Quasi 150 contagiati, 20 persone in ospedale, un bambino morto. Non è il ritorno di un’ondata di Covid, non è un nuovo virus ancora da identificare, è il morbillo, in Texas.
La malattia colpisce in modo aggressivo soprattutto i bambini, con complicazioni che possono attaccare la vista, l’udito, il sistema respiratorio e quello nervoso, ed è provocata da un virus particolarmente contagioso, che può sopravvivere nell’aria per circa due ore: non è necessario, quindi, avere contatto diretto con un portatore per venire infettati, e gli ammalati possono trasmetterlo ancora prima di manifestare le caratteristiche eruzioni cutanee.
Soprattutto, il morbillo non è una novità, la sua prima attestazione storica risale al nono secolo d.C., mentre il primo studio che ne ha dimostrato la trasmissione da un patogeno al diciottesimo secolo. Crucialmente, il primo vaccino in grado di combatterlo è stato sviluppato tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, e ha iniziato a venire distribuito nel 1963, per essere poi seguito da versioni migliorate ed efficaci anche contro la parotite, la rosolia, e la varicella (il cosiddetto quadrivalente).
Dalla fine degli anni Novanta, però, anche per via della pubblicazione di uno studio – poi rivelatosi falso, basato su dati manipolati – sulla rivista scientifica Lancet, che sembrava dimostrare una connessione tra il vaccino MPR, contro morbillo, parotite, e rosolia, e l’autismo, la fiducia nella prevenzione è diminuita, e sono aumentati i genitori che rifiutano di vaccinare i figli. Andrew Wakefield, il medico britannico che ha firmato la ricerca, è stato screditato e radiato dall’albo, ma il danno ormai era fatto, e persino l’attuale ministro della Salute, Robert F. Kennedy Junior – nominato da Trump – ha dichiarato di ritenere che “l’autismo venga dai vaccini”.
La pandemia di Covid, e la diffusione di teorie antivax che ne è seguita, hanno peggiorato drasticamente la situazione: la percentuale di studenti della scuola materna protetti contro il morbillo negli Stati Uniti è scesa negli ultimi 4 anni di oltre il 2%, portandosi al di sotto dell’obiettivo federale del 95%, ritenuto necessario per proteggere la popolazione. A Gaines, la contea del Texas al centro della crisi di questi giorni, il tasso è dell’82%, in altre ancora più basso, intorno al 70%.
Non stupisce che la maggior parte dei casi siano concentrati in una comunità mennonita, un gruppo religioso anabattista i cui membri spesso scelgono di avere contatti ridotti con il sistema sanitario (nonostante, come ricordato dallo studioso Steven Nolt su Time, l’opposizione ai vaccini non derivi da insegnamenti religiosi o indicazioni dei leader della Chiesa). Era un bambino non vaccinato anche l’unica vittima – per ora – dell’outbreak, la prima persona a morire di morbillo negli USA dal 2015.
La sua morte sembra aver fatto anche parzialmente cambiare opinione a Kennedy, che ha dichiarato la questione “di massima priorità” e promesso l’invio in Texas, da parte del Dipartimento della salute e dei servizi umani (l’equivalente del ministero della Salute), di 2.000 dosi di vaccino trivalente. Solo pochi giorni prima aveva glissato sul problema, affermando che la diffusione di casi di morbillo non fosse “inusuale”.
Fonte immagine in evidenza: https://unsplash.com/it/foto/petali-di-fiori-rosa-e-bianchi-bkc-m0iZ4Sk
Virginia Platini
