Loki: il dio norreno dai mille volti

Scaltro, bellissimo, abile, ingegnoso e, allo stesso tempo, un ingannatore malizioso, accecato dall’invidia e disposto a tutto pur di appagare i suoi più oscuri desideri: stiamo parlando di Loki, una delle divinità più amate della mitologia norrena. Loki è una figura imprevedibile, incredibilmente affascinante e in grado di attraversare i secoli: ha ispirato numerosi scrittori, sceneggiatori e fumettisti che – come nel caso della celebre serie TV Marvel – lo hanno reso un vero e proprio eroe.

Le assurde imprese e gli inganni più subdoli del dio sono narrati nell’Edda poetica, una raccolta di antichi poemi mitologici risalente al XIII secolo, e nell’Edda in prosa, un manuale di letteratura norrena scritto dal poeta e storico islandese Snorri Sturluson intorno al 1220. Il ritratto che emerge da entrambe le fonti è quello di una divinità mutaforma, caratterizzata da ambiguità, rifiuto delle regole sociali e delle norme di genere.
Per questo motivo, viene spesso considerato un trickster, cioè “al tempo stesso un provocatore di disastri e un istitutore di beni d’importanza vitale” (Enciclopedia Treccani). O, per dirla con una definizione molto cara ai BookToker, un perfetto esempio di morally grey character (letteralmente, “personaggio moralmente grigio”), al di là delle rigide categorie del bene e del male

Loki interpretato da Tom Hiddleston nella serie TV Marvel.
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Una divinità in bilico tra due mondi…

Sebbene nelle leggende venga incluso tra gli Aesir, ossia uno dei principali gruppi di divinità norrene, le sue stesse origini rendono Loki un outsider sospeso tra due mondi perennemente in conflitto tra loro: uno è quello degli dei, garanti dell’ordine cosmico; l’altro è quello dei giganti, portatori di caos e distruzione. Il dio, infatti, è figlio di Laufey, detta anche Nal (cioè “ago”, poiché bella e sottile), e del terribile gigante Fárbauti, letteralmente “colui che somministra colpi pericolosi”. 
L’ambivalenza gli scorre nelle vene e sa sempre come usarla a proprio vantaggio: ha ereditato la bellezza e la grazia della madre, dall’altro la malvagità e la ferocia del padre. Grazie alle sue caratteristiche uniche rispetto a quelle delle altre creature che popolano i miti del Nord Europa, Loki riesce a conquistare la fiducia di Thor e Odino e a stringere un patto di sangue con quest’ultimo. Tuttavia, con l’arrivo del Ragnarök – l’ultimo scontro tra Ordine e Caos: una sorta di “fine del mondo” a cui seguirà una nuova creazione – Loki non combatte al fianco degli dei. Al contrario, è colui che semina terrore e distruzione nel mondo, insieme ai giganti e ai suoi spaventosi figli. 

… e dalla prole mostruosa

Il legame tra Loki e il mondo dei giganti si consolida quando dalla sua unione con la gigantessa Angrboda nascono tre figli mostruosi, destinati a distruggere l’ordine imposto dagli dei: Fenrir, un lupo straordinariamente forte e intelligente, capace persino di parlare; Jormungandr, un serpente con un corpo talmente lungo da riuscire ad avvolgere il mondo intero, simbolo del tempo che scorre inesorabile; infine Hel, la dea della morte, descritta come una fanciulla dal volto cupo, per metà color carne e per metà blu. 
Si narra inoltre che, sovvertendo ogni legge della natura, lo stesso Loki si sia trasformato in una giumenta e abbia dato alla luce Sleipnir, il leggendario destriero a otto zampe di Odino. Sleipnir è il cavallo più veloce mai esistito, in grado di galoppare sulla terra e sull’acqua e di spostarsi facilmente in ciascun mondo che compone l’universo norreno, incluso il regno dei morti.

Il lupo Fenrir.
Crediti immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/Fenrir

Amico o nemico degli dei?

È questa la domanda che ci si pone leggendo gli episodi in cui Loki interagisce con le altre divinità del pantheon norreno. Nelle situazioni più difficili, Loki è solitamente disposto a intervenire e, grazie alla sua astuzia, si trasforma in un prezioso aiutante capace di fornire soluzioni impensabili al resto dei suoi compagni.
Per esempio, in un famoso poema dell’Edda poetica, un orrendo gigante ruba il martello di Thor e chiede come riscatto la mano della bellissima dea Freyja, che, naturalmente, non ha alcuna intenzione di sposarlo. Ed ecco che gli Aesir architettano un piano perfetto con l’aiuto del trickster: Thor dovrà vestirsi da sposa fingendosi Freyja, mentre Loki lo accompagnerà assumendo le sembianze di un’insospettabile damigella. L’inganno funziona e la vera identità dei due rimane ignota agli invitati fino al ricevimento nuziale, quando Thor riesce a riappropriarsi del suo martello e a sconfiggere i giganti che lo ostacolano.
Al contrario, in un episodio cruciale per il destino degli dei, Loki mostra il suo lato più crudele. Il protagonista del racconto è Baldr, figlio di Odino, un uomo bellissimo, benevolo e invulnerabile a qualsiasi ferita, tranne a quelle provocate dal vischio. Gli dei, consapevoli che praticamente nulla può fargli del male, si divertono a colpirlo con oggetti in modo scherzoso; così Loki, scoprendo l’unica debolezza di Baldr, inganna il dio cieco Hod e lo induce a colpire a morte Baldr con una freccia ricavata proprio dal vischio. Il figlio di Odino viene quindi ucciso sotto lo sguardo incredulo e terrorizzato delle altre divinità: questo tragico episodio segna proprio l’inizio del Ragnarök, la fine del mondo. 

Il castigo di Loki

La morte di Baldr segna il punto di non ritorno: se fino a quel momento gli dei avevano tollerato l’insolenza e i raggiri di Loki – talvolta traendone persino vantaggio –, dopo un evento tanto grave non possono far altro che infliggergli una punizione ancora più terribile. Loki viene quindi condotto in una caverna oscura e legato alle rocce con le interiora di uno dei suoi figli. Gli viene inoltre posizionato un serpente sopra al volto, in modo tale che la sua pelle sia costantemente attraversata dal liquido acido e velenoso prodotto dall’animale.
Secondo gli studiosi, il castigo di Loki ricorda molto da vicino il mito greco di Prometeo, condannato da Zeus a un eterno supplizio per aver donato il fuoco agli uomini; e, come Prometeo, anche Loki ha un forte legame con il fuoco, simbolo di progresso e distruzione.

Con i suoi mille volti e la sua identità mutevole, Loki continua ancora oggi a suscitare curiosità e fascino: la sua figura può offrire un importante spunto di riflessione sul confine tra bene e male, spesso non così netto come potrebbe apparire a un primo sguardo. 

Ilaria Vicentini

Fonti:
https://www.britannica.com/topic/Loki
https://www.britannica.com/topic/Edda
https://www.britannica.com/topic/rymskvida
https://www.treccani.it/enciclopedia/trickster/
https://www.treccani.it/enciclopedia/loki_(Enciclopedia-Italiana)/



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