Tutti, nella nostra vita, abbiamo sentito almeno una canzone creata da persone che non esistono. Può sembrare spiazzante pensare che un prodotto sia fatto da un’entità astratta, ma questo è un fenomeno con radici molto più antiche di quanto si creda.
Infatti, tra le prime band formate da personaggi immaginari si possono trovare gli Archies, un gruppo composto da personaggi della serie di fumetti Archie Comics (qualcuno potrebbe conoscerli da Riverdale, la serie tv ispirata da essa), che ha fatto il suo debutto negli anni ‘40 del secolo scorso per poi raggiungere il picco della fama con il singolo Sugar, sugar, uscita nel 1969 e ancora adesso una hit.
Bisogna fare una distinzione, però, tra band immaginarie appartenenti a film e serie televisive, e band immaginarie con sì una lore alle spalle, ma “sganciate” dai franchise.
Esempi del primo tipo possono essere, oltre agli Archies, anche i Sex Bob-Omb della serie di fumetti, film e anime Scott Pilgrim vs The World, e le Lady Parts, dalla serie We Are Lady Parts, mentre in questo articolo ci occuperemo principalmente di tre esempi del secondo tipo.
Se la band appartiene a un film o a una serie c’è già una sospensione di realtà in atto: che cosa succede invece quando una band di personaggi immaginari è direttamente e indipendentemente nel mercato musicale?
Si prenderanno in esame tre diverse band e cantanti, che in comune hanno solo il loro… non esistere, e si metteranno su una scala di realismo.
Iniziamo subito con il primo estremo, ovvero “totale e completa assenza di realismo”: Hatsune Miku.
Hatsune Miku è una ragazza con lunghi capelli azzurri che canta allegre canzoncine e cover di canzoni utilizzando spesso un porro come microfono. E lei, be’, non esiste. Nel senso più ampio del termine. Mentre le band già menzionate hanno comunque degli interpreti che prestano le loro capacità ai personaggi, la sua voce è quella di un programma di sintesi vocale, debuttato nel 2004, chiamato Vocaloid. Lei è la mascotte del programma, in quanto primo personaggio ad avere un avatar, e ha debuttato nel 2007.
Il suo essere completamente digitale, tuttavia, non ha fermato il suo successo planetario: manga, videogiochi, concerti utilizzando ologrammi e pure un matrimonio (perché sì, lei è stata il primo personaggio immaginario a essere sposato con una persona reale, tale Akihiko Kondo), Hatsune Miku tra l’altro ha fatto anche “featuring” con svariati cantanti quali Ashnikko e la band Anamanaguchi.
Inoltre, è stata anche inclusa nel videogioco Just Dance dal 2016 in poi, con i suoi più grandi successi.
A metà della scala si possono trovare i Gorillaz, un progetto multimediale capitanato dal cantante Damon Albarn, già frontman della band Blur, e dal fumettista e character designer Jamie Hewlett, già autore del fumetto Tank Girl.
Formata dal cantante 2D (a cui Damon Albarn presta la voce), dal bassista Murdoc, dalla chitarrista Noodle e dal batterista Russell, la band è considerata ancora oggi una pietra miliare dell’alternative hip hop britannico, a partire dal suo debutto nel 2001 con l’album Gorillaz.
La storia dietro la sua fondazione è lunga e piena di imprevisti, così come tutti gli avvenimenti che accompagnano ogni suo album e videoclip. Si parla di isole volanti, del bassista che va in carcere solo per essere rimpiazzato da un personaggio delle Superchicche, di zombie, fantasmi rapper e tanti altri avvenimenti strani, che stranamente non sono troppo distanti dalle svariate interviste e dalla puntata di MTV Cribs a loro dedicata.
Si può dire che il modo in cui siano palesemente personaggi immaginari che partecipano in vicende assurde che però hanno ampie collaborazioni con svariati artisti esistenti (per esempio i De La Soul, con cui hanno cantato la loro hit Feel Good Inc) dia loro fascino, facendo pensare quasi che in qualche assurdo angolo del mondo la realtà e l’immaginazione non siano troppo distanti. Per esempio, una delle gag più popolari all’interno dei Gorillaz e del loro fandom è dire “oh, menomale che c’era Damon Albarn a cantare al tuo posto!” al cantante 2D ogni volta che uno dei suoi bizzarri impegni gli impedisce di partecipare ai concerti.
Il nostro ultimo esempio è una band decisamente più underground delle due già menzionate, che ha avuto successo tra il 2013 e il 2020, anno in cui si è sciolta, nella scena alternativa di Oxford: i Mechanisms.
Non ci sono modi per descrivere i Mechanisms. Si potrebbe dire che sono una band di pirati spaziali cyborg immortali che vagano per l’universo per cantare le loro canzoni, oppure che sono un progetto di concept album ispirati a racconti mitologici e opere letterarie riarrangiati in chiave steampunk iniziato nel 2008 da Maki Yamazaki, che poi abbandonò per proseguire la sua carriera come solista, e portato avanti da Jonathan Sims, il frontman, principalmente conosciuto per essere l’autore del podcast horror The Magnus Archives.
Insomma, già solo spiegare la storia reale della band è complicato, ma la storia dei personaggi della band è forse ancora più difficile.
Meno difficile da capire di quella dei Gorillaz, però, perché almeno loro sono sempre stati molto consci della confusione provocata dallo spropositato numero di materiale intorno ai personaggi della loro band, poiché al picco della loro carriera (terminata nel 2020) i membri della band erano arrivati a nove, e per questo il loro sito (che esiste ancora) ha a disposizione svariate storie brevi per capire meglio le storie dei vari membri.
Grazie al loro stile di musica, che viene descritto da loro stessi come steampunk musical cabaret, si sono fatti strada online. Infatti, i loro concept album sono formati da canzoni appartenenti al folklore e modificate, si potrebbe dire delle cover, e ogni loro narrazione è una visione “alternativa” di narrazioni popolari della cultura occidentale. Per esempio, il loro album di debutto Once Upon a Time (in Space) immagina le fiabe tradizionali impegnate in una brutale guerra interplanetaria.

Le band musicali fittizie, o perlomeno formate da personaggi fittizi, quindi, non sono tutte uguali, ma grazie alla loro originalità hanno comunque un seguito nutrito.
Sole Dalmoro
