Il fuoco greco: un segreto gelosamente custodito a Bisanzio

Nell’arte militare l’esercito che possiede l’ultima innovazione tecnologica è, a rigor di logica e statisticamente, quasi sempre più avvantaggiato e lo è ancora di più se il nemico è all’oscuro del funzionamento della nuova arma impiegata negli attacchi. È il caso, ad esempio, del famigerato fuoco greco, utilizzato dalla flotta bizantina tra il 674 e il 1.000 ca., un’arma micidiale e infallibile.

Perché si chiama “Fuoco greco”?

L’origine del nome fuoco greco allude, da una parte, alle fiamme provocate da questa particolare arma e, dall’altra, all’area di competenza e utilizzo, la Grecia. Ma non bisogna essere imprecisi: non si tratta, infatti, di un’invenzione risalente all’antica Grecia. Nasce, infatti, a Bisanzio, oltre seicento anni dopo la nascita di Cristo.

Inoltre, nelle fonti bizantine non vi è alcun impiego della formula fuoco greco così come noi la conosciamo, bensì del fuoco marino, del fuoco romano, del fuoco liquido o del fuoco artificiale, tutti nomi generici che rimandano o al funzionamento dell’arma o, nel caso specifico del fuoco romano, ai suoi inventori (i Bizantini definivano se stessi Romei, uomini giuridicamente Romani, eredi dell’impero romano, di cultura greca e fede cristiana). Quindi, è evidente che tale nome è stato erroneamente assegnato a posteriori.

Che cos’è e come funziona il Fuoco greco?

Inventato nel 674 d.C. da Callinico di Eliopoli, architetto ebraico di lingua greca fuggito a Costantinopoli nel VII sec., il fuoco greco è una miscela altamente infiammabile, utilissima a contrastare gli assedi navali e famosissima per essere infallibile e soprattutto inestinguibile. 

Il vantaggio della particolare composizione chimica, di cui si sa poco, del fuoco liquido consisteva nella rapidità di propagazione delle fiamme e, cosa più importante, una volta innescate, dal fatto che non potevano essere spente con l’acqua o in alcun altro modo. Anzi, le vittime, ignare, istintivamente tentavano di spegnere il fuoco, ma l’acqua che vi gettavano sopra ne alimentava inesorabilmente e irrimediabilmente la voracità.

La miscela di idrocarburi era inserita all’interno di granate di terracotta, che poi venivano scagliate con delle catapulte contro le navi nemiche, o, secondo alcune miniature di manoscritti, era spruzzata con una serie di pompe o rudimentali lanciafiamme contro gli avversari. Il composto chimico, forse fatto di calce viva, salnitro, nafta o pece, una volta a contatto con l’acqua marina, in seguito a una serie di reazioni, si surriscaldava e il forte calore prodotto innescava un’altra reazione, l’ossidazione dell’anidride solforosa, che a contatto con l’acqua crea un acido tossico.

Le navi dei nemici erano, quindi, avvolte dalle fiamme in poco tempo, soprattutto perché il composto era meno denso dell’acqua e, quindi, galleggiava sulla superficie, circondando gli scafi delle imbarcazioni e condannandole a una  fine terribile.

Per quale motivo non se ne conoscono gli ingredienti precisi?

Usato nel 674 e tra il 717-718 per contrastare gli Arabi e, poi, nell’821-822 per impedire alla flotta slava di assediare la capitale Costantinopoli, il fuoco greco era classificato come un vero e proprio segreto di stato. Perciò, erano in pochissimi a conoscere gli ingredienti e il procedimento per la preparazione. Si contavano sulle dita di una o al massimo due mani gli alti funzionari, ufficiali e, ovviamente, il Basileus che erano a completa conoscenza del segreto.

A Bisanzio, infatti, non vi era nulla di così importante. Basti pensare che il segreto non è mai stato venduto, come fanno sapere alcuni documenti dell’epoca, delle principesse e delle insegne imperiali.

Proprio a causa di questo riserbo, non siamo del tutto certi della composizione chimica dell’arma e, perciò, rimangono ancora molti dubbi. Il segreto è stato, infatti, così gelosamente custodito che forse non riusciremo mai a (ri)scoprirne davvero la micidiale potenza.

Nicola Gautero

Immagine in evidenza da: https://cronistoria.altervista.org/il-fuoco-greco-larma-segreta-dei-bizantini/ (05/09/2023).

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