«Là dove l’Apsia, il più sacro dei fiumi, si getta in mare, là punto del tuo sbarco, una femmina che sposa un maschio, là fonda la città, poiché il dio ti concede la terra Ausonia» (Diodoro Siculo, XIII, 23)
Queste furono le parole dell’Oracolo di Delfi, rivolto ai calcidesi dell’isola di Eubea, alle origini della fondazione di Reggio Calabria.
Reggio Calabria, unica città metropolitana della regione, è il primo comune per popolazione della Calabria. Si estende lungo la costa orientale dello stretto di Messina, città dalla quale dista circa 35 minuti di traghetto. La stazione di Villa San Giovanni è in questo senso uno snodo fondamentale: lì la linea ferroviaria congiunge la Calabria alla Sicilia attraverso lo smantellamento dei vagoni del treno, che vengono caricati sulla nave e rimontati una volta approdati sulla sponda parallela (senza che i passeggeri debbano scendere dalla carrozza).
La città si estende orizzontalmente lungo la costa. Tre sono le vie principali del centro città che non bisogna perdersi. Corso Giuseppe Garibaldi offre deliziosi posticini in cui rifocillarsi, negozi di souvenir e vestiario, ma anche molte attrattive culturali: il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, contenente i Bronzi di Riace (https://www.museoarcheologicoreggiocalabria.it/), una riproduzione della scultura più famosa di Umberto Boccioni (a pochi sono note le sue origini calabresi), il recente ritrovamento di un mausoleo funebre risalente all’epoca romana imperiale (alcuni studiosi sostengono si tratterebbe della tomba della figlia di Ottaviano Augusto, Giulia, mandata qui in esilio).
Da Corso Giuseppe Garibaldi è possibile accedere alle numerose chiese. Il Duomo di Reggio Calabria è sia basilica che cattedrale ed è dedicato a Maria Santissima Assunta. All’interno vi è custodito il frammento di una colonna, che riporta i segni di una bruciatura, ricollegandosi all’arrivo di Paolo di Tarso sulla costa calabrese e agli inizi della sua predicazione evangelica. Altrettanto affascinanti, salendo di qualche via, troviamo: la Chiesa di San Paolo, interamente affrescata e ricca di mosaici dai colori cangianti; la Chiesa di San Domenico, abbellita con le opere di Nik Spatari e Andrea Valere; la Chiesa degli Ottimati, un tempo frequentata dalle famiglie nobili, nelle immediate vicinanze dell’imponente Castello aragonese. Si consideri che il terremoto del 1908 ha distrutto gran parte della città, molti edifici dunque sono frutto di importanti restauri.


La altre vie principali da non perdersi sono due vie parallele: Corso Giacomo Matteotti (c.d. Via Marina alta) e Lungomare Italo Falcomatà (c.d. Via Marina bassa). Spettacolare soprattutto di sera, da lì è possibile osservare con stupore, data l’incredibile vicinanza, la città di Messina e, quando il cielo è limpido, perfino l’Etna e il fumo che esce dal suo cratere. Risale al 2020 l’installazione permanente di Edoardo Tresoldi situata lungomare: si tratta di 46 colonne di 8 metri circa, in rete metallica, la cui posizione è volta a creare allo stesso tempo armonia e disarmonia col paesaggio circostante. La sera le colonne si illuminano creando un suggestivo gioco di luci. L’opera è costata al comune circa 950 mila euro.
Verticalmente, invece, la città si estende su un importante dislivello: occorre armarsi di pazienza perché, a seconda della direzione, è interamente in salita o in discesa, da una parte il mare e dall’altra la montagna. La particolarità di Reggio Calabria sta proprio qui: offre numerosi siti culturali, in primis archeologici, relativi alla Magna Grecia; è luogo di incontro di due mari – dove «le onde greche vengono a cercare le latine» scrisse Pascoli, che fu di passaggio a Reggio mentre abitava e insegnava a Messina – il mar Ionio (come nelle spiagge di Lazzaro) e quello Tirreno (vedi città come Scilla); non scontenta chi, patendo le alte temperature, desidera rifugiarsi al fresco nel Parco Nazionale dell’Aspromonte (ad esempio presso Gambarie, frazione di Santo Stefano d’Aspromonte).
Infine, come in realtà tutte le città della nostra penisola, Reggio Calabria non delude le aspettative gastronomiche. Non si possono non assaggiare i famosi rustici (arancino, crostone, pitone ecc.), la parmigiana di melanzane e la peperonata (con verdure rigorosamente fritte!), il pecorino con la marmellata di cipolle, la ricotta cotta al forno, ma anche la pizza e in generale i panificati. Le brioche,per esempio, non sono fatte col burro e sono molto più grandi di quelle delle nostre zone. La granita, poi, è diversissima da quella che intendiamo qui a Torino: è molto più densa e viene servita con la panna e la brioche. Tra i dolci poi vi sono le stracette reggine, biscotti con arancia candita e mandorle e l’imperdibile gelato (pistacchio, bergamotto e agrumi in generale sono gusti da provare!).

Nicole Zunino














