Un anno di guerra: cosa ci dicono i discorsi di Putin e Biden

Lo scorso 24 febbraio è stato il primo – e speriamo ultimo – anniversario dello scoppio del conflitto in Ucraina. Questa ricorrenza è stata preceduta di qualche giorno dai discorsi dei presidenti dei paesi guida dei due schieramenti che si stanno confrontando più o meno direttamente sul campo: gli Stati Uniti e la Federazione Russa. I due discorsi avvengono a poche ore di distanza l’uno dall’altro: quello di Vladimir Putin all’Assemblea Federale, a Mosca, viene pronunciato nella mattinata di martedì 21 febbraio, mentre Joe Biden sale sul palco a Varsavia, in Polonia, nella sera dello stesso giorno, dopo essersi recato a Kiev per una visita fortemente eloquente al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Premettendo che un confronto sistematico tra i due discorsi sarebbe quanto meno inadatto per la diversa natura e lunghezza dei due interventi, ci è sembrato potesse essere utile in questa sede riassumerne il contenuto ponendo l’accento sui passaggi più significativi e passibili di confronto.

Iniziando dall’intervento più breve, quello del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, si potrebbe evidenziare come fin dall’inizio l’inquilino della Casa Bianca abbia ribadito il perdurante sostegno  dell’America e dell’Alleanza Atlantica all’Ucraina come dimostrato dalla visita del giorno prima a Kiev. Un sostegno che sembra incondizionato dalle parole del presidente americano: “No matter what“, ha pronunciato Biden. Durante il discorso ha sottolineato a più riprese l’unità del fronte occidentale e della NATO, contro ogni pronostico del presidente russo: “He (Putin) thought he’d get the finalization of NATO instead he got the natonization of Finland and Sweden!

La compattezza del fronte occidentale per Biden non passa solo dall’aspetto militare ma anche dal modo in cui i paesi europei hanno lavorato insieme per superare la dipendenza dal gas russo usato da Putin, secondo le parole di Biden, come arma per spezzare la risolutezza europea. La Polonia, che ha ospitato il presidente degli Stati Uniti, ha ricevuto diversi elogi per la sua capacità di resistenza durante i decenni sotto l’influenza comunista e soprattutto per la generosità dimostrata, sempre secondo le parole del presidente Biden, nell’accoglienza di oltre 1 milione di rifugiati ucraini. Affermazione questa, in stridore con il brutale respingimento di centinaia di migliaia di persone che in questi anni hanno cercato di entrare nello stesso paese tramite il confine con la Bielorussia, molte delle quali hanno perso la vita e con i ripetuti attacchi alla democrazia e allo stato di diritto del governo polacco e dei suoi esponenti seduti sorridenti in prima fila. Non che ci si aspettasse il men che minimo accenno alla questione in questa sede o che si creda sia compito del presidente degli Stati Uniti far rispettare i diritti dei polacchi o di qualsiasi altro popolo; si vuole solo sottolineare la continua applicazione della politica dei due pesi e delle due misure da parte di uno Stato che si identifica come il campione della democrazia e della libertà e per tanto suo garante a livello mondiale, come si desume dalle parole di Joe Biden: “Putin non dovrebbe dubitare. Il nostro supporto all’Ucraina non vacillerà. La NATO non sarà divisa e noi non saremo mai stanchi. Le democrazie del mondo rimarranno di guardia alla libertà oggi, domani e per sempre. Quello che c’è in gioco qui è la libertà. Questo è il messaggio che ho portato a Kiev ieri.”

Entrambe le parti hanno investito questo conflitto di una valenza esistenziale e affermato che le sorti di questo scontro determineranno il futuro del proprio Paese e non solo: “Il presidente Zelensky ha detto che questa battaglia definirà il mondo e come i nostri figli e nipoti vivranno e a loro volta i loro figli e nipoti non solo ucraini ma di tutto il mondo“, afferma Biden durante il suo discorso, mentre il presidente Putin inizia il suo intervento proprio sostenendo che il mondo intero sta attraversando un momento decisivo e irreversibile che determinerà il futuro della Federazione Russa e in cui ognuno ha un ruolo cruciale.

Un altro elemento di contatto tra i discorsi dei due leader riguarda la volontà di presentare la controparte come unica responsabile del conflitto in atto, sollevandosi da ogni responsabilità e presentandosi invece come gli unici veri difensori della libertà di popoli oppressi. Entrambi affermano di non stare conducendo una guerra nei confronti del popolo russo da una parte o del popolo ucraino dall’altra, ma di voler l’emancipazione di questi popoli da un regime autoritario – la Federazione Russia, secondo Biden – o neonazista – il governo di Kiev, secondo Putin.

Sta sera parlo ancora una volta alle persone della Russia“, ha affermato Biden durante il suo discorso, “L’ONU e le nazioni europee non cercano di controllare o distruggere la Russia. L’Occidente non sta pianificando di attaccare la Russia, come ha detto oggi Putin; e milioni di cittadini russi che vogliono solo vivere in pace con i loro vicini non sono i nemici. Questa guerra non è mai stata una necessità. E’ una tragedia. Putin ha scelto questa guerra e ogni giorno che la guerra continua è una sua scelta.

Ancora più dure le parole che Valdimir Putin ha pronunciato all’inizio del suo discorso sulla responsabilità occidentale per lo scoppio del conflitto: Siamo stati aperti e sinceramente pronti a un dialogo costruttivo con l’Occidente, abbiamo detto e insistito sul fatto che sia l’Europa che il mondo intero hanno bisogno di un sistema di sicurezza indivisibile e uguale per tutti gli Stati, e per molti anni abbiamo offerto ai nostri partner di discutere insieme questa idea e di lavorare per la sua attuazione. Ma la risposta che abbiamo ricevuto è stata inarticolata o ipocrita. Questo per quanto riguarda le parole. Ma ci sono state anche azioni concrete: l’allargamento della NATO ai nostri confini, la creazione di nuovi siti di difesa missilistica in Europa e in Asia – un ombrello di protezione da parte nostra, il dispiegamento di contingenti militari, e non solo vicino ai confini della Russia. […] Infine, nel dicembre 2021, abbiamo ufficialmente inviato agli Stati Uniti e alla NATO le bozze dei trattati sulle garanzie di sicurezza. Ma su tutte le posizioni chiave che per noi sono essenzialmente di principio, abbiamo ricevuto un rifiuto diretto. Alla fine è stato chiaro che era stato dato il via libera all’attuazione di piani aggressivi che non si sarebbero fermati. La minaccia cresceva, ogni giorno che passava. Non c’era dubbio che nel febbraio 2022 tutto fosse pronto per un’altra sanguinosa azione punitiva nel Donbass, contro la quale, ricordo, il regime di Kiev aveva lanciato artiglieria, carri armati e aerei già nel 2014. […] Voglio ripeterlo: sono stati loro a iniziare la guerra, e noi abbiamo usato la forza e useremo la forza per fermarla. (https://rossellafidanza.substack.com/p/trascrizione-integrale-del-discorso)

E ancora riguardo al popolo ucraino aggiunge: Non siamo in guerra con il popolo ucraino, come ho già detto più volte. Il popolo ucraino stesso è diventato ostaggio del regime di Kiev e dei suoi padroni occidentali, che hanno di fatto occupato questo Paese politicamente, militarmente ed economicamente e hanno distrutto l’industria ucraina e saccheggiato le sue risorse naturali per decenni. (Ibidem)

Putin afferma inoltre che è interesse occidentale infliggere una sconfitta definitiva alla Russia e trasformare un conflitto locale in globale e sottolinea la spontanea volontà delle popolazioni delle Repubbliche separatiste di Donetsk, Lugansk e delle regioni di Zaporozhye e Kherson di riunificarsi alla Madrepatria Russia.

Dopo quest’introduzione la maggior parte del suo intervento si è soffermato invece non sul confronto/scontro con l’Occidente ma su questioni interne, dall’assistenza ai veterani o alle famiglie dei caduti in battaglia, al Piano di costruzione e sviluppo delle Forze armate per il periodo 2021-2025, sulla maggiore attenzione alla qualità dei corsi scolastici e universitari, sulla crescita dei salari reali e il sostegno alle famiglie russe, quasi a indicare la volontà di fare il punto e riorganizzarsi all’interno della nuova quotidianità del conflitto che si preannuncia dunque ancora lungo. Particolare enfasi è stata data alla capacità che la Russia ha dimostrato nel sostenere la propria economia nonostante le sanzioni occidentali che anzi hanno accelerato l’apertura a nuovi mercati globali, primo tra tutti quello della Regione Asiatico-Pacifico e il processo di ampliamento del mercato interno alla Federazione, puntando non solo più sulla fornitura di materie prime all’estero ma sulla produzione di beni ad alto valore aggiunto.

Si profila così una sempre più grave rottura tra il cosiddetto Occidente e la Federazione Russa e i suoi partner, primo tra tutti la Cina: Continueremo a lavorare con i nostri partner per stabilire un sistema stabile e sicuro di regolamenti internazionali, indipendente dal dollaro e dalle altre valute di riserva occidentali, che inevitabilmente perderanno la loro natura universale a causa delle politiche delle élite e dei governanti occidentali. Stanno facendo tutto con le loro mani (Ibidem), ha detto Putin.

Putin ha poi dedicato la fine del proprio discorso alla dibattuta questione del Trattato New START (New Strategic Arms Reduction Treaty). Il presidente russo afferma che all’inizio di questo febbraio la NATO ha chiesto alla Russia di ritornare a rispettare il Trattato per la riduzione delle armi strategiche consentendo anche le ispezioni alle strutture di difesa nucleare russe che nella contingenza, afferma Putin, sembra un’assurdità. Il numero uno del Cremlino afferma inoltre che le ripetute richieste russe di ispezionare alcune strutture sono rimaste senza risposta o sono state respinte per motivi formali.

Putin pone l’accento sul fatto che, come ha spesso affermato nel corso della sua presidenza, le relazioni tra Stati Uniti e Russia si siano deteriorate progressivamente per “merito” degli Stati Uniti, i quali vogliono cambiare l’ordine delle relazioni internazionali del secondo dopoguerra. Secondo il presidente russo dopo il crollo dell’URSS gli USA hanno tentato di affermare il proprio dominio globale senza considerare gli interessi di altri paesi tra cui la Russia: Naturalmente, la situazione del mondo dopo il 1945 è cambiata. Si sono formati e si stanno rapidamente sviluppando nuovi centri di sviluppo e di influenza. È un processo naturale e oggettivo che non può essere ignorato. Ma è inaccettabile che gli Stati Uniti abbiano iniziato a rimodellare l’ordine mondiale solo per se stessi, esclusivamente nel loro egoistico interesse. (Ibidem). Affermazione questa che trova riscontro nella realtà e che spiega almeno in parte, ad esempio, il rapporto conflittuale tra gli Stati Uniti e la Cina di cui gli USA non riescono ad accettare la sempre maggior ingerenza nel sud-est asiatico.

Il presidente russo continua sottolineando che non è intento della Russia ritirarsi dal Trattato New START ma sospenderlo finché i russi non avranno capito cosa affermano paesi come Gran Bretagna e Francia e come terranno conto dei loro arsenali strategici, cioè del potenziale di attacco combinato della NATO.

Non è questa la sede e non abbastanza le competenze per poter fornire un’analisi dettagliata delle cause scatenanti il conflitto. Possiamo solo limitarci a fornire degli spunti e a trarne qualche conclusione. Tra queste, un fatto sembra assodato: entrambe le parti imputano la causa del conflitto all’altra alimentando la spaccatura tra Occidente e Russia, forti della disinformazione che stanno conducendo in patria. L’elemento più preoccupante risulta senz’altro la totale mancanza di distensione tra le due parti che anzi sembrano andare nella direzione opposta combattendo una guerra a spese degli ucraini, dei combattenti e della società civile russa, occidentale e di tutto il mondo.

Emblematiche le ultime affermazioni dei due leader. Putin sprona la Russia ad aver fiducia in se stessa e nella coesione del proprio popolo, e termina l’intervento con le parole La verità è dalla nostra parte.

Parallelamente Joe Biden a Varsavia conclude con un elogio della libertà: Non c’è parola più dolce di libertà; non c’è speranza più alta della libertà. L’America lo sa e voi lo sapete.

Eppure proprio verità e libertà sono le grandi assenti di questo conflitto, da entrambe le parti.

Per il discroso del presidente russo Vladimir Putin ci si è basati sulla traduzione integrale dell’intervento, dal russo all’italiano, di Rossella Fidanza, reperibile online al seguente link: https://rossellafidanza.substack.com/p/trascrizione-integrale-del-discorso

Chiara Lionello

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