Mentre continuano le proteste per la riforma delle pensioni, in Francia gli scontri si fanno accesi anche fuori dalla capitale per ragioni apparentemente slegate ma che affondano le radici nella comune insofferenza di fronte a un sistema sociale che non produce più benessere, ma malessere e che si nutre dello sfruttamento delle persone e dell’ambiente.
Le proteste in questione sono quelle che si sono consumate il 25 marzo scorso a Saint-Soline, nella regione della Nuova Aquitania, contro la costruzione di mega-bacini idrici. Alla manifestazione hanno partecipato 30.000 persone secondo le testimonianze dei presenti, 6000 secondo il Governo francese, a testimoniare la volontà di minimizzare la portata delle manifestazioni che hanno goduto di una partecipazione internazionale con persone provenienti soprattutto da Italia, Germania, Svizzera e Belgio.
La lotta ai mega bacini, che ha conosciuto un’accelerazione negli ultimi due anni, vede coinvolta in prima linea Les Soulèvementes de la Terre, una coalizione di forze formata da collettivi di abitanti in lotta, associazioni per la difesa dell’ambiente, di fattorie, gruppi naturalisti, mense popolari, sindacalisti contadini, scienziati in rivolta, sindacati, gruppi autonomi, movimenti di educazione popolare e rappresentanti eletti. Queste realtà sono unite contro lo sfruttamento dell’acqua per i vantaggi di poche aziende agricole industriali specializzate nella coltura intensiva di mais destinata all’alimentazione del bestiame, per la produzione di carne e all’esportazione, Aziende che perpetrano dunque un modello di sviluppo insostenibile dal punto di vista ambientale e umano.
Il progetto dei mega-bacini, nato già nel 2017, ha come obiettivo la creazione di 19 bacini idrici (ridotti poi a 16) da 10 ettari l’uno che dovrebbero raccogliere acqua in inverno, quando le piogge sono più intense. Questo approccio però, a fronte delle scarse precipitazioni, tende a impoverire il suolo perché le falde acquifere non riescono a ripristinarsi, causando danni ai terreni coltivati dagli agricoltori locali. Al danno ambientale e sociale si aggiunge inoltre l’altissimo costo dell’opera (circa 60 milioni di euro per il solo bacino di Saint-Soline) che sarà finanziata per il 70% dallo Stato e dunque dai soldi dei contribuenti francesi.
Nell’ottobre 2022 c’è stata una prima grande mobilitazione che ha visto la partecipazione di circa 8000 persone, di gran lunga superata da quella dello scorso 25 marzo. Sul sito internet di Les Soulèvements de la Terra si può leggere “La prima battaglia di Sainte-Soline non ha permesso di fermare definitivamente il cantiere e sapevamo che nemmeno una nuova mobilitazione da sola lo avrebbe permesso“. “In linea con lo slogan “Non un bacino di più”, gli accordi e il buon senso che abbiamo via via costruito con i vari collettivi e organizzazioni impegnate nella lotta ci hanno spinto a prendere di mira in manifestazione i cantieri in corso, bacini, piuttosto che vecchie opere”. Dopo la manifestazione di ottobre e in assenza dell’inizio di un altro cantiere, il bacino di Sainte-Soline, ancora in costruzione, si è imposto quindi come obiettivo su cui ci si poteva accordare.
La manifestazione delle scorse settimane contro la costruzione di questi mega-bacini è dunque frutto di un lungo percorso che ha visto la mobilitazione di diverse realtà sociali tra cui la Conféderation Paysanne e il collettivo Bassines non merci che hanno saputo affiancare alla lotta locale contro la costruzione di bacini, una più ampia riflessione sulla condivisione dell’acqua. Il merito di questa mobilitazione non è stato solo quello di voler bloccare un’azione dello Stato considerata deleteria ma di essersi adoperati per organizzare due giorni di dibattiti, conferenze e concerti paralleli alla manifestazione stessa.
Una delle strategie del governo e dei pro-bacini, scrivono i militanti di Les Soulèvements de la Terre sul sito, è quella di mettere gli agricoltori contro gli ambientalisti. La lotta contro i mega-bacini secondo loro sarebbe portata avanti solo da ecologisti che non capiscono nulla dei problemi e delle difficoltà del mondo agricolo. Tuttavia, i contadini combattono da anni contro l’accaparramento dell’acqua. I conflitti interni al mondo agricolo sono potenti ma spesso attenuati e fraintesi.
La forza di questo movimento è infatti la capacità di mobilitare persone provenienti da realtà sociali e produttive diverse, persone che sono state etichettate dal ministro dell’interno francese Gérald Dermanin, come terroristi ambientali appartenenti all’estrema sinistra. L’intento è quello di delegittimare il movimento agli occhi di chi, in Francia, dopo la riforma delle pensioni e delle manifestazioni connesse, crede ancora alle affermazioni del governo. Ma questo è anche un modo, secondo Les Soulèvements de la Terre, di far credere ai membri della FNSEA (La Fédération nationale des syndicats d’exploitants agricoles), del Coordinamento rurale o di altri gruppi di essere autorizzati a fare ciò che vogliono: colpire, attaccare giornalisti, attivisti che si oppongono al modello agroindustriale, con la benedizione dello Stato. Ed è su quest’onda che il ministro degli interni francese ha annunciato di voler portare la questione dello scioglimento di Les Soulèvements de la Terre al Consiglio dei Ministri del 12 aprile. Ma il verdetto, che era stato rinviato al 19 aprile, è stato rimandato a data da destinarsi con un rapido dietro-front del Consiglio dei Ministri, complice forse le numerose dimostrazioni di solidarietà che sono giunte tramite la formazione di più di 100 comitati locali di Les Soulèvements de la Terre in tutta la Francia, la Svizzera e il Belgio.
Come mostra l’appello di solidarietà per Les Soulèvements de la Terre diffuso su YouTube da Portager C’est Sympa (Condividere è bello), chi aderisce al movimento infatti è tutt’altro che un terrorista: Siamo contadini e contadine che coltivano la terra per le generazioni a venire mentre altri la saccheggiano per profitti immediati, dice una delle persone nel video. Siamo giovani consapevoli che il nostro futuro si gioca adesso, afferma un’altra, e ancora: Siamo scrittori, filosofi, ricercatori che vedono i propri discorsi screditati da questo governo, tutti discorsi che mettono in discussione la sua politica.
Perché dunque tanto accanimento contro questi movimenti spontanei della società civile? Perché, come si era già visto durante gli scontri contro la riforma delle pensioni, viene tollerata e anzi utilizzata la forza da parte della polizia contro cittadini che esercitano i propri diritti costituzionali manifestando il proprio pensiero e riunendosi in assemblea pacificamente?
Secondo Les Soulèvements de la Terre il timore del governo è che venga messo in discussione il proprio modello di sviluppo e agricoltura da parte di un territorio preciso e concreto e non solo da isolate scelte individuali e che questa mobilitazione si possa espandere in altri territori.
Sempre nel video diffuso da Portager C’est Sympa si afferma che le custodie abusive, i divieti di manifestazione e i tentativi di scioglimento rappresentano una deriva autoritaria particolarmente inquietante che era già stata messa in pratica nei quartieri popolari delle periferie urbane e sperimentata contro il movimento dei gilet gialli. Questi atteggiamenti violenti non si sono manifestati solo tramite lo smisurato intervento della polizia che ha causato 200 feriti di cui 40 gravi e 2 gravissimi, ma anche tramite l’impedimento dei soccorsi di cui centinaia di persone avevano bisogno.
Ma questa risposta sorda e violenta del governo sia alle manifestazioni contro la riforma delle pensioni, sia a quelle contro la costruzione dei mega-bacini, non può far altro che sottolineare la distanza dell’esecutivo dalla popolazione, che percepisce sempre più reale la necessità di un cambiamento di rotta. Ed è allora per questo che in generale ci si ribella: Ci ribelliamo tutti e tutte contro la visione del mondo e della vita che questo governo incarna, contro la distruzione degli ambienti naturali e la scomparsa delle terre fertili, si afferma nell’appello diffuso su YouTube, Ci ribelliamo contro l’ingiustizia che vorrebbe una maggioranza lavorare più a lungo a vantaggio di una minoranza. Ci ribelliamo a questo mondo di merda, ma un altro è già in procinto di essere costruito. […] Ci ribelliamo perché l’acqua, i campi, le foreste, siano della collettività e non vengano monopolizzate da alcuno. Ci ribelliamo per la fine dei mega-bacini, per le paludi e per gli esseri che le popolano, per riprendere in mano il nostro modo di nutrirci e di vivere. In fine, si afferma: Ci ribelliamo per costruire una forza politica terrestre che ridisegni i nostri rapporti di forza e condizioni il nostro modo collettivo di stare al mondo. Ecco perché gli facciamo paura! Ed ecco perché non dovete avere paura di noi!
Nonostante le intimidazioni del governo Les Soulèvements de la Terre continuerà a lottare il 22 e il 23 aprile contro l’autostrada Castre-Toulouse, il 5 e 6 maggio a Rouen per il richiamo della foresta di fronte all’asfalto, il 10 e 11 giugno per corteo della sabbia a Saint-Colomban e il 17 giugno a Maurienne contro il cantiere TAV, perché come si afferma nel video, Non si dissolve un movimento molteplice e vivo, e soprattutto: Non si dissolve un’idea il cui momento è giunto. L’appello è dunque di continuare a lottare affinché quest’idea, che è ormai presente nella coscienza di diverse persone e realtà, continui a diffondersi e maturare finché non giunga il suo momento, non solo in Francia.
Chiara Lionello
