Dall’alba dei tempi, l’uomo ha sempre avuto una fascinazione verso il concetto di supereroe. Dopo i vari eroi dei miti antichi, semidei dai poteri straordinari presenti in tutte le culture, i supereroi, inteso come concetto moderno, nascono durante la prima metà del secolo scorso, con l’arrivo della serializzazione fumettistica di personaggi come Superman, Batman e tutte le persone con capacità straordinarie e dalla propensione alla giustizia che per anni hanno popolato cinema, televisione e immaginario popolare con il loro buon cuore e buoni sentimenti.
The Boys nasce proprio dalla rabbia e disillusione verso questi ultimi. La serie tv tratta dalla serie di fumetti omonima scritta da Garth Ennis e disegnata da Darick Robertson, pubblicata dal 2007 e poi uscita nel 2019 su Amazon Prime, si pone la cinica domanda “E se i supereroi non fossero eroi, ma persone meschine e piene di vizi?”, rispondendo poi con “In quel caso ci vorrebbe qualcuno per combatterli”.
Solo in questi giorni sta vedendo l’uscita degli episodi della quarta stagione, e la sua reputazione è quella di essere piena di violenza gratuita e momenti sessuali che rasentano il grottesco, con svariate scene trasformate in meme su vari social a causa della loro assurdità fuori contesto. Tuttavia, questa serie, tratta di molteplici temi estremamente interessanti, tra cui il dibattito dell’influenza della natura e dell’educazione nel plasmare la personalità di un individuo, il tema del lutto e della vendetta, della banalità del male, per non parlare dell’ampio spazio riservato alla critica al sistema politico americano, al sistema delle multinazionali (ironico, data la casa di produzione) e del sistema dello spettacolo che trasforma brave persone in individui senza pietà, che farebbero di tutto per i loro quindici minuti di fama.
La colonna portante della serie, però, è quello del ribaltamento. Ogni singolo elemento che appare a schermo sembra voler ribaltare i canoni del genere supereroistico.
Si parte dal modo in cui la società è strutturata: un mondo in cui i supereroi non sono nati con abilità speciali, ma sono scelti da una multinazionale chiamata Vought, e sin da piccoli sono sottoposti da un siero chiamato composto V che dona loro i superpoteri. I supereroi non sono, appunto, eroi, ma fenomeni da baraccone che fingono di commettere azioni giuste per il profitto dell’azienda. Perfino il quartier generale si trasforma in un freddo palazzo aziendale, dove centinaia di impiegati si impegnano nel costruire la loro immagine.

L’antagonista principale, Patriota, apparentemente appartiene al trope del “Superman malvagio”, già di per sé uno stravolgimento della narrativa tipica. Tuttavia, si distingue da altri esempi quali Brandon del film del 2019 Brightburn nel suo essere non cattivo per natura, ma cattivo per le circostanze di estremo abuso e lodi in cui è cresciuto, rendendolo a tutto tondo non un simbolo del male assoluto ma degli svariati mali della nostra società, tra cui il suprematismo bianco e il patriarcato.
Billy Butcher, il protagonista, è un vendicatore nel senso più letterale del termine. Ogni sua azione è motivata dal suo desiderio di vendetta nei confronti di Patriota, l’assassino di sua moglie Becca. Nonostante sia il personaggio per cui dobbiamo simpatizzare, contrasta lo stereotipo del leader non avendo una connessione vera con il resto dei Boys, il gruppo che deve contrastare le azioni malvagie dei Supe, sminuendo e quasi sabotando i loro progetti per pensare solo alla sua vendetta personale.
Hughie è il coprotagonista, un nessuno che si unisce ai Boys per vendicare la fidanzata Robin uccisa da un supe. Nonostante il suo ruolo sia quello di diventare molto simile a Butcher, quindi un uomo consumato dal desiderio di vendetta, si distanzierà da esso ricostruendosi una vita quasi “normale” con Annie, una supe che decide di ribellarsi contro la Vaught.
Marvin, chiamato Latte Materno, è il braccio destro di Butcher e la persona più equilibrata del gruppo, nonostante il suo avere il disturbo ossessivo compulsivo. Il suo essere un uomo afroamericano di larga stazza con un carattere metodico e preciso e che si prende cura della sua salute mentale per il benessere della sua famiglia rompe gli stereotipi sugli uomini neri, spesso rappresentati come persone prive di intelletto e violente.
Serge, soprannominato Frenchie a causa delle sue origini francesi, rientra nello stereotipo del “braccio della squadra”, esperto di droghe (di cui fa ampio consumo) e di armi. Nonostante le sue abilità e le sue vicende passate, però, si rivela essere una persona empatica, estremamente colta e altruista, che si batte per far riconoscere dagli altri Boys l’umanità Kimiko, l’unica ragazza del gruppo oltre ad essere l’unica (almeno all’inizio) con superpoteri.
Kimiko è stata rapita da piccola per essere addestrata come soldato bambino per un gruppo terroristico. Il suo tratto più caratteristico è il suo mutismo, infatti ci viene presentata come lo stereotipo della ragazza asiatica che non parla e che ha come unico scopo quello di essere una macchina da guerra senza emozioni, ma con il progredire della narrazione si scopre il suo essere una persona estremamente fragile, che vuole solo riappropriarsi della sua femminilità e pace a lei rubata in giovane età.
Si potrebbero dire molto di più su questa serie targata Prime Video e su come ogni singolo dettaglio si connetta a temi molto complessi, insieme ai tanti personaggi da analizzare. Pertanto è essenziale guardare oltre le apparenze e dare una chance a quest’opera, nonostante la presenza di scene e tematiche decisamente estreme.
Sole Dalmoro
