È impossibile immaginare “Fabulazzo osceno”, “Isabella, tre caravelle e un cacciaballe” e “Mistero buffo” senza Franca Rame, la grande artista lombarda che ha incantato i teatri italiani della seconda metà del Novecento con le sue straordinarie doti recitative e con il suo eclettismo. A dieci anni dalla sua scomparsa, il mondo dell’arte ritorna a riflettere sulla figura di una stella del palcoscenico che continua, seppur da lontano, a brillare e a indicare la via alle nuove generazioni di teatranti militanti. La vita e il teatro, per la bambina di Villastanza nata tra i burattini e le marionette della storica compagnia familiare Rame, sono due elementi indissolubili: ad appena tre anni, inizia una carriera lunga quasi un secolo che solo la forza inesorabile del tempo arresterà, in un triste giorno di maggio del 2013, nell’appartamento di Corso di Porta Romana a Milano.
Dario Fo, l’altro capo del filo di un amore sbocciato sulla scena nei primissimi anni Cinquanta, ricorda commosso la sua compagna di vita in un’intervista del 2015:
« Franca era la saggezza. Avendo studiato Architettura, mi vengono in mente i principi della dinamica: Franca riusciva a spostare i centri d’equilibrio. L’espressione tecnica è: fuori chiave. Una sua battuta fulminante, in un momento di tempesta: Dario, ma cosa stai a prendertela? Dopotutto è solo teatro ».

Cofondatrice nel 1958 della “Compagnia Dario Fo-Franca Rame” – oggi amministrata da un gruppo di lavoro guidato dal figlio Jacopo – Franca sostiene la causa sessantottina e mette in scena, insieme al marito, futuro premio Nobel per la Letteratura nel 1997, alcuni dei grandi spettacoli di satira politica che faranno scatenare le ire dei quadri dirigenti della destra italiana al potere durante gli anni della tensione. Raccontare nello spettacolo “Morte accidentale di un anarchico” la tragedia del ferroviere Giuseppe Pinelli, accusato ingiustamente di avere partecipato alla strage di Piazza Fontana e morto in circostanze poco chiare in seguito a una misteriosa caduta dal quarto piano del palazzo della Questura di Milano, varrà alla compagnia “La Comune” più di quaranta denunce in Italia, il che obbligherà gli attori a spostare l’ambientazione della commedia negli Stati Uniti degli anni Venti.
Dopo un breve periodo di collaborazioni con la Rai finalizzati alla creazione di una serie di spot pubblicitari di Carosello per Barilla e Agip, si chiuderanno per sempre i rapporti con la società pubblica del servizio televisivo: colpevoli di aver affrontato il problema della scarsa sicurezza sul lavoro presente nel mondo edile, i due attori, allora presentatori di Canzonissima, saranno costretti a dare le dimissioni, immediatamente sostituiti dal duo Raimondo Vianello e Sandra Mondaini.
Icona antifascista, comunista e femminista, Franca Rame è costretta a pagare un prezzo altissimo per il proprio dissenso: il 9 marzo del 1973 cinque uomini dell’estrema destra milanese – tre dei quali sono stati riconosciuti grazie alla testimonianza depositata dal neonazista Angelo Izzo – la caricano su un furgone, dove viene stuprata e torturata per ore dai sequestratori, a pochi metri di distanza dalla sede milanese della Democrazia Cristiana. Biagio Pitarresi, fascista di una certa notorietà nella capitale lombarda, attribuirà la paternità dell’“azione punitiva a Franca Rame” al membro della P2 e comandante della Divisione Pastrengo dei Carabinieri Giovanbattista Palumbo, noto per aver esclamato divertito di fronte ai propri colleghi, dopo i fatti del 9 marzo, “che era finalmente ora” di violentare la Rame. L’ex braccio destro di Carlo Alberto Dalla Chiesa, il generale dei Carabinieri Nicolò Bozzo, invece, crede che l’ordine sia arrivato da più in alto, perché “un crimine del genere non nasce a livello locale”, facendo implicitamente riferimento al ruolo giocato dal generale Palumbo.
Franca sa benissimo che gli assalitori intendono, attraverso la violazione del suo corpo, colpire l’intera famiglia Fo e convincerla a ritirarsi dalla scena, una speranza che si rivelerà presto vana: dopo un periodo sofferto di silenzio, l’attrice trova la forza di raccontare a Dario l’accaduto e scrive di getto nel 1975 il nucleo essenziale del monologo “Lo stupro”, rappresentato per la prima volta nel 1979, all’interno dello spettacolo “Tutta casa, letto e chiesa”, un testo rivoluzionario di straordinario successo in Italia e all’estero.
Eletta Senatrice nel 2006 come capolista di Italia dei Valori in Piemonte e candidata Presidente della Repubblica, Franca Rame racconta la storia della sua vita in “Una vita all’improvvisa”, uno splendido volume scritto a quattro mani e ripubblicato recentemente dalla casa editrice Guanda in occasione di “Un anno per Franca”, il grande palinsesto di iniziative organizzate dalla Fondazione Fo-Rame.
Micol Cottino
