I Peccatori (2025) è l’ultimo film di Ryan Coogler, regista sicuramente noto agli amanti del Marvel Cinematic Universe per la produzione di Black Panther (2018) e del suo sequel Black Panther: Wakanda Forever (2021). Il primo tra questi film rimane uno dei blockbuster Marvel più apprezzati dalla critica ed è tuttora la pellicola diretta da un regista afro-americano con più incassi nella storia del cinema. Coogler aveva ottenuto il riconoscimento cinematografico con lo spinoff di Rocky Creed – Nato per combattere, mentre I Peccatori rappresenta il suo primo approccio al genere horror e soprannaturale. In esso si riconferma l’ennesima collaborazione con l’attore Michael B. Jordan, il quale interpreta in un doppio ruolo i due gemelli co-protagonisti del film Elijah e Elias Moore, soprannominati rispettivamente “Smoke” e “Stack”. Jordan dimostra ancora una volta di riuscire a muoversi abilmente tra i due ruoli: Smoke e Stack sono infatti gemelli omozigoti che tuttavia divergono nel loro approccio alla vita e nel comportamento. Questa opposizione emerge anche nelle scelte registiche, ad esempio attraverso i colori dei loro outfit, per cui il più serio e buio Smoke è spesso vestito di blu mentre l’esuberante e donnaiolo Stack predilige il rosso. Degna di nota è anche la performance dell’anglo-irlandese Jack O’Connell, nel ruolo dell’antagonista Remmick, un antico vampiro irlandese che sembra già essere diventato uno delle icone horror più chiacchierate dell’anno tra i fan di questo genere.

I Peccatori è ambientato nella prima metà degli anni trenta nella campagna statunitense, in una delle culle del blues americano: Clarksdale, sul delta del Mississippi. Nel bel mezzo del periodo di segregazione razziale e delle persecuzioni messe in atto dal Ku Klux Klan, i gemelli Moore tornano nella loro piccola comunità a sud del continente con una grande somma di denaro rubata alla mafia di Chicago. L’obiettivo è quello di acquistare una segheria per trasformarla in un juke joint, un tipico locale gestito da e per la comunità afro-americana e i lavoratori nelle piantagioni di cotone. Sammie (Miles Caton), cugino di primo grado dei gemelli e figlio di un predicatore, è un aspirante musicista blues e ricopre il ruolo di deuteragonista della storia: la sua connessione con la musica e, idealmente, con il concetto di musica come ponte con il soprannaturale, sarà cruciale per gli eventi del film. Infatti, il vampiro Remmick, nella disperata ricerca di una connessione con i suoi antenati, verrà attratto proprio dalla musica di Sammie la notte dell’apertura del juke joint. Il cast è punteggiato da molti personaggi, di contorno e non, tra di essi citiamo: Mary, vecchia fiamma di Stack (Hailee Steinfeld); Annie, strega praticante di hoodoo e moglie di Smoke (Wunmi Mosaku); Delta Slim, vecchio musicista blues perennemente ubriaco (Delroy Lindo). Seppure da una tale quantità di personaggi ci si potrebbe aspettare una trama senza respiro, c’è da dire che la loro presenza è essenziale per trasmettere il messaggio di partecipazione collettiva che il film vuole comunicare. La prima metà del film è pertanto dedicata a far conoscere allo spettatore la comunità all’interno della quale vivono i gemelli Moore —ogni individuo con la propria storia, direttamente connessa all’ecosistema culturale di Clarksdale— così che ci si affezioni. Ovviamente, questo con il fine di creare un legame tra chi guarda e i personaggi, in modo che, quando si scoprirà che molti di loro non arriveranno a vedere il sorgere del sole dopo la notte raccontata nel film, questi sia portato ad empatizzare con loro.

Seppure I Peccatori sia classificato come film horror, possiamo dire che rientri nella categoria solo per la presenza di streghe e vampiri. Infatti, sarebbe forse più giusto collocarlo nel genere action, a cui appartengono film come Aliens o La Mummia, dove si riscontra la presenza di creature antagoniste e di qualche jumpscare. La pellicola di Coogler si concentra sull’utilizzo del personaggio del vampiro come metafora dell’assimilazione culturale forzata. Pertanto, come vedremo più nel dettaglio nella seconda parte di questo articolo, non si può discutere di questo film senza analizzare a fondo il personaggio di Remmick. Oltre ad essere estremamente carismatico, il suo ruolo conferma quello che è un nuovo trend riguardo all’interpretazione della leggenda folklorica del vampiro: se alla fine dell’anno scorso è stato il Conte Orlok del Nosferatu di Robert Eggers a riportare questa leggenda sul grande schermo (tramite un’allegoria della malattia e della malvagità stessa), la figura di Remmick continua in questa direzione e trova un equilibrio tra il mostruoso e la rappresentazione romantica del vampiro. Quest’ultimo è al tempo stesso vittima e carnefice, ha infatti sofferto la pressione coloniale britannica in Irlanda, mentre ora è lui stesso ad utilizzare il vampirismo per forzare gli innocenti a creare una nuova comunità di vampiri insieme a lui. Qui, dietro alla nozione —normalmente associata alla politica liberale— di uguaglianza, si nasconde un sistema di assimilazione dove all’altro viene imposta l’egemonia culturale del singolo. Remmick, personificazione del colonialismo stesso, pensa di star liberando le altre comunità, quando in realtà sta imponendo loro di conformarsi alla sua idea, cancellando le loro memorie e la loro cultura nel processo. Questo personaggio talvolta suscita la compassione degli spettatori, ma risulta molto più importante per il suo ruolo all’interno della narrativa che non per la sua —appena accennata— complessità emotiva (caratteristica distintiva dei vampiri romantici dell’età moderna di cui sono un esempio Lestat de Lioncourt e Damon Salvatore).

I Peccatori può essere anche interpretato in forma di lettera d’amore e riconoscenza al genere blues, in primo luogo per l’ambientazione scelta, ma anche proprio per alcuni elementi che caratterizzano la trama. Sammie non è solo un musicista, rappresenta piuttosto la vera e propria incarnazione di un moderno sciamano, che riesce a tramandare il passato e prevedere il futuro grazie alle musica. Il blues è, già di per sé, spesso collegato al soprannaturale per varie ragioni, tra cui il fatto che venga considerato la prima musica satanica nella storia della popular music, ancora prima dell’avvento del jazz, del rock e poi del metal. Non solo veniva suonato nei juke joints (dove ci si lasciava andare ai piaceri dell’alcool, del tabacco e del sesso) ma gli stessi temi dei testi erano in contrasto con la cristianità conservatrice statunitense. Le canzoni riguardavano infatti la sessualità, la magia, la crudeltà umana e la tristezza, da qui il nome del genere che prende spunto dal modo di dire to have the blues, che nel mondo anglofono significa “essere tristi”. La cultura popolare ha iniziato ad associare il blues al mondo degli spiriti soprattutto in seguito alla diffusione della leggenda del musicista e compositore Robert Johnson. L’artista —esistito veramente e considerato ancora oggi il più grande musicista del genere— è protagonista di una storia in cui si dice avrebbe fatto un patto con il Diavolo: il demonio gli avrebbe accordato la chitarra in cambio dell’acquisizione, da parte di Johnson, dell’abilità di divenire un musicista immortale nella storia del blues. La sua canzone “Me and the Devil Blues” è spesso associata a questa storia.
Resta tuttavia ancora molto da dire su come il blues venga utilizzato nella narrazione de I Peccatori, a partire proprio dalla profonda connessione tra il demonio e questo genere musicale. Nella seconda parte di questo articolo indagheremo a fondo della questione, questa volta includendo alcuni spoilers!
Gaia Sposari
