Le ultime dichiarazioni del ministro della Salute non hanno convinto le 40 associazioni che hanno aderito alle manifestazioni indette per il 19 gennaio scorso nelle principali città dello Stivale, in protesta contro il taglio, stabilito dalla nuova Legge di Bilancio, dei fondi per la cura dei disturbi del comportamento alimentare (DCA). Venerdì scorso, per qualche ora, il piazzale romano di Lungotevere Ripa si è tinto di lillà, come le tante magliette, palloncini e striscioni che i manifestanti hanno portato, di fronte alla sede del Ministero della Salute, come simbolo di una lotta inascoltata.
I 10 milioni di euro trovati nella pentola d’oro dal ministro Schillaci grazie a un emendamento al decreto Milleproroghetaglio non sono che briciole concesse dal governo per placare le ire dei medici e dei familiari dei pazienti, che piangono il taglio dei 25 milioni di euro stanziati dal governo Draghi nel 2022 per far fronte all’epidemia silenziosa dei DCA – ad oggi prima causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali.
“Senza rinnovo del finanziamento”, scrivono i portavoce dell’associazione Fiocchetto Lilla nel messaggio inviato alla (o al, visto che ci tiene particolarmente) Presidente Meloni, “le liste di attesa, che già arrivano a un anno, si allungheranno ancora. Quando nella vostra regione cercherete un luogo di cura pubblico e non ci sarà, quando dovrete rivolgervi al privato con costi proibitivi, scoprirete che non c’è una politica che abbia investito nella tutela della salute”. Per inciso, rivolgersi alle strutture private, dove in media un ricovero costa tra i 200 e i 300 euro al giorno (e non dura meno di qualche mese), può significare per le famiglie meno abbienti vendere la propria macchina o la propria casa.

Laura Dalla Ragione, direttrice della Rete di disturbi alimentari Usl 1 dell’Umbria recentemente intervistata dal Corriere della Sera, ribadisce a più riprese che lo stanziamento di 25 milioni di euro da parte governo Draghi nella Manovra 2022 ha rappresentato uno strumento importante, seppure ancora insufficiente, per affrontare l’aumento vertiginoso di casi di DCA registrato nel periodo pandemico e post pandemico (secondo una survey condotta a livello nazionale dal Ministero della Salute, i pazienti con diagnosi di anoressia, bulimia o binge eating disorder sono passati, tra il 2019 e il 2023, da circa 680 mila a più di 1.68 milioni). Il fondo previsto dalla Legge di Bilancio Draghi per il biennio 2023-2024, spiega Dalla Ragione, ha permesso di incrementare in modo significativo le assunzioni di personale altamente specializzato (per un totale di 780 nuovi posti di lavoro), di creare nuovi servizi e di incrementare quelli già esistenti, garantiti dal sistema sanitario nazionale.
Per quanto riguarda il numero di ambulatori presenti in Italia, i dati restano allarmanti: secondo i risultati del censimento del 2023, delle 126 strutture a livello nazionale (di cui 112 pubbliche e 14 private), 63 si trovano nel Nord Italia, 23 nel Centro e 40 tra Sud e Isole. La diversità su base territoriale della qualità dei servizi fa sì che, ad esempio, in Emilia-Romagna siano concentrati ben 20 centri di cura, mentre la regione del Molise risulta essere del tutto priva di strutture specializzate nel trattamento dei casi di DCA.
Micol Cottino
Crediti immagine di copertina: https://www.uclahealth.org/news/ucla-health-seeks-help-patients-with-overlapping-eating

Un commento Aggiungi il tuo