L’attuale gabinetto (sinonimo di governo, in questo caso) presieduto dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, classe 1977, vanta un primato importante: è il primo con al vertice una donna, come quello Thatcher, a suo tempo, nel Regno Unito. A parte questo, però, i risultati delle sue politiche – soprattutto in campo mediatico – non sembrano granché efficaci¹.

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Recentissima è la polemica che ha riguardato il monologo dello scrittore e giornalista Antonio Scurati, previsto per il 20 aprile scorso alla trasmissione Che Sarà di Serena Bortone. L’intervento avrebbe dovuto toccare questioni delicate: l’omicidio Matteotti, il passato dei componenti del governo e la loro tendenza a non volersene discostare, secondo l’autore. Tutto ciò, però, ha rischiato di non andare in onda, perché la RAI ha rescisso il contratto dello Scurati, senza però fornire alcuna giustificazione. La Meloni, sul suo profilo Instagram, ha pubblicato il testo che avrebbe dovuto venir letto, sostenendo che «chi è sempre stato ostracizzato e censurato […] non chiederà mai la censura di nessuno». Alla fine, la Bortone ha deciso di leggere personalmente il monologo nella propria trasmissione. Lo stesso ha fatto Massimo Gramellini, assieme al cantante Roberto Vecchioni, nel suo programma In altre parole, in onda su La7.

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Questo apparente tentativo di ingerenza della politica nei media ha fatto accendere i riflettori europei e mondiali sul nostro Paese. “Il governo Meloni stringe la presa sui media”, scrive Le Figaro, notissimo giornale francese, “La Commissione continuerà a monitorare gli sviluppi relativi alla libertà dei media in tutti gli Stati membri”, sostiene l’Unione Europea². Non sembra quindi che questa strategia (intimidatoria?) stia funzionando granché bene, ma che anzi stia danneggiando l’immagine dell’informazione pubblica agli occhi del pubblico interno e dell’Italia stessa agli occhi dei suoi stessi partner diplomatici e commerciali. Va comunque detto che alcuni giornalisti, sia in patria che all’estero, tendono a minimizzare tutte queste controversie, sottolineate invece da persone esterne al mondo dell’informazione, come Luciano Canfora, di recente vittorioso in un processo per diffamazione intentatogli proprio da Giorgia Meloni, quando era ancora solo parlamentare.

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Dove stia la verità è difficile dirlo, come sempre quando si è coinvolti nel dipanarsi di una fase storica. Certo è che i livelli di tensione tra politica e mass media di questo periodo, forse, non si erano mai raggiunti prima. A cosa porterà, sarà il futuro a dircelo.
Vincenzo Ferreri Mastrocinque
1. https://www.ilpost.it/2023/11/02/ascolti-rai-settembre-ottobre-mediaset/
2.https://www.eunews.it/2024/04/17/riforma-rai-ue-su-italia-governo-meloni/
