La prima domenica di settembre ad Asti, comune della Bassa Astesana, si tiene ogni anno il Palio: tradizione storica che unisce l’arte delle bandiere, di alcuni strumenti musicali, dei costumi e soprattutto la corsa di cavalli, sede in cui culminano l’attesa, la gioia e il supporto di ogni tifoso.
La storia
Il termine “palio” deriva dal latino “pallium” e indicava la pezza di stoffa preziosa posta al punto d’arrivo e destinata al vincitore.
La tradizione paliofila è legata alle celebrazioni di San Secondo, patrono della città. Le prime notizie provengono dal 1275 grazie al cronista Guglielmo Ventura che riporta la corsa del Palio sotto le mura della città di Alba, loro nemica, devastando le vigne circostanti.

Fonte: Wikipedia
La disputa è cambiata in alcuni tratti rispetto al tempo: il mese di svolgimento era inizialmente fine marzo, ma venne spostato alla seconda domenica dopo Pasqua e poi ancora a maggio (mese in cui tutt’ora si festeggia il patrono).
Anche la corsa, che dal 1988 si tiene in Piazza Vittorio Alfieri, avveniva lungo l’attuale Corso Alfieri (al tempo Contrada Maestra) e, dopo un’interruzione di quasi settant’anni sul Corso Dante, era definita infatti “alla lunga”.
Si sono invece mantenute le tradizioni di correre su cavalli montati a pelo, ovvero senza sella, e l’utilizzo di una casacca e copricapo (in gergo gavardina e bonetto).
I gruppi

Fonte: Piemonte Expo
I partecipanti al Palio sono 21, suddivisi in Rioni, Borghi e Comuni.
I Rioni sono i quartieri racchiusi anticamente nella prima cerchia di mura della città. Sono sei: Cattedrale, San Martino San Rocco, San Paolo, San secondo, San Silvestro e Santa Caterina.
I Borghi sono racchiusi nella seconda cerchia di mura della città o le circoscrizioni del Comune di Asti a ridosso della città. Sono la maggioranza: Don Bosco, San Lazzaro, San Marzanotto, Santa Maria Nuova, San Pietro, Tanaro Trincere Torrazzo, Torretta Nostra Signora di Louredes e Viatosto.
Infine i Comuni appartenenti alla provincia di Asti, anche se in passato corsero come tali anche le città di Milano e Alba. Attualmente in gara: Baldichieri, Canelli, Castell’Alfero, Moncalvo, Montechiaro, Nizza e San Damiano.
Il periodo fascista
Nel 1929, dopo un periodo di interruzione, la festa fu richiamata in vita suscitando qualche risentimento da parte della città di Siena, che ospita allo stesso modo un Palio. Dopo l’intervento di Benito Mussolini nel 1936, fu riconosciuto alla sola Siena di detenere il nome di Palio per la loro manifestazione e ad Asti fu dato l’ordine di modificarne il nome in “certame cavalleresco”.
Nel 1967 il Palio fu corso nell’omonima piazza (Piazza Campo del Palio ndr) e l’evento fu definitivamente spostato al mese di settembre, dove solo nel 2018 fu stabilita la prima domenica.

Fonte: Wikipedia
La stima del Palio e il giuramento dei rettori
Il periodo paliofilo si apre a maggio con la “stima” di due sendalli (la tela dipinta ogni anno da un Maestro del Palio raffigurante lo stemma della città e San Secondo a cavallo) da parte di tre notabili che ne controllano la buona manifattura e le misure.
Nella stessa serata avviene il giuramento dei rettori: i ventuno rappresentanti dei Borghi, Rioni e Comuni partecipanti che davanti al sindaco, capitano del Palio e magistrati promettono lealtà verso i riti della festa.

Fonte: Visit Asti
Il mese più importante
Il mese di settembre è il momento più atteso dell’anno. La sera della vigilia della corsa si tengono le “cene propiziatrici” in ogni sede dei gruppi partecipanti. La domenica mattina invece si svolgono le benedizioni dei cavalli e fantini che correranno nelle rispettive parrocchie.

Fonte: Dentro la Notizia Break
Durante il primo pomeriggio inizia la sfilata del corteo storico partendo dalla cattedrale di Santa Maria Assunta, proseguendo per le vie del centro e concludendosi nella piazza che ospita la corsa.

Fonte: La Stampa
Il primo gruppo ad entrare è quello del capitano, seguito dall’ “A.S.T.A”, acronimo di “Associazione Sbandieratori di Tradizione Astigiana” che dal 1970 detiene il titolo di “Gruppo Sbandieratori del Palio di Asti”, rappresentando infatti il Palio in Italia e all’estero attraverso i suoi sbandieratori e musici.

L’ultimo gruppo tra i partecipanti ad entrare in piazza è il vincitore del Palio dell’anno precedente.
La sfilata si conclude col Carroccio: rappresenta gli antichi carri da guerra ed è trainato da tre coppie di buoi bianchi. Esso reca con sé il sendallo.

La corsa è inaugurata dal sindaco che dà licenza di correre il Palio sotto la protezione di San Secondo. Il capitano e i magistrati percorrono tutta la pista annunciandone l’inizio.
Comincia così la corsa, suddivisa in tre batterie da sette partecipanti ciascuna: i primi tre classificati di ogni batteria accedono alla corsa finale. Il mossiere decide quando far cominciare la corsa a seconda dell’allineamento dei cavalli ed è affiancato dal capitano, a cui spetta la supervisione della manifestazione e che può infliggere squalifiche in caso di comportamenti sorretti da parte dei fantini durante la corsa.

Fonte: La Stampa
Quest’anno
La corsa si è tenuta domenica 1 settembre. Il vincitore è stato il Borgo Torretta con il fantino Antonio Siri detto Amsicora su Chimera da Clodia. Il secondo classificato è stato il Rione Santa Caterina, che come da tradizione ha ricevuto una borsa di monete d’argento anche se in origine si trattava di una pezza di tessuto appesa al drappo del Palio durante la manifestazione, da considerarsi quindi come un “assaggio” del premio mancato. L’ultimo classificato è stato invece Castell’Alfero, a cui è spettata “l’inchioda” o acciuga salata accompagnata all’insalata, in segno di scherno e disonore.

Fonte: La Voce di Asti
Giulia Frontino
Crediti immagine in evidenza: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/24/Corsa_Palio_di_Asti.jpg
