L’Irlanda è la terra dove il confine tra realtà e fantasia si fa sottile e dove le leggende non sono solo racconti del passato, ma elementi vivi e attuali della cultura. Questo ricco patrimonio folcloristico affonda le sue radici nell’antica civiltà dei Celti, un popolo avvolto nel mistero, la cui venerazione per gli elementi naturali continua a risuonare nelle storie che rendono l’isola magica. I racconti che tutt’ora vengono narrati dai grandi ai più piccoli (spesso realmente convinti di ciò che stanno raccontando o ascoltando) sono pieni di spiriti che vagano intorno a foreste, fonti d’acqua o radure, i quali, a seconda della sorte della loro famiglia di appartenenza, possono essere visti in festa per le loro vittorie o in lutto per le perdite subite. Queste creature, conosciute come Aos Sí (il Popolo delle Colline Fatate), sono tradizionalmente associate a luoghi specifici, come i fortini (antichi anelli di terra) e, in particolare, al biancospino, il cosiddetto fairy bush.
Eddie Lenihan nasce nel 1950 ed è uno degli ultimi seanchai (“portatore dell’antica tradizione”, ovvero colui che tramanda oralmente le storie derivanti dagli antichi bardi) ancora in vita. L’Irlanda impara a conoscere il suo nome, oltre che per gli innumerevoli saggi a sfondo ambientalista che ci parlano della convivenza tra regno delle fate e mondo degli umani, anche per ciò che ha fatto per l’isola verde nel 1999.
Da quello che racconta lo stesso Lenihan nel suo libro intitolato “Meeting the Other Crowd: The Fairy Stories of Hidden Ireland”, in quello stesso anno viene a conoscenza di un cespuglio di biancospino che si trova sulla strada solitamente percorsa da un agricoltore locale, il quale gli riporta di aver visto una volta intorno ad esso “grumi di roba verde con la consistenza del fegato”. Questi grumi, noti in altri contesti come “gelatina di stelle” o “gelatina di troll”, secondo le credenze popolari indicano che la notte prima si sono svolte delle battaglie di fate intorno a quel luogo. Lo scrittore irlandese sostiene, inoltre, come, all’epoca, non fosse a conoscenza dell’imminente costruzione di un’autostrada, la M18, la quale avrebbe permesso di collegare con facilità le città di Limerick e Galway, ma che avrebbe anche raso al suolo proprio quel cespuglio.

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Realizzato, quindi, che quella dimora delle fate sarebbe stata distrutta, Lenihan ha avvertito rapidamente le autorità: sapeva che l’abbattimento di quel cespuglio, in quanto dimora di una colonia di fate appunto, avrebbe scatenato una serie di sventure e disgrazie sulla popolazione locale e su chiunque (veicoli inclusi) avesse percorso quel tratto di strada. Secondo la leggenda, in effetti, basta spezzare un ramoscello di questi alberi sacri per incorrere immediatamente in una terribile maledizione. Lenihan, grazie alla sua influenza mediatica e alla profonda conoscenza del folclore, riesce a sollevare un caso di risonanza internazionale, facendo leva sul timore superstizioso che ancora contraddistingue la cultura rurale irlandese.
E così, contro ogni previsione, le sue insistenze hanno fatto centro. I costruttori e persino l’Autorità Nazionale per le Strade (NRA) hanno preso una decisione senza precedenti: modificare il tracciato dell’intera superstrada.
Nonostante siano trascorsi più di 25 anni, il cespuglio sacro è visibile ancora oggi. Seppur la sua importanza folcloristica sia riconosciuta, e forse proprio a causa di essa, non è accessibile direttamente: l’albero è delimitato da una recinzione robusta che lo protegge dal traffico e, idealmente, da chiunque volesse danneggiarlo. Non è un monumento ufficiale, ma si erge come un simbolo vivente: la prova tangibile che la più antica delle leggende può non solo resistere, ma trionfare sulla modernizzazione e sull’avanzata del cemento.
Tecla Di Maria
Fonti:
Eddie Lenihan – Meeting the Other Crowd: The Fairy Stories of Hidden Ireland
thejournal.ie/fairy-bush-co-clare-4604485-Apr2019
greenme.it/viaggi/europa/albero-fate-autostrada-irlanda
curioctopus.it
