“Bye Sweet Carole”: dove la magia dei grandi classici diventa incubo

Nel panorama videoludico, ormai dominato sempre di più dai colossi giapponesi e americani, ogni tanto (seppur raramente) riesce ad affiorare un miracolo tutto italiano. È il caso di Bye Sweet Carole, opera del team italiano indipendente Little Sewing Machine guidato dal game director Chris Darril già noto al pubblico per Remothered. Il titolo, pubblicato su Steam il 9 ottobre 2025 e disponibile anche per Nintendo Switch, PlayStation 5 e Xbox Series X|S, ha fin dalla sua uscita catturato l’attenzione del pubblico internazionale per via dei suoi disegni e della sua storia.

Un’immagine del videogioco, in cui la protagonista, la giovane ragazza Lana Benton, si trova nel giardino incantato, in una delle scene iniziali. Crediti immagine: https://www.gamestic.be/2025/10/12/review-bye-sweet-carole/

Ambientato nell’Inghilterra dei primi anni del Novecento, la giovane protagonista Lana Benton è alla ricerca della sua amica scomparsa, Carole Simmons. La sua indagine la conduce attraverso l’orfanotrofio di Bunny Hall arrivando fino al misterioso regno di Corolla, un luogo dominato dal sinistro Mr. Kyn, dallo spietato gufo Velenia e da famelici conigli di pece, creature tanto affascinanti quanto minacciose. Intrappolata in un mondo parallelo in cui realtà e incubo sembrano confondersi, Lana dovrà trovare un modo per sopravvivere e svelare i segreti oscuri dietro la sparizione dell’amica.

“Ogni singola animazione in Bye Sweet Carole è disegnata fotogramma per fotogramma, senza l’uso di cut-out o scorciatoie digitali. Ogni movimento è il frutto di un blend di animazioni reali, di un gesto umano trasformato in immagine. È un processo faticoso, quasi maniacale, ma restituisce quella “vita” che oggi molti giochi, pur bellissimi, perdono nella perfezione tecnica.”

Un lavoro di tale portata nasce non soltanto dalla tecnica e dalla pazienza dei disegnatori, ma anche — e soprattutto — da un amore incondizionato per l’animazione classica. Con una chiara ispirazione ai grandi classici Disney degli anni Trenta e Quaranta, Darril costruisce un mondo che sembra essere uscito da una pellicola di quei tempi e che incorpora allo stesso tempo un’anima oscura e gotica, tipica delle avventure horror in 2D old school.

“[Lana] raccoglie in sé tutte le eroine che amo: c’è un po’ di Belle, un po’ di Anastasia, un po’ di Alice e Wendy. E ovviamente tanto di Biancaneve. È una sintesi di femminilità classica e di mistero, di grazia e inquietudine.”

La nostra protagonista Lana non è la classica eroina con cui siamo abituati a interagire nei videogiochi: non combatte con armi, bensì osserva, ascolta e impara a sopravvivere. Questa sua evidente vulnerabilità, però, anziché limitare il giocatore, diventa il fulcro dell’esperienza. Ogni movimento e ogni singola scelta visiva racconta un’emozione: la delicatezza dell’infanzia e della giovinezza, la perdita e la capacità di lasciar andare le persone che abbiamo perduto.

Bye Sweet Carole si inserisce dunque in quella tradizione di avventure a scorrimento orizzontale — un po’ come Sally Face e Fran Bow — dove l’azione è sempre al servizio del racconto. Gli enigmi spingono chi gioca a osservare l’ambiente con particolare attenzione, alla ricerca di eventuali indizi. Con il passare del tempo, Lana acquisisce anche la capacità di trasformarsi in un coniglio. Questa metamorfosi altro non è che un modo per rappresentare la sua fragilità e, nello stesso momento, la sua libertà: in quella forma, la ragazza riesce a superare ostacoli che prima sembravano insormontabili. La presenza di Mr. Baesie, un compagno bizzarro e indispensabile, introduce momenti di collaborazione e piccoli puzzle a due, in grado di spezzare la tensione.

Bye Sweet Carole è candidato ai Gamescon Awards nella categoria “Best Visuals”, concorrendo con videogiochi del calibro di Resident Evil Requiem e Borderlands 4. In un mondo come quello dei videogiochi, in cui l’Italia ha sempre faticato e ancora adesso fatica ad affermarsi, un titolo come Bye Sweet Carole sembra essere in grado di smuovere effettivamente qualcosa. Dimostra che anche noi italiani, quando ci mettiamo impegno, passione e visione nelle cose che creiamo, siamo in grado di sfornare piccoli capolavori e di far emozionare grandi e piccoli. E forse è proprio vero che, come ha detto lo stesso Darril in un’intervista, dal dolore nasce la luce”.

Deborah Solinas

Link intervista a Chris Darril: https://www.spaziogames.it/speciali/intervista-chris-darril

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