I 2000s 2.0

Cambiamento climatico, incendi ed inondazioni, tasso di povertà sempre più elevato in opposizione a quello dell’occupazione in continua diminuzione: sono solo alcune delle notizie a cui siamo esposti tutti i giorni. 

Sarebbe presuntuoso ed ingenuo credere che questa situazione di incertezza politica, socioeconomica ed ambientale non abbia intaccato, anche solo in minima parte, la nostra psiche. Fino a che punto, però, siamo coscienti dell’impronta che il periodo attuale ha lasciato nella nostra vita e ancora di più nella nostra mente?

Quando il futuro viene messo in discussione giorno dopo giorno e diventa un’incognita la cui risposta, qualora esista, rimane ignota; in una situazione di incertezza generale, automaticamente – come un movimento muscolare involontario – abbiamo volto lo sguardo al passato, alla ricerca di una soluzione che si presenta a noi sotto forma di moda, TV e trend rievocanti gli anni 2000.

Infatti, quest’improvviso quanto acclamato ritorno del primo decennio del secolo non è un semplice svecchiamento di tendenze, si tratta di un vero e proprio bisogno psicologico. In quel periodo crisi economica, attacchi terroristici e situazione politica incerta erano all’ordine del giorno e portarono la gente ad avere il bisogno di un senso di normalità nelle proprie vita, una sensazione che si stava dimenticando e ritrovata con l’avvento del così detto normcore, una sorta di banalità apparente.

Per quanto bizzarro possa sembrare, dietro alla moda o alle grandi influenze di massa di quegli anni si nascondevano una logica e uno studio. Non riguardavano solo il puro gusto estetico delle persone ma molto di più, poiché dietro la facciata fashion si nascondeva un palliativo volto ad alleviare la pesantezza della realtà.

Oggi, inconsciamente per lo più, dove si ha di fronte ai nostri occhi un panorama altrettanto travagliato e ricco di incertezze, il nostro cervello cerca di affrontare la realtà con un metodo conosciuto. Ecco, quindi, che ritornano in gioco gli anni 2000, o almeno i loro costumi e tendenze rimodellati ed adattati in chiave moderna, tanto che tra reboot e trend si sta assistendo ad una vera e propria rivisitazione di quegli anni.

Il nostro inconscio tenta di affrontare queste avversità utilizzando un approccio  di cui ci eravamo dimenticati, ma che il nostro corpo al contrario ha memorizzato. Avendo vissuto una situazione simile, il nostro cervello ha messo in moto un processo di stabilizzazione emotiva ripercorrendo una tranquillità e superficialità creata appositamente per affrontare l’instabilità istituzionale generale, e per estensione mondiale, che si aveva di fronte. La semplificazione della moda e dell’arte che si è vista negli anni 2000, infatti, non fu altro che una distrazione che risultò una mossa vincente. 

Secondo «Elle» questo rinnovato bisogno di sobrietà è la risposta ad una situazione geopolitica incerta, che per forza di cose si riflette anche sulla moda, e che sento di estendere più in generale alle influenze di massa così come è anche alla televisione, il che spiega per la rivista il ritorno del normcore, che sembra quasi un inno al quotidiano. 

Oggi, però, si parla di recession core, il cui nome stesso richiama la recessione odierna, dove ci troviamo in un momento di grave crisi politica e ambientale, tra guerre ed effetti del cambiamento climatico che si traducono in moda Y2K, più sobria e “normale”. Non si tratta solo di un semplice svecchiamento, ma di una volontà delle persone che hanno trovato comfort in quello che in quegli anni di crisi permise di sfuggire dalla realtà e concedersi più spensieratezza.

Un pensiero analogo è stato espresso anche da «NSS Magazine», secondo cui i Millenials, per lo più ma non solo, rivendicano gli anni 2000 come una medicina palliativa, poiché chiamano ai loro ricordi un periodo rassicurante, meno opprimente della cupa realtà post-pandemia e dove sembra esserci un clima permanentemente instabile. In una generazione cresciuta con l’idea che avevano il mondo a disposizione, quest’incertezza sull’avvenire e l’instabilità politico-economica stimola la nostalgia del potersi permettere la sfacciata superficialità che divenne cultura pop, portando quest’ultima ad essere presa dall’angolo dell’armadio in cui era stata riposta ed essere indossata nuovamente.

Quindi, volendo concludere quelli che chiamerei i 2000s 2.0 non sono che un bisogno psicologico, chi per più inconscio e chi meno, una richiesta che faremmo meglio ad ascoltare ed accogliere a braccia aperte così da avere un po’ di sollievo dall’aria inquinata da paure ed incertezze che respiriamo quotidianamente.

È voi sentivate la mancanza di questi anni? Fatecelo sapere!

Roberto Martorana

Crediti immagine di copertina: https://informareonline.com/ritorno-anni-2000-con-la-moda-y2k/

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