Abbiamo tutti le stesse possibilità?

Il Festival di Sanremo è già finito da qualche giorno, ma sui social non sembrano volersi attenuare le polemiche in merito alla presenza (e al monologo) di Chiara Ferragni, influencer e imprenditrice di successo, come co-conduttrice della prima e dell’ultima serata.
In molti si sono sentiti in dovere di dire la propria opinione: da chi la elogia per il successo ottenuto a chi, invece, mette in luce che non tutti sarebbero potuti arrivare alla sua posizione partendo da contesti differenti.

Su questo tema i social si sono infuocati e il discorso si è esteso riguardando anche altre persone del web che hanno effettuato scalate sociali in vari modi. Qui l’opinione pubblica si è divisa tra chi sostiene che la posizione sociale di una persona sia dovuta esclusivamente alle sue abilità e alla sua forza d’animo e chi, invece, aggiunge all’elenco dei fattori anche il contesto di partenza.
Insomma, è un po’ il solito vecchio discorso del “farsi da solo” o del “farsi con l’aiuto di qualcuno”.
Ma chi ha ragione?

Bisognerebbe valutare diversamente da caso a caso, ma a grandi linee possiamo dire con certezza che la situazione di partenza fa e non poco. Facciamo un esempio:
1) Luca è figlio di un imprenditore molto conosciuto nella zona e, una volta finiti gli studi nella migliore delle università private, il padre gli assegna un ruolo importante all’interno della sua azienda.
2) Mario è figlio di un modesto operaio e vorrebbe realizzare il suo sogno di aprire una piccola panetteria nel suo quartiere.

Sarebbe una bestemmia dire che le due condizioni appena illustrate sono la stessa cosa, perché non è così.
Mario dovrà prima studiare, fare qualche lavoretto saltuario per racimolare denaro, magari chiedere un prestito ad una finanziaria e solo dopo qualche anno, se tutto andrà bene, sarà in grado di aprire il negozio. Poi però non avrà ancora raggiunto una situazione di tranquillità: dovrà lavorare sodissimo per estinguere il debito e per farsi conoscere nella zona, per guadagnarsi una posizione di stima e riconoscenza da parte degli altri.
Luca, a meno che non si atteggi a mo’ di delinquente, avrà già una reputazione solida e credibile in quanto figlio di suo padre. Non dovrà faticare per raggiungere un livello di stabilità economica e sociale, ma anzi avrà già le condizioni per espandere ancora di più i benefici ottenibili dal suo lavoro.
Successivamente, Luca aprirà un profilo su TikTok in cui farà video motivazionali del tipo: “se ci credi ci riesci” e “se non ce l’hai fatta è solo colpa tua che non ci hai creduto abbastanza”, “per avere successo bisogna farsi il mazzo” e tante altre belle frasi ad effetto che, guarda caso, fuoriescono sempre dalle bocche di chi di mazzo se n’è fatto relativamente ben poco.

Questo discorso, ci tengo a precisare, non è una critica a chi è figlio di imprenditori, di avvocati etc in quanto tali, ma una critica a chi tra questi si erge a paladino della moralità, a coloro che si impongono come modelli per una vita di successo.
La mentalità del successo (e si parla quasi sempre di successo economico) è tremendamente lacerante per chi non parte da una situazione di favore e deve impegnarsi, stressarsi, darsi da fare cento volte di più per raggiungere posizioni ben più modeste di chi parte già da condizioni di vantaggio.

Riccardo Piazzo

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