Bread for Peace – Farina, Pane e Grissini per la Pace in Ucraina

Il 12 dicembre si è tenuta presso lo Spazio Lux di Fiorfood di Torino la conferenza stampa per la presentazione del progetto Bread for Peace – Farina, Pane e Grissini per la Pace in Ucraina, nato dalla collaborazione tra la cooperativa sociale Pausa Cafè e Nova Coop. “Con questo progetto ci concentriamo sull’inclusione alimentare, un argomento centrale delle attività della direzione Politiche Sociali di Nova Coop.” – afferma durante il suo intervento Carlo Ghisoni, Direttore Politiche Sociali di Nova Coop – “Questo progetto ci permette inoltre un ulteriore step: essere vicini alle piccole comunità agricole ucraine la cui capacità produttiva è messa a dura prova in questo momento. Il nostro impegno è quello di aiutare raccogliendo fondi che permetteranno la donazione di sementi ai 72 piccoli produttori che Pausa Cafè ha raggiunto.”.

Oltre a Carlo Ghisoni, durante la conferenza stampa sono intervenuti Marco Ferrero, presidente della cooperativa Pausa Cafè, Olena Motuzenko, docente di geografia e turismo alla National University of Kyiv e coordinatrice del corridoio umanitario accademico Ucraina – Italia, Rita Monica Russo, Provveditore dell’ Amministrazione penitenziaria Piemonte- Liguria – Valle d’Aosta, e Francesco Tresso, assessore alla protezione civile della città di Torino.

Bread for Peace è una filiera di pace, inclusiva e innovativa” – spiega Marco Ferrero durante la conferenza – “Importiamo grano tenero direttamente dall’Ucraina, dall’oblast di Leopoli precisamente, lo maciniamo a pietra a Parma e la farina di tipo 1 prodotta, oltre ad essere confezionata nei pacchi di farina per la pace, viene portata nel penitenziario di Alessandria San Michele dove diventa pane per la pace.“.

La cooperativa sociale Pausa Cafè infatti da circa dieci anni gestisce, nel penitenziario di Alessandria, un progetto realizzato congiuntamente con Nova Coop che prevede la produzione di pane a lievitazione naturale da parte di 8 colleghi in situazione di limitazione della libertà personale, di cui 4 hanno iniziato a lavorare nel panificio per supportare la realizzazione di Bread for Peace.

Nova Coop per ogni confezione di Bread for Peace che sarà venduta destinerà 30 centesimi all’acquisto di sementi e altri input per i piccoli produttori dell’area di Leopoli” – continua Ferrero – “Infatti, oltre alle distruzioni che vediamo continuamente e allo spostamento di 15 milioni di persone che sono state costrette a lasciare le loro case, la guerra ha causato dei gravi danni alla capacità produttiva dei piccoli agricoltori ucraini che costituiscono la spina dorsale del sistema agro alimentare del paese.”. Questi piccoli agricoltori, infatti, producono l’80% degli ortaggi, il 70% del latte, il 50% della farina e il 30% della carne destinati all’alimentazione della popolazione locale. Se gli agricoltori non possono vendere i loro prodotti e non hanno accesso alle filiere di approvvigionamento, è impossibile per loro continuare la produzione. Questo significa innescare una spirale in cui la sicurezza alimentare della popolazione locale è chiaramente compromessa. Di qui l’idea di affiancare l’attività dei propri partner ucraini della Camera dell’Agricoltura di Leopoli in attività a sostegno di 72 piccoli produttori locali a cui sono stati destinati sementi per la semina invernale, in particolare grano e foraggio, che consentiranno di panificare il pane per 30000 famiglie per circa un mese.

Ma il progetto di Bread for Peace è supportato da un’altra convinzione, come ha affermato Ferrero durante la conferenza stampa, ovvero la consapevolezza di non dover dimenticare mai, neppure in momenti come questo, che guerra è un prodotto della cultura umana, non è nulla di necessario, è un’istituzione che è stata creata dall’uomo. Ma, se lo vogliamo, possiamo porre dei piccoli ma quotidiani ed inequivocabili segni di pace per costruire quella cultura della pace senza cui non potremmo superare queste situazioni. E’ utopistico dirlo in questo momento ma altrettanto necessario. Queste sono le due ragioni per cui Bread for Peace è qua oggi.

L’accordo di collaborazione, come spiega il presidente di Pausa Cafè, è stato firmato a luglio tra la cooperativa, la Camera dell’Agricoltura di Leopoli e Il Ministero per lo sviluppo agricolo ucraino alla presenza del Procuratore per i diritti umani dell’Ucraina Occidentale. L’obiettivo è anche quello di fare in modo che si possa dare assistenza agli sfollati interni (circa 7 milioni di ucraini di sono rifugiati nella zona di Leopoli) nelle comunità in cui sono ospitati e, nello stesso tempo, far si che la loro presenza possa essere un vettore di sviluppo per gli agricoltori locali. “L’idea è quella di aiutare i piccoli produttori locali a provvedere ai bisogni alimentari di queste persone, facilitandone anche l’inclusione effettiva nelle società che li ha accolti” – afferma Ferrero.

“Come coordinatrice del corridoio accademico umanitario tra Italia e Ucraina, mi occupo non solo di dare assistenza a studenti e docenti ucraini che vengono in Italia, ma anche di lavorare insieme a colleghi italiani per monitorare le attività scientifiche innovative presso gli atenei italiani e trasmetterle in Ucraina”- inizia Olena Motuzenko durante il suo intervento alla conferenza. “Uno dei risultati del nostro monitoraggio è stato proprio scoprire il progetto Bread for Peace. Infatti, come esperti di sviluppo rurale sostenibile, stiamo lavorando adesso per cercare i modelli di produzione sostenibile che potranno poi essere applicati in varie regioni dell’Ucraina.”.

Durante la conferenza stampa, Olena Motuzenko pone l’accento sull’importanza dei piccoli produttori agricoli per la salvaguardia della sicurezza alimentare locale. “Bisogna sottolineare infatti che l’esportazione del grano non tocca i piccoli produttori. Abbiamo più di 3000 aziende agricole che esportano grano grazie agli aiuti dello Stato, che invece mancano per i piccoli produttori come quelli che avete visitato voi.“.

Ma non solo. E’ anche opportuno attuare una differenziazione, dice, tra le diverse realtà locali che si trovano sul territorio ucraino. Su un quarto del territorio agricolo che è occupato già da tempo, ormai non è rimasto più nulla, continua Motuzenko, molti produttori si sono spostati come rifugiati, molto grano è stato rubato e portato in Russia, da dove è stato rivenduto. Per non parlare della zona appena liberata, dove un milione e mezzo di ettari sono stati bruciati e centinaia e centinaia di ettari minati e contaminati da metalli pesanti.

In questa prospettiva, spiega Motuzenko, il progetto realizzato da Pausa Cefè e Nova Coop rappresenta un’opportunità per pensare a futuri modelli di produzione sostenibile da applicare anche a queste zone. “Noi adesso abbiamo l’opportunità, tramite il progetto proposto da Pausa Cafè, di creare un modello per aiutare i piccoli produttori anche di queste aree. E questo modello è davvero sostenibile perché dà la possibilità di acquistare grani autoctoni ucraini. Infatti, come esperti al momento abbiamo una discussione aperta con la FAO (Food and Agricolture Organization of United Nations) per gli aiuti di grano che devono arrivare e che consisterebbero nell’importare grani ibridi in Ucraina. Noi siamo fortemente contrari a questa operazione  che  distruggerebbe la nostra biodiversità, la nostra sostenibilità e la nostra futura sicurezza alimentare.”.

Olena Motuzenko ha poi continuato con un importante annuncio, ovvero che il progetto è stato presentato anche in Canada, dove vi è stata una diaspora ucraina molto numerosa, grazie alla quale sono stati portati grani autoctoni ucraini. “In questo contesto il progetto di Bread for Peace sarà preso da esempio per costruire una nuova iniziativa che si spera possa creare in futuro un ponte tra Canada, Italia e Ucraina“.

Chiara Lionello

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