Abbiamo tutti le stesse opportunità? Rapporto SVIMEZ “Un Paese, due scuole”

“Nel nostro Paese ci sono due bambini, nati lo stesso anno. Una si chiama Carla e vive a Firenze, l’altro Fabio e vive a Napoli. Hanno entrambi dieci anni e frequentano la quinta elementare in una scuola della loro città”, recita l’inizio del rapporto “Un Paese, due scuole” pubblicato da SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) lo scorso 10 febbraio. Fino a questo punto si potrebbe pensare che le loro carriere scolastiche, abitando nello stesso paese, siano il più possibile analoghe. Ma come sappiamo e ci ricorda il rapporto SVIMEZ, la realtà è ben diversa. Tanto per offrire un dato, Fabio, il bambino di Napoli, frequenterà la scuola in media 200 giorni in meno all’anno della sua coetanea Carla che vive a Firenze. Le disuguaglianze in termini di istruzione tra Centro-Nord e Mezzogiorno sono infatti consistenti e si inseriscono in un già preoccupante e generale scenario di progressiva diminuzione di investimenti, nel sistema scolastico del nostro Paese.

Per renderci conto della reale situazione di svantaggio educativo di cui sono vittime i bambini e ragazzi del Mezzogiorno riportiamo di seguito alcuni dati pubblicati dal rapporto “Un Paese, due scuole”.

Il primo punto su cui si sofferma il rapporto sono i divari nelle infrastrutture scolastiche e nell’offerta di tempo pieno tra le scuole del Sud e del Centro-Nord Italia. Secondo i dati riportati il servizio mensa nel Mezzogiorno è assente per il 79% degli alunni (650 mila bambini) delle scuole primarie statali, mentre al Centro-Nord per “solo” il 46% degli studenti. Collegato alla carenza del servizio mensa vi è la disponibilità, o non disponibilità, dell’opzione tempo pieno per la scuola primaria. Anche in questo caso, coerentemente con i dati precedenti, si registra l’accesso al tempo pieno per il 18% degli alunni del Mezzogiorno contro il 48% del Centro-Nord. Questo porta gli studenti del Sud a frequentare la scuola per una media di 4 ore in meno alla settimana rispetto ai propri coetanei del Centro-Nord, e circa 200 ore in meno all’anno se si prende come riferimento il divario tra le regioni in cui vi è la più bassa percentuale (Sicilia e Molise) e quelle in cui vi è la più alta (Toscana e Lazio). Alla carenza del servizio mensa e dell’opzione tempo pieno si aggiunge poi la scarsa presenza di scuole dotate di palestre, elemento nel quale il divario tra Nord e Sud si percepisce meno acuto ma in entrambi i contesti preoccupante. Sempre secondo i dati SVIMEZ infatti il 66% degli alunni del Mezzogiorno non ha la palestra a scuola contro il 54% degli alunni del Centro Nord. La possibilità o meno per i bambini e i ragazzi di effettuare attività fisica nell’ambiente scolastico, sottolinea il rapporto, è da considerarsi uno dei fattori che incide sulla salute della popolazione. Si è stimato che circa un terzo dei minori tra i 6 e i 17 anni nel Mezzogiorno sia in sovrappeso mentre il rapporto scende a un 1/5 al Centro-Nord. Inoltre, sottolinea il rapporto SVIMEZ, l’aspettativa di vita degli adulti al Sud è di tre anni inferiore a quella del Nord Italia.

Il secondo elemento messo in evidenza dal rapporto SVIMEZ è il progressivo disinvestimento nel campo dell’istruzione che ha interessato soprattutto il Sud. Tra il 2008 e il 2020 infatti la spesa complessiva in termini reali al Sud è diminuita del 19,5% contro l’11,2% del Centro-Nord. Ancora maggiore è invece la diminuzione degli investimenti per l’istruzione che in Meridione si attesta intorno all’1/3 mentre nel resto del paese tocca il 23%.

Il rapporto “Un Paese, due scuole” fa inoltre notare come nel nostro paese, e in particolare al Sud, l’indebolimento dell’azione pubblica nell’istruzione e il calo demografico siano due fenomeni che si alimentano vicendevolmente. La scarsa qualità dei servizi pubblici in generale, e della scuola in particolare, non incoraggia la natalità, favorendo anzi la migrazione giovanile, in primis verso il Centro-Nord. D’altro canto il calo demografico dovuto in parte ai fattori sopracitati, porta ad una sempre minor presenza di alunni nelle classi del Mezzogiorno, presupposto per la diminuzione degli investimenti nell’istruzione. Secondo i dati raccolti dal rapporto SVIMEZ infatti, il numero di studenti nel Mezzogiorno è calato di 250.000 unità dal 2015 al 2020, mentre il Centro-Nord ha perso 75.000 studenti.

Sembra scontato dirlo ma il diritto all’istruzione dovrebbe essere uno dei diritti fondamentali per ogni cittadino, base per costruire una società più equa e dotata di capacità critica che è la linfa vitale di una repubblica democratica, come si definisce il nostro Paese. Purtroppo però, come hanno mostrato i dati SVIMEZ, il disinteressamento verso l’ambito scolastico è un fenomeno che imperversa in Italia da diversi anni, qualsiasi sia il colore del partito al governo. La tendenza anzi, è quella di domandare sempre di più agli studenti e alle studentesse, senza che questo corrisponda a un maggior impegno da parte delle Istituzioni; gli studenti devono essere meritevoli, lo Stato no. Sembra quasi che il diritto all’istruzione debba essere guadagnato, alimentando l’idea che esistano persone di serie A, i meritevoli, e persone di serie B, per le quali lo Stato non può spendere soldi (i soldi di tutti). Il problema del divario dell’istruzione tra Centro-Nord e Sud Italia si inserisce in uno scenario di generale disuguaglianza socio-economica tra le due parti della nostra penisola che affonda le radici in problematiche mai risolte e che non accennano ad essere colmate. Tuttavia per quanto riguarda la scuola, il discorso sull’inadeguatezza delle politiche statali può essere elevato appunto a livello dell’intero Paese, diventando un elemento emblematico della miopia (o totale lucidità?) di uno Stato che non riesce a comprendere (o forse ha ben compreso?) che per costruire una società più giusta e capace di risolvere, un giorno, forse, le proprie contraddizioni, bisogna partire dalle basi. E partire dalle basi vuol dire offrire a tutti i cittadini pari opportunità, iniziando dalla scuola. La domanda che ci si può porre è dunque: si vogliono risolvere queste contraddizioni?

Chiara Lionello

Crediti immagine in evidenza: foto di Taylor Flowe su Unsplash

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