Contaminazione

Si parla di Human dimension riferendosi a quell’area di ricerca scientifica che descrive, predice e cerca di capire come azioni e pensieri della società umana possano influenzare la fauna selvatica. Capendo l’impatto della dimensione umana è possibile mettere in atto corrette politiche di gestione della fauna.

La necessità di queste politiche gestionali risulta essenziale considerando che la società umana si sta espandendo e inevitabilmente invade aree appartenenti agli habitat delle specie animali. È fondamentale capire come relazionarsi con gli animali selvatici. La fauna selvatica, per istinto, ha paura dell’uomo perché non abituata alla sua presenza. Allo stesso modo, come gli animali selvatici non conoscono noi, noi non conosciamo loro e mettiamo in atto comportamenti scorretti, come nutrirli o cercarne il contatto, tutti comportamenti che compromettono delicati equilibri. Queste nostre pratiche costringono la fauna ad una amicizia forzata con l’uomo producendo una alterazione del comportamento animale.

Gli animali selvatici sono abituati a stare in natura, a cacciare per procacciarsi il nutrimento e a soffrire la fame se le condizioni lo impongono. È chiaro che non hanno bisogno della nostra assistenza per vivere. Avere a che fare con un animale selvatico può inoltre essere pericoloso soprattutto se si decide, incautamente, di avvicinarsi. A differenza di quanto si possa pensare, sono gli animali più “innocenti”, come volpi, caprioli e cerbiatti, che più frequentemente possono provocare incidenti dannosi per l’uomo.

Tutti gli animali, domestici e selvatici, sono portatori di zoonosi, ovvero malattie causate da agenti trasmessi per via diretta o indiretta, dagli animali all’uomo (fonte ISS). La trasmissione di questi agenti (batteri, virus e parassiti), avviene attraverso il morso dell’animale oppure involontariamente, tramite il generico contatto. Sebbene non è escluso che la trasmissione possa avvenire da un animale domestico, tale eventualità risulta più difficile perché sottoposti a frequenti controlli veterinari e vaccini. Al contrario, gli animali selvatici, in quanto tali, sono naturalmente portatori sani di questi agenti.

Malattie come rabbia, tetano, influenza, ma anche colera, febbri emorragiche possono essere trasmesse da questi agenti attraverso i mammiferi di piccola/media taglia tipici della nostra fauna, come lepri, pipistrelli e felini, ma anche uccelli e rettili. Inoltre, le persone più a rischio sono le più fragili (bambini e anziani). La tendenza dell’uomo a invadere e appropriarsi dei territori che appartengono a questi animali comporta, sicuramente, un danno agli animali e costituisce un elevato rischio anche per l’uomo stesso.

Sono necessarie migliori e più funzionali politiche di gestione della fauna, sia per la protezione degli habitat animali sia per proteggere l’uomo. È indiscutibile che le decisioni in merito alla fauna selvatica spettino a chi la fauna l’ha studiata ma, in egual modo, non si può escludere l’opinione pubblica dal tavolo decisorio. È qui che entra in gioco la Human dimension come scienza: sapere fino a che punto l’uomo ha contaminato questi ambienti potrebbe permetterci di gestire in modo più consapevole i rapporti uomo – animale.

Incontri con fauna selvatica … cosa fare?

La prima regola, che abbiamo già ripetuto più volte, è evitare assolutamente di avvicinare gli animali selvatici. Se l’animale non si allontana da sé, dobbiamo essere i primi, con cautela, ad allontanarci. Inoltre, nel caso in cui venga ritrovato un animale morto, è bene chiamare il CRAS (Centro recupero Animali Selvatici) di riferimento. Nel caso di rondini, rondoni e pipistrelli vivi a terra è bene raccoglierli e con cautela portarli al CRAS più vicino o al primo centro veterinario disponibile, così che possano essere adeguatamente trattati. Piccola accortezza, inoltre, è segnalare, al personale o al veterinario, dove lo si è ritrovato.

Per quanto riguarda i piccoli di cerbiatto, di capriolo o di pulcini, è bene non infastidirli. Anche se non a portata della nostra vista, la mamma è nei paraggi e se ne prenderà cura. Solo nel caso in cui possano essere in pericolo (esempio in mezzo alla strada) è d’aiuto spostarli in un posto sicuro nei dintorni. Gli anfibi, come rane, rospi e salamandre non vanno mai maneggiati a mani nude, perché il muco che secernono potrebbe essere tossico.

È necessario prestare più attenzione nel caso di un incontro con un cinghiale. Normalmente, se non si sentono minacciati, questi animali non sono aggressivi. In questo caso, è necessario allontanarsi lentamente senza mai voltare loro le spalle e senza guardarli direttamente negli occhi (potrebbero vederla come un’aperta sfida). Se con noi è presente anche il nostro amico a quattro zampe, è necessario tenerlo al guinzaglio e portarlo via, cercando di fare meno rumore possibile. In uno scontro tra un cane e un cinghiale, sarà quest’ultimo a uscirne vincitore, specialmente se si tratta di una femmina con i piccoli.

Fonte immagine in evidenza: Pexels

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