A 250 metri sulla rupe del Monte Calvario sorge Pentidattilo, frazione di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria. Il nome parla da sé e fa riferimento alla forma del monte: dal greco antico πένταδάκτυλος, ovvero cinque dita, l’altura presenta infatti cinque spuntoni. Lo scrittore inglese Edward Lear lo descrive con ammirazione nel suo Diario di un viaggio a piedi in Calabria del 1847.


Noto come paese fantasma, dopo lo spopolamento a seguito della dichiarazione di inabitabilità del 1971, Pentidattilo è stato riscoperto negli anni ’80 grazie all’azione di alcuni volontari provenienti da tutta Europa. Negli ultimi anni ha vissuto una vera e propria rinascita, tramite l’apertura di piccole botteghe di artigianato e di un ristorante, nonché attraverso la riqualificazione e il restauro di alcuni degli edifici che si ergono tra le innumerevoli piante di fichi d’india.
Durante il periodo greco-romano, Pentidattilo fu un importante centro militare: la sua posizione permetteva infatti di controllare l’accesso all’Aspromonte. La fondazione del borgo risale al IX secolo: istituito con lo scopo di difendere il territorio reggino dalle incursioni dei Saraceni, subì un lento declino durante la dominazione bizantina, per poi essere trasformato in baronia e assistere alla successione al potere di diverse famiglie nobiliari. Il suo spopolamento ebbe inizio a seguito del terremoto del 1783. Dal 1811, Pentidattilo è divenuto una frazione.

La strage degli Alberti
Tra le famiglie nobiliari che hanno amministrato il paese merita di essere ricordata quella degli Alberti, vittima di una strage ad opera degli Abenavoli, ex feudatari del borgo. Da tempo in astio per ragioni di regolamento dei confini, le due famiglie furono spinte a riappacificarsi sotto pressione del viceré. Il riavvicinamento sarebbe stato suggellato da un’unione: il barone Bernardino, capostipite degli Abenavoli, progettava di sposare Antonietta, figlia del marchese Domenico Alberti. A seguito della morte del marchese, il figlio Lorenzo prese il potere. In occasione delle sue nozze con la figlia del viceré di Napoli, Caterina Cortez, giunse a Pentidattilo il fratello della sposa: don Petrillo Cortez. Il giovane, rimasto nel feudo dopo le nozze, si innamorò di Antonietta e Lorenzo acconsentì al matrimonio tra i due.
L’evento, seppur lieto ai più, mandò su tutte le furie Bernardino Abenavoli, il quale, la notte del 16 aprile 1686, si introdusse nel castello corrompendo un servo infedele e uccise Lorenzo e il fratellino di 9 anni suo erede, nonché la maggior parte degli occupanti. Prese inoltre in ostaggio Petrillo e sposò contro il suo volere Antonietta. Il viceré, appresa la notizia della strage, inviò alcune truppe a difesa degli Alberti, costringendo alla fuga i due novelli sposi. Il barone morì in battaglia alcuni anni dopo, a seguito del suo arruolamento nell’esercito austriaco. Mentre Antonietta, ottenuto l’annullamento del matrimonio dalla Sacra Rota, trascorse il resto della sua vita nel convento di clausura di Reggio Calabria, sentendosi responsabile dell’eccidio della sua famiglia.
Passando per il borgo è oggi possibile visitare le rovine del castello e la lapide in ricordo della famiglia Alberti, all’interno della Chiesa dei Santi Corifei Pietro e Paolo.


Leggende, voci e rumors
Da questa tragedia familiare scaturirono varie leggende, alcune delle quali si propongono di spiegare il motivo per cui il monte su cui si innesta il borgo presenta la forma di una mano. Per alcuni si tratterebbe della “mano del diavolo” —che un giorno si abbatterà sugli abitanti del paese— per altri, invece, gli spuntoni che si osservano sul monte rappresenterebbero le dita insanguinate dello stesso barone. Soprattutto alla sera, sono molte le suggestioni legate a questo luogo: d’inverno il vento forte che scroscia tra le torri di pietra ricorderebbe le urla del marchese Lorenzo, o ancora, nelle notti di luna piena, dall’alto della montagna si udirebbero come dei lamenti: quelli dei morti che invocano giustizia. Mettendo da parte l’inquietudine che questi racconti possono provocare, vale davvero la pena visitare il paesino quando fa buio perché sembra di star davanti a un piccolo presepe tutto illuminato.
Eventi e festival
Nei comuni dell’area Grecanica —di cui fa parte anche Pentidattilo— nel mese di agosto si tiene il Paleariza: un festival di musica etnica e popolare caratterizzato da concerti, danze, mostre fotografiche, incontri letterari, spettacoli teatrali ed eventi linguistici, che si configura anche come un’occasione per partecipare a escursioni, percorsi enogastronomici o visite guidate. Si tratta di un evento nato nel 1997 con lo scopo di mantenere vive le tradizioni locali e valorizzare il territorio, per questo motivo il festival è stato premiato nel 2011 dal Ministero del Turismo. Dal 2006, inoltre, si celebra anche un altro importante evento accanto a quello citato in partenza: il Pentidattilo Film Festival, durante il quale vengono proiettati cortometraggi nazionali e internazionali.
Nicole Zunino
Fonti
https://turismo.reggiocal.it/area-metropolitana/area-grecanica/pentedattilo
