Un cambio di rotta per la Corte Penale Internazionale?

Lo scorso giovedì, la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e i leader di Hamas, accusandoli di crimini di guerra e crimini contro l’umanità in relazione alla situazione umanitaria nella Striscia di Gaza.

Le conseguenze pratiche della decisione sono limitate: gli accusati sono a tutti gli effetti ricercati a livello internazionale, ma possono essere arrestati solo nell’ambito del territorio dei paesi firmatari dello Statuto di Roma. Fra questi paesi non rientrano, in particolare, né Israele né il suo maggior alleato, gli Stati Uniti.

Inoltre, nonostante per gli Stati firmatari esista un obbligo di cooperazione con la Corte, la scelta di adempiere a questo compito è spesso politica, in quanto non esistono strumenti coercitivi per garantire il rispetto del diritto internazionale.

Ciononostante, la decisione della CPI, oltre a fornire un messaggio chiaro ai leader occidentali, ha una portata fortemente rinnovatrice del modus operandi e della legittimità internazionale della Corte stessa.

Perché la decisione della Corte è un punto di svolta?

Il premier israeliano non ha tardato a definire la decisione della Corte “antisemita” e operata da un “organismo politico parziale e discriminatorio”.

Ironicamente, la portata rivoluzionaria del giudizio della CPI sta proprio nel dimostrarsi eccezionalmente imparziale. In effetti, sin dalla sua creazione nel 2002, la Corte è stata accusata di applicare “doppi standard” rispetto ai leader occidentali (ritenendo ad esempio inammissibili le richieste di emanare mandati d’arresto verso di essi), concentrandosi invece principalmente sul perseguire leader di paesi africani.

La messa in accusa di Netanyahu rappresenta un grosso precedente per il modo di operare della Corte, la quale per la prima volta si è esposta in relazione ad un premier che gode dell’appoggio quasi incondizionato di una buona parte dei leader occidentali.

È un messaggio di imparzialità importante che la Corte dà alla comunità internazionale: i crimini di guerra rimangono tali, anche se portati avanti sotto l’ala statunitense.

Le reazioni dall’Europa e dal mondo

Come si diceva, la reale applicazione delle decisioni della Corte è affidata alla leale cooperazione degli Stati firmatari. Il primo ministro ungherese Orbán ha già fatto ampio uso di tale discrezionalità, invitando Netanyahu a fargli visita in Ungheria in segno di protesta verso la decisione della Corte. Una mossa controversa, se si considera che la Presidenza dell’UE in questo semestre spetta proprio l’Ungheria, che ha dunque il potere di rappresentare l’Unione a livello internazionale.

Dal resto d’Europa arrivano voci contrastanti: l’Alto Rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue Josep Borrell ha dichiarato che i mandati di arresto della Corte penale internazionale non sono “politici” e che le decisioni della CPI dovrebbero essere rispettate e attuate. Molti paesi dell’Unione si sono già detti pronti a eseguire la decisione, fra cui i Paesi Bassi e la Spagna.

In Italia, alla visione orbaniana si allinea prontamente il ministro Salvini, che si appresta ad affermare che “se Netanyahu venisse in Italia, sarebbe il benvenuto”.  Più caute le reazioni degli altri partiti di governo, i quali, sebbene non di buon grado, sembrerebbero star valutando l’opportunità di allinearsi alla decisione della Corte.

Oltreoceano, gli Stati Uniti hanno prontamente respinto la sentenza della Corte, dicendosi “profondamente preoccupati per la fretta del procuratore nel richiedere i mandati di arresto e per gli allarmanti errori di procedura che hanno portato a questa decisione”.

Non è una novità che gli Stati Uniti si oppongano all’operato della Corte: in occasione di un’indagine della CPI sui crimini commessi durante la guerra in Afghanistan (che coinvolgevano l’esercito statunitense e la CIA), l’amministrazione Trump aveva bloccato i conti della procuratrice e del suo vice, imponendo inoltre alcune restrizioni di viaggio. Ad oggi, alcuni senatori propongono di ripetere l’esempio.

Nonostante l’esecuzione del mandato di arresto rischi di rimanere solo sulla carta, quella dei giudici della Corte è una decisione chiave: un monito che riaccende un lume di speranza verso una giustizia che ogni tanto sa essere bipartisan.

Sara Stella

Per approfondire:

https://www.icc-cpi.int/news/situation-state-palestine-icc-pre-trial-chamber-i-rejects-state-israels-challenges

https://www.lemonde.fr/international/article/2024/11/22/le-mandat-d-arret-de-la-cpi-contre-benyamin-netanyahou-un-tournant-pour-la-justice-internationale_6407908_3210.html

https://it.euronews.com/my-europe/2024/11/21/guerra-a-gaza-mandato-di-arresto-internazionale-per-netanyahu-gallant-e-membri-di-hamas

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/11/22/orban-e-salvini-sfidano-la-cpi-da-noi-netanyahu-sarebbe-benvenuto_2349c53d-8622-4bbe-a8a7-b99010c41668.html

https://www.ilpost.it/2024/11/22/importanza-mandato-darresto-benjamin-netanyahu-corte-penale-internazionale/

Fonte immagine in evidenza: ansabrasil.com (modificata tramite Canva)

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Avatar di Paola Stella Paola Stella ha detto:

    🎀 Analisi circostanziata che suscita qualche riflessione ~ L’esternazione di Salvini non mi pare cosi dirimente da essere riportata ~ Borrell risulta ormai troppo di parte ~ Va rilevato che le decisioni della CpI sono regolarmente disattese per diversi motivi ~ A titolo di valutazione etica, trovo che gli USA dovrebbero essere additati e penalizzati prima di ogni altro paese nel mondo, per le stragi volute e commesse ovunque, ed anche per aver malvagiamente sganciato la nomba atomica su citta’ inermi (Hitoshima, Nagasaki- Truman) allo scopo di vincere rapidamente e sicuramente nel conflitto problematico sul fronte giapponese ~ E’ osservazione ineludibile, e peculiare, che, nell’attuale montare dell’antisemitismo, e’ assai poco utile, anzi inquietante, la decisione della Corte penale Internaxionale su Netanyahu, che il 7 Ottobre ha subito un attacco terroristico senza precedenti.
    Grazie dell’articolo e buon proseguimento!

    Piace a 1 persona

Lascia un commento