Solo un’altra presa in giro?: Scarlet, l’ultimo album di Doja Cat

Quando nel mondo della musica c’è del drama, la prima frase che viene tirata fuori è: “separiamo l’arte dall’artista!”. Sono parole che scatenano subito un dibattito che potrebbe diventare eterno per via di tutte le sfaccettature del caso, da quelle monetarie a quelle artistiche. La rapper californiana Doja Cat è stata ben quattro volte protagonista di questi discorsi: da tweet omofobi scoperti durante il suo primo assaggio di viralità passando per una faida con la giovane star di Stranger Things Noah Schnapp e uno scandalo riguardo a delle sue frequentazioni online vicine all’alt-right. Nell’estate del 2023 è stata criticata dai fan per la sua relazione con l’ex streamer di Twitch J Cyrus, accusato di essersi approfittato sessualmente di alcune sue fan. Il tutto è contornato dal suo cambio di estetica, passando dallo zuccheroso rosa più vicino alla sua prima hit Say So ad un stile più dark ed aggressivo – e nello stesso modo che ha colpito altre star come Lil Nas X e Sam Smith, è stata accusata da moderni cospirazionisti ultra-cristiani di aver “venduto l’anima al diavolo”, di essere passata al satanismo, e tutti gli altri stereotipi associati agli Illuminati che spopolavano nei primi anni 2000.

E’ importante parlare degli scandali di Doja perché il suo ultimo progetto Scarlet parla di quello, della “stan culture” e di tutte le sfaccettature associate all’essere costantemente sotto i riflettori. Hot Pink e Planet Her, i suoi primi album, l’hanno cementata come una degli artisti più influenti degli ultimi anni ma l’hanno anche forzata dentro l’immagine della pop-star. Insieme alle problematiche legate al suo nuovo compagno, la rapper ha fatto parlare di sé per via di come si è comportata nei confronti dei suoi fan. Dopo aver rifiutato personalmente il nome che lei stessa aveva dato al suo fandom – kittenz – su Threads, è passata su Twitter/X, chiamando i suoi progetti precedenti “pop mediocre”.

Doja Cat su Threads. Traduzione: “I miei fan non si fanno chiamare un cazzo. Se ti fai chiamare “kitten” o “kittenz” vuol dire che devi mettere giù il telefono e trovarti un lavoro e aiutare i tuoi genitori a sistemare casa”. (Fonte: https://www.reddit.com/r/popculturechat/comments/157f4s8/doja_cat_via_threads/)
Doja Cat su Twitter/X. Traduzione: “Planet Her ed Hot Pink erano dei cash-grab e ci siete tutti cascati. Ora posso andare a sparire da qualche parte e toccare l’erba (ndt: slang di internet, “go touch grass” viene usato verso chi è troppo online) con i miei cari su un isola mentre voi piangete per del pop mediocre”. (Fonte: https://twitter.com/MrPopOfficial/status/1656082935164948485)

C’è da dire che Doja è conosciuta per il suo “trollare” fan e non: ha più volte parlato di essere stata molto sul web quando dover censurare parole e essere attenti a non isultare qualcuno, rischio ban, non erano cose minimamente contemplabili: il far-west del web anni 2000, in pratica. Il termine “trolling” è infatti nato in questi anni, essere un “troll” significa “interv[enire] all’interno di una comunità virtuale in modo provocatorio, offensivo o insensato, al solo scopo di disturbare le normali interazioni tra gli utenti”. I kittenz sono stati abituati da tempo ad essere presi in giro dalla propria star preferita, e Doja ha abbracciato questo atteggiamento: dal vestirsi come il gatto di Karl Lagerfield al MET Gala 2023, al mentire deliberatamente sul genere musicale di Scarlet – l’album ha cambiato nome più di tre volte in un anno, tra l’altro.

Con tutto questo “panico satanico” associato alla rapper-cantante, l’arrivo del primo singolo di Scarlet, Attention, e questo completo cambio di personalità ed immagine, i fan (quelli rimasti, almeno) si sono convinti che il nuovo progetto di Doja sarebbe stato l’arrivo di un nuovo sound lontano anni luce dal pop commerciale. Se però Attention è un solidissimo pezzo rap dove il testo e il beat sono i protagonisti, il secondo singolo Paint The Town Red fa cadere le braccia per quanto è tipicamente Doja. Ovviamente in sé questo non è un problema di qualità del pezzo, tipicamente pop-rap, ma è un passo indietro se si è a conoscenza di tutta la tempesta social attorno all’artista e le premesse date – infatti il brano, esattamente come successo per Say So e Kiss Me More, è subito salito in classifica e diventato uno degli audio più usati su TikTok. Se non fosse stato per l’arrivo del terzo singolo, Demons, avremmo davvero potuto parlare del “trollaggio” citato sopra. Demons è caotico, inquietante e probabilmente il miglior singolo dall’album.

Scarlet ha un’apertura fortissima: oltre ai già citati Paint The Town Red e Demons, le prime due tracce, l’album parte in quarta subito con brani come Wet Vagina e Fuck The Girls (FTG). Il beat di entrambe le tracce, seppure classico, supporta benissimo il flow e lirismo di Doja. In qualche modo ricordano i primi mixtape di Nicki Minaj, figura con la quale Doja ha collaborato e che non ha mai nascosto di ammirare. FTG, in particolare, è probabilmente la traccia dove la rapper si lascia più andare, con testi che alludono alla tendenza dell’industria musicale e alcuni fan nel comparare e mettere l’una contro l’altra le artiste donne. Anche le tracce di chiusura, il già citato Attention e il quarto singolo Balut, sono di spicco. Balut, con un classico beat hip-hop alla boom bap e il tono bambinesco con cui Doja canta nel ritornello, riesce a creare un’atmosfera inquietantemente calma, come prima dei una tempesta. Ed infatti WYM Freestyle, traccia aggiunta poco dopo l’uscita dell’album, è aggressiva e in-your-face, oltre alla vera chiusura del progetto.

Il vero problema di Scarlet è tutto ciò che c’è nel mezzo. A parte brani come Ouchies, 97 e Love Life, il resto è solo leggermente diverso dai suoi progetti precedenti, e solamente grazie alle tematiche delle liriche. Anche nel beat, si potrebbero spostare brani come Go Off e Skull And Bones in Planet Her e ci starebbero alla perfezione. In generale la produzione di questo album non spicca se non per parte dei singoli, molti dei beat sembrano presi direttamente dalla scena indipendente di SoundCloud. Certo aiutano a portare i testi in primo piano, probabilmente il vero intento di Doja visto il suo rifiuto pubblico del pop, ma rendono molti dei brani dimenticabili e scontati. Nel mezzo c’è anche Agora Hills, zuccherino e Y2K in modo estremamente positivo, ma che sonicamente suona come un rimasuglio di Hot Pink. Sembra davvero, a fine album, che l’artista abbia cambiato estetica e atteggiamenti per far parlare di sé più che per essere associata ad nuovo sound o genere.

Scarlet è un buon primo passo per Doja Cat verso una carriera più orientata al rap classico e, perché no, anche quello più dark. Ma tutto il coraggio e la sfacciataggine messa in quei tweet e post Instagram sembra essersi persa in un mare di beat generici quando brani come Attention e Demons sembravano averci promesso un completo cambio di carriera a 180 gradi. Oppure, semplicemente, ci ha ancora una volta preso in giro. Come la rapper dice in Balut: “it’s like taking candy from a baby”, “è come rubare caramelle ad un bambino”.

Brani consigliati: Demons, Fuck The Girls (FTG), Agora Hills, Love Life, Attention, Balut

Gaia Sposari

Immagine in copertina da: https://people.com/doja-cat-release-date-new-album-scarlet-7963735

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