Fino al primo ottobre la libertà di un cittadino italiano è stata in bilico, alla mercé di un paese straniero che lo ha arrestato e detenuto senza mai accusarlo di nessun crimine. Poi, la bilancia si è inclinata a favore di Khaled El Qaisi: l’uomo però ancora non è libero.
Nel frattempo, tutto intorno, è tornata la guerra.
Khaled El Qaisi è stato arrestato il 31 agosto dalle guardie di frontiera del valico di Allenby, che collega la Cisgiordania con la Giordania, mentre si trovava in viaggio con la moglie, l’italiana Francesca Antinucci, e il figlio di 4 anni. La famiglia si era recata in Palestina, dove El Qaisi è nato e dove ha vissuto fino ai 18 anni – per poi trasferirsi a studiare in Italia – per fare visita ad alcuni parenti e far registrare il matrimonio e la nascita del bambino all’anagrafe palestinese.
Da allora è stato un susseguirsi di udienze che hanno prorogato la detenzione dell’uomo senza formalizzare alcuna accusa: le prime due volte per 4 giorni, il 21 settembre per 11. Gli è stato concesso di incontrare il proprio avvocato solo dopo 15 giorni, quando è anche cessato il suo isolamento in carcere. I giudici dell’ultima udienza avevano stabilito che se non fosse stata formalizzata un’accusa entro 3 giorni dal primo ottobre, termine della proroga, El Qaisi avrebbe dovuto essere scarcerato: poco prima di questa scadenza legale, il primo del mese, l’uomo è stato liberato – a condizione che rimanesse per una settimana in territorio israeliano (Israele considera i territori occupati della Cisgiordania come propri), e che consegnasse per questo periodo di tempo il passaporto. A El Qaisi è inoltre proibito per 30 giorni qualsiasi contatto con persone coinvolte nelle indagini: siccome non è a conoscenza di quale sia l’ambito di queste indagini significa rinunciare a comunicazioni e spostamenti in forma quasi totale.
La moglie in una conferenza stampa al Senato ha denunciato che durante la detenzione Khaled avrebbe subito interrogatori “in condizioni di privazione del sonno e contenzione in posizioni di stress, offese verbali e minacce”.
Khaled, che ha doppia cittadinanza poiché figlio di un uomo palestinese e di una donna italiana, è uno studente di Lingue e civiltà orientali all’Università la Sapienza di Roma ed è tra i fondatori del Centro di documentazione palestinese, un’associazione attiva dal 2015 dedicata alla promozione della memoria storica del popolo palestinese.
Quando si è diffusa la notizia del suo arresto il Fronte della Gioventù Comunista, in contatto con la moglie, spiega il militante torinese Gabriele Pugnetti, ha organizzato un’assemblea alla Sapienza, con l’obiettivo di portare le università italiane a esporsi pubblicamente per la sua liberazione, di creare “un’onda mediatica” (il caso, infatti, non ha avuto spazi significativi sui principali media giornalistici se non dopo diverse settimane). Sono seguiti poi due giorni di mobilitazione, il 28 e il 30 settembre: il primo sempre in ambito universitario, il secondo, invece, di sit-in alle sedi Rai per contestare il silenzio della televisione pubblica sulla vicenda.
Il 28 anche a Torino si è tenuta una manifestazione, partita da Palazzo Nuovo. I dimostranti hanno interrotto un Consiglio d’Amministrazione dell’Università a Palazzo del Rettorato, chiedendo che l’Università prendesse posizione con un comunicato per chiedere la liberazione di El Qaisi. Unito ha preferito rilanciare l’appello di Amnesty International e della Sapienza per un giusto processo, scelta contestata dagli organizzatori della manifestazione: “Un giusto processo che cosa vuol dire? Lui è stato arrestato senza un’accusa”, dice Gabriele, “e conosciamo bene la situazione dei diritti civili e politici in Israele per i palestinesi”.
Il 10 ottobre Francesca Antinucci ha dichiarato che il marito si trova ancora a Betlemme, in attesa di poter tornare in possesso del proprio passaporto e della scadenza delle restrizioni alla sua libertà, prevista per il 30 ottobre. La città, come molte altre in Cisgiordania, è isolata per via della chiusura dei checkpoint controllati dagli israeliani, ma non ha per ora subito attacchi.
Virginia Platini
Crediti immagine di copertina: https://www.velvetmag.it/2023/09/14/chi-e-kalhed-el-qaisi-italo-palestinese-carcere-israele/
