“Un quattordicenne se sbaglia, se uccide, se rapina, se spaccia, deve pagare come paga un cinquantenne” – ha dichiarato il vice presidente del Consiglio Matteo Salvini – poiché “è in grado di intendere e di volere”.
Quello dell’imputabilità dei minorenni è un tema sul quale il suo partito, la Lega, ama tornare: già nel 2019 il senatore napoletano Gianluca Cantalamessa aveva presentato una proposta di legge per abbassare l’età minima per essere processabile a 12 anni, rilanciata poi da Salvini stesso nel 2022, a pochi giorni dalle elezioni.
L’ordinamento attuale prevede infatti che chi compie un reato e ha meno di 14 anni non sia mai imputabile, mentre per i maggiori di 14 ma minori di 18 anni è necessario dimostrare la capacità di intendere e di volere (che invece per gli adulti è presunta).
Non è chiaro a che genere di modifica di questo sistema la dichiarazione del ministro delle infrastrutture alludesse, e nel decreto legge al quale faceva riferimento, approvato pochi giorni fa, la soglia di imputabilità non è stata alterata (e la possibilità di farlo è stata definita dal ministro della giustizia Carlo Nordio contraria “alla razionalità, all’etica, e all’utilità”).
Il provvedimento, che ha preso il nome di Caivano, la cittadina dell’hinterland napoletano diventata questo agosto simbolo della violenza per mano di giovanissimi in seguito alla scoperta di reiterati abusi sessuali perpetrati da adolescenti ai danni di due bambine, contiene, però, altre misure repressive e di inasprimento delle pene per i genitori i cui figli abbandonano la scuola dell’obbligo – per la Garante per l’infanzia e l’adolescenza “non la direzione corretta per affrontare la criminalità minorile”.
Sarà possibile, ad esempio, arrestare in flagranza di reato e sottoporre a misura cautelare i minorenni per un numero maggiore di reati, e chi ha tra i 18 e i 21 anni ed è detenuto in un istituto penitenziario minorile (chi sta scontando una pena relativa a fatti avvenuti prima della sua maggiore età può rimanere in queste strutture fino ai 25 anni) potrà essere spostato in uno per adulti se sarà ritenuto necessario dal magistrato di sorveglianza.
Il provvedimento estende il daspo urbano (il divieto, cioè, di frequentare alcune aree pubbliche) ai minorenni e lo rende applicabile a scuole e università, allungandone al contempo la durata e ampliando i criteri per i quali è istituibile.
Per agire in contrasto all’uso di telefoni cellulari e social network per commettere reato, diventa possibile vietarne il possesso o l’utilizzo, ma sono saltate le misure antipornografia di cui aveva parlato la ministra della famiglia Eugenia Roccella.
Nel frattempo il rione Parco Verde di Caivano, agglomerato di case popolari nato per rispondere all’emergenza abitativa in seguito al terremoto dell’Irpinia del 1980 e rapidamente diventato un epicentro dello spaccio, è stato oggetto di “un’operazione di bonifica” a detta della presidente del consiglio Giorgia Meloni – per Roberto Saviano “un’inutile sceneggiata di propaganda”: 400 uomini per sequestrare quantitativi di droga e di denaro non particolarmente ingenti.
Sia il decreto legge sia l’operazione delle forze dell’ordine sono stati denunciati dalle opposizioni come interventi episodici e non strutturali, che non agiscono sulle cause del problema. Per la città è stato anche nominato un commissario straordinario per la riqualificazione, con a disposizione circa 30 milioni di euro.
Secondo don Patriciello, parroco di Caivano, “la realtà non è fatta solo di arresti, ci vuole altro”, e i provvedimenti repressivi sono un bene unicamente se non rimangono da soli, altrimenti rischiano di essere “un’anatra zoppa che non va da nessuna parte”.
Virginia Platini
Crediti immagine di copertina: https://www.ilpost.it/2021/07/13/quando-la-camorra-si-fa-sentire-a-caivano/
