Se siete appassionati/studiosi di fisica, oppure se – come nel nostro caso – con la fisica avete un brutto rapporto ma siete ugualmente curiosi di sondare i misteri dell’universo, vi consigliamo di visitare la mostra in via Accademia delle Scienze 6 (ingresso del Museo Egizio). È infatti la curiosità, e non la fisica in sé (che è piuttosto uno strumento), ad essere il soggetto della mostra. Com’è fatto l’universo? Quali sono le leggi che lo governano? Quali sono le personalità che hanno dedicato la vita a cercare una spiegazione?
Dopo essere stati introdotti alla mostra da una suggestiva stanza in cui viene proiettata attorno a noi l’enormità del cosmo, visitiamo le sei sezioni di L’Infinita curiosità: messaggeri del cosmo, spazio tempo relatività, quanti e particelle, forme della
materia, visioni del tutto, ritorno a casa. Nella prima sezione, in particolare, si trovano lo specchio che ha “lavorato” in Virgo fino al 2011 (Virgo è un interferometro che ha l’obiettivo di captare le onde gravitazionali provenienti dall’universo) e un modello della sonda LISA Pathfinder (costruita allo stesso scopo, primo passo per un osservatorio spaziale per le onde gravitazionali); si scopre che cosa siano i buchi neri e che cosa sia il neutrino.

La mostra – come indica il sottotitolo “Un viaggio nell’universo in compagnia di Tullio Regge” – è un omaggio al fisico piemontese scomparso nel 2014, di cui si ripercorrono le scoperte. Tullio Regge ha dato infatti un grandissimo contributo alla scienza: aiutò John A. Wheeler a dimostrare la stabilità dei buchi neri, individuò i “poli di Regge”, introdusse il concetto di “relatività discreta” (concepì lo spazio-tempo non come un continuo, bensì come una struttura sfaccettata, un insieme di poliedri), ebbe la prima cattedra di relatività all’Università di Torino, negli USA fornì contributi all’astrofisica relativistica e alla geometrodinamica, fu membro della divisione teorica del CERN di Ginevra, oltre che parlamentare europeo. Tra le altre cose, Tullio Regge si è divertito a realizzare elaborazioni grafiche tridimensionali da lui chiamate “bricolarte”. Si tratta di opere che uniscono astrazioni matematiche, creatività, trattamenti grafici computerizzati e titoli provocatori. Nella mostra possiamo vedere le divertenti opere dello scienziato attraverso dei visori 3D, girando la testa per osservarle a 360°.
Chiude la mostra il taccuino di Adriana Enriques (figlia del matematico Federigo Enriques), che ha collezionato dediche dai più illustri scienziati e protagonisti del Novecento. Il taccuino si apre con una dedica di Einstein del 1921:
“Lo studio e in generale l’amore per la bellezza e la verità sono cose dinnanzi alle quali si vorrebbe sempre rimanere bambini.”
La mostra si terrà fino al 18 marzo ed è a ingresso gratuito.
Silvia Gemme
