Parco della Salute: chi paga per la bonifica? Intervista a Igor Boni

Il 23 dicembre 2024, davanti alla sede del Consiglio Regionale del Piemonte, è stato organizzato un flash mob da parte di alcuni militanti di Europa Radicale e dell’Associazione Radicale Aglietta di Torino. Uno di loro, vestito da Babbo Natale, ha consegnato simbolicamente alla Regione un grande assegno del valore di 28 milioni e mezzo di euro. Per capire meglio le loro richieste e il perché della somma riportata su questo assegno abbiamo intervistato Igor Boni, politico e attivista, coordinatore di Europa Radicale e già presidente dei Radicali italiani dal 2019 al 2024, che in questi ultimi anni si è, tra l’altro, battuto in favore degli aiuti all’Ucraina e per la richiesta di una condanna penale internazionale nei confronti di Putin.

D: Questo ultimo flash mob riguarda una vicenda che coinvolge la Regione Piemonte, la realizzazione del progetto del Parco della Salute di Torino, i necessari lavori di bonifica sull’area in cui quest’ultimo sorgerà, e i relativi costi. Puoi raccontare questa storia dal principio?

R: Il Parco della Salute occuperà un’ampia area di fianco alla sede centrale della regione Piemonte che è il nuovo grattacielo accanto al Lingotto, in un terreno che era della FIAT Avio, un terreno acquistato dalla Regione moltissimi anni fa (nel 15 luglio 2004). Qui si decide di costruire il Grattacielo e poi il Parco della Salute. Seguimmo dall’inizio con Giulio Manfredi la vicenda del grattacielo, che in fondo non è ancora del tutto terminata, una sorta di metafora dell’inefficienza italiana: da quando hanno iniziato a costruirlo (nel 2011) a quando i dipendenti regionali ci sono entrati (nel dicembre 2022) sono passati più di 10 anni. Ci sono stati intoppi, subappalti, crescita di costi, trasformazioni del progetto, problemi riscontrati nei materiali, danneggiamenti ai vetri prima ancora del suo effettivo utilizzo. Noi siamo riusciti, per maggiore trasparenza, a ottenere sul sito della regione uno specifico spazio dedicato al grattacielo dove si trovano tutti i provvedimenti che ne hanno portato alla realizzazione.
A un certo punto, siamo venuti a sapere dell’inquinamento del terreno e delle falde, che con ogni probabilità deriva dalle attività della FIAT Avio: si tratta un inquinamento da cromo esavalente, uno dei peggiori. Per questo motivo, si è resa necessaria una bonifica. Il Testo Unico Ambientale specifica (nell’art. 178, NdR) che i costi della bonifica di un terreno inquinato sono costi del venditore, e non dell’acquirente.
Noi quindi abbiamo iniziato a chiedere informazioni alla Regione, in modo formale, con tre tornate di richieste ufficiali con PEC (la prima risalente al 30 novembre 2020) negli ultimi 5 anni. Non conoscendo ancora i costi volevamo sapere se la Regione avesse verificato di poter o meno recuperare dal venditore i soldi spesi, soldi pubblici, quindi dei contribuenti. Chiedevamo poi di quantificare i costi. Non abbiamo mai ricevuto risposta.
Finalmente, a novembre 2024, grazie a Daniele Valle, consigliere regionale che si è fatto promotore di un’interrogazione a riguardo, attraverso l’assessore Gianluca Vignale è arrivata la risposta. La cifra spesa e che si sta ancora spendendo è strabiliante, 21 milioni e mezzo per le falde, si sta poi terminando la bonifica dei terreni con ulteriori 7 milioni. Nella sua risposta, per la quale lo ringraziamo, Vignale ci dice anche che in due occasioni (nel 2018 e nel 2021) è stato chiesto un parere all’Avvocatura regionale per il recupero di questi soldi dai venditori dei terreni. Il parere non è stato del tutto negativo, ma sono stati sottolineati rischi importanti che la richiesta possa non andare a buon fine.
Noi torniamo, allora, alla carica, e chiediamo al Commissario del Parco è di provarci comunque. È vero che l’acquisto del terreno è precedente al decreto ambientale (del 2006), che non è retroattivo, ma il principio del “chi inquina paga” risulta un principio logico. Noi capiamo i dubbi dell’Avvocatura, ma chiediamo almeno di provare a sondare la possibilità di recuperare anche solo una parte di questi soldi. Noi siamo stati gli unici a chiedere notizie di questo inquinamento negli ultimi 5 anni. È stato certamente perso del tempo, e comunque va valutata la catena di responsabilità di chi ha acquistato un terreno inquinato, chi ha fatto partire la bonifica senza prima verificare se i soldi si sarebbero o meno potuti recuperare.
Un’altra nostra richiesta, per maggiore trasparenza, è quella di inserire, di fianco a quella dedicata al Grattacielo, sul sito della regione, una sezione dedicata al Parco della Salute, dove riportare tutti i documenti relativi, per i cittadini e i giornalisti interessati.

Al termine dell’intervista abbiamo chiesto a Igor Boni se il flash mob natalizio avesse avuto qualche effetto. Ci è stato risposto che, per ora, non ci sono stati nuovi sviluppi né nuove risposte da parte Regione. Si tratta di una questione che riguarda tutti i cittadini del Piemonte e, per questo, sarà nostra premura informarvi e tenervi aggiornati.

Giulia Menzio

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. Avatar di Fabio Nani Fabio Nani ha detto:

    Storia interessante, sarebbe utile sapere chi ha causato quei danni, come e se chi ha comprato lo sapesse.

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  2. Avatar di Bruno Bruno ha detto:

    Un’intervista che mette in luce il grande impegno di Igor Boni per la trasparenza, ma resta una domanda: perché nessuno ha sollevato prima il problema e perché la Regione continua a non rispondere? Ci sono responsabilità da chiarire e fondi pubblici da recuperare. Non lasciamo cadere la questione.

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  3. Avatar di Fabio Fabio ha detto:

    Un’inchiesta chiara e approfondita su un tema cruciale per i cittadini. Trasparenza e responsabilità dovrebbero sempre essere al centro delle decisioni pubbliche. Ottimo lavoro!

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