Le fallacie linguistiche – come rendono inutile una conversazione

Le fallacie linguistiche sono argomenti falsi fondati su errori di ragionamento. Vengono impiegate nei dibattiti per avvalorare tesi, mettere in difficoltà l’interlocutore, manipolare l’attenzione e creare falsi consensi, creando un cortocircuito nella conversazione. È per questo che conoscere le tipologie piú comuni è utile a “immunizzarsi” da mosse scorrette e falli che spesso purtroppo invalidano anche dibattiti e argomentazioni politiche. La nostra redattrice Milena Toselli ne ha raccolte alcune nel suo articolo.

Docuserie : “Gaïaland – tra sogno e incubo ambientalista”

Qualcuno ti ha mai raccontato che all’inizio degli anni ’90 una tribù amerinda abitava in Finlandia, in mezzo ai boschi sotto il circolo polare artico? Non credo, ma qualcosa del genere è davvero successo.
Non era propriamente una tribù amerinda, come allora molti pensavano, ma un gruppo di ambientalisti con un grande progetto: Gaialand. 
Un’interessante docuserie, “Gaialand: tra sogno e incubo ambientalista”, racconta la storia di questa setta nata nella Parigi di fine anni ’70 mostrando video, foto e testimonianze inedite di suoi ex-membri. Si sono fatti chiamare Iriadamant, e oggi sono stati quasi completamente dimenticati. Ce ne parla la nostra redattrice Milena Toselli (@milena_toselli) nel suo nuovo articolo.

Tu lo sai perché “Barriera di Milano” o “Porta Nuova” si chiamano proprio così? 

Se frequentate Torino vi sarete sicuramente trovati a nominare o sentire nomi di luoghi come “Porta Nuova”, “Vanchiglia”, “Barriera di Milano”. Ma vi siete mai chiesti quale sia l’origine di quel “barriera”? O meravigliati per il fatto che Porta Nuova oggi sia nel pieno centro della città, ben distante da quartieri periferici come Borgo Vittoria, a nord? E questo “borgo”, perchè un quartiere dovrebbe essere un “borgo”?
A tutte queste domande risponde la nostra redattrice Milena Toselli nel suo nuovo articolo, ripercorrendo alcuni momenti della lunga storia di Torino che hanno segnato i confini di questa antica città.

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Il dramma del Vajont

Erano le 22.39 del 9 ottobre 1963 quando una catastrofe stava per spazzare via paesi pieni di vite e portare alla morte 1910 persone. A quell’ora un’enorme frana di 260 milioni di metri cubi di detriti si era definitivamente staccata dal monte Toc e riversata nell’enorme bacino artificiale che lambiva i versanti della valle del Vajont, sollevando un’onda di oltre 250 milioni di metri cubi d’acqua.
Nel ‘93 Paolini ha raccontato questa storia in uno spettacolo che Il 9 ottobre 1997 venne trasmesso in prima serata su Rai Due: l’orazione civile “Il racconto del Vajont”. In due ore e mezza Paolini ripercorre l’intera storia della diga.
Ce ne parla nel suo articolo la nostra redattrice @milena_toselli.

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Francia: a scuola laicità, dalla testa ai piedi

Il #28agosto, il ministro dell’istruzione francese #gabrielattal ha annunciato il divieto di indossare l’#abaya e il #qamis nella scuola pubblica per difendere la laicità di questa istituzione.
Già dal 2004, una legge vieta di indossare nelle scuole pubbliche il velo e ogni altro segno che renda evidente l’appartenenza religiosa, come la croce e il #kippah, ma se l’abaya e il qamis siano o no indumenti religiosi è una questione che divide la Francia.
Ma che cosa sono questi indumenti, da dove vengono e perché li si ritiene una minaccia? Che rapporto ci può essere tra un indumento e l’identità di chi lo indossa?
Perché in Francia la questione della #laicità è affrontata così radicalmente?
A queste domande risponde nel suo articolo la nostra redattrice @milena.toselli
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IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA: mito, profezia, sogno o illusione?

Dall’Unità d’Italia al secondo dopoguerra, il progetto del ponte ha rappresentato il simbolo di una modernizzazione intesa a far uscire la Sicilia dalla marginalità e volta a rilanciare l’economia Meridionale. Un monumento al Progresso realizzato in acciaio e cemento, diverse volte promesso e programmato ma, fino ad ora, mai realizzato. Per questo motivo alcuni sono arrivati a parlare del ponte come di un mito, ma si sbagliano. In questo articolo la nostra redattrice @milena_toselli parla delle acque dello stretto, della memoria in esse inscritta, e del Progresso, che non per forza deve coincidere con l’immagine obsoleta di ingegnosi colossi di ferro e cemento, ma può anche coincidere con quella di una società capace di riconoscere le proprie risorse e salvaguardarle.

Il lago d’Aral: la desertificazione di un lago, l’irrigazione di un deserto

Durante il dopoguerra, all’interno di un vasto piano di riforme sul territorio per cercare di aumentare la produttività agricola a fronte di un imponente aumento della popolazione, l’Unione Sovietica decise di sacrificare le acque dell’importantissimo lago d’Aral, situato all’incrocio tra Uzbekistan e Kazakistan. Quando decise di irrigare con le acque dei suoi unici due affluenti le piantagioni, sapeva che il lago sarebbe quasi scomparso? Probabilmente sì, ma non lo considerò importante. Ed è per questo che parlare del lago d’Aral oggi significa parlare di uno dei più gravi disastri ambientali mai provocati dall’essere umano.
#lagodaral #kazakistan #uzbekistan