesso Dottor Coghill che, in un’intervista del 1976, si riferì a lei come “una semplice messaggera”, poiché “Moldy Mary è stata creata dai giornali. I mercanti della città l’hanno soprannominata così. Quando pensi allo straordinario valore che ha avuto la penicillina, ci sono cose molto più importanti di cui scrivere che di Moldy Mary”.

La penicillina ha rivoluzionato la storia della medicina e senza di essa polmoniti, meningiti e infezioni varie ci avrebbero decimato. Il lavoro dei ricercatori, di Flaming, Florey e Chain, è stato riconosciuto e apprezzato a livello mondiale, però senza Mary Hunt e la sua perpetua e attenta ricerca della muffa d’oro, la penicillina sarebbe probabilmente rimasta una potenzialmente rivoluzionaria intuizione mai veramente sviluppata. 
Celebriamo quindi gli inventori, i ricercatori, gli scienziati, ma non dimentichiamoci mai delle donne dietro le quinte, delle lavoratrici instancabili, delle Mary Hunt di tutto il mondo, senza sminuire il loro ruolo: spesso non è quello che si scelgono, ma quello che viene loro imposto. 
Perché sarà anche vero che nella storia della penicillina ci sono cose più importanti di cui scrivere che di Moldy Mary, ma senza Moldy Mary non ci sarebbe nessuna storia della penicillina da raccontare. 

Beatrice Segato

Foto di copertina: Mary Hunt e collega nel NRRL. Da peoriamagazines.com

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