Se siete alla ricerca di un romanzo che vi tenga incollati alle pagine e vi faccia immergere nei pensieri più profondi della sua protagonista, La spinta di Ashley Audrain è proprio quello che fa per voi. Edito in Italia da Rizzoli Editore, è stato l’uscita più attesa del 2021 e ha conquistato fin da subito il cuore dei lettori. Questo libro infatti, nonché romanzo d’esordio della scrittrice canadese, è stato tradotto in ben trentaquattro lingue e i suoi diritti sono stati acquistati dai produttori di C’era una volta…Hollywood.
Protagonista del romanzo è Blythe, una donna che nel primo capitolo del romanzo troviamo all’interno della sua auto, la sera della vigilia di Natale, a spiare la nuova vita che suo marito si è costruito dopo aver divorziato. Grazie all’ampia finestra del soggiorno, Blythe assiste alla rappresentazione della famiglia perfetta che tutti sognano, resa ancora migliore dalla magica cornice che solo il Natale sa offrire: caminetto e candele accese, atmosfera calda e accogliente, scambio di regali, gesti di cura reciproci, il tutto in contrasto con il fuori, dove sta nevicando. Ma di questa scena da film Blythe sta osservando soprattutto Violet, la sua primogenita. E Violet la vede a sua volta.
Ashley Audrain conduce magistralmente la narrazione alternando capitoli al presente e capitoli al passato, non tornando indietro a un momento specifico ma facendoci scorgere vari momenti della vita di Blythe e addirittura di quella di sua madre. L’infanzia difficile, la fuga della sua famiglia per approdare in città, l’incontro con Fox che diventerà suo marito e il suo intenso desiderio di avere un figlio, per dimostrare a se stessa di essere diversa da sua madre. Per dimostrare di essere in grado di fare la madre nonostante tutto. Il suo desiderio si realizza in fretta: poco dopo il matrimonio infatti rimane incinta e nove mesi dopo viene al mondo Violet.
Blythe però scopre subito che la vita da madre non è assolutamente quella che aveva sognato: non riesce ad allattare sua figlia e dovrà ricorrere all’aiuto di una balia e di sua suocera per gestire la casa. Violet inoltre dorme in modo molto discontinuo e sembra piangere sempre, tutto il giorno e tutta la notte costringendo Blythe ad alzarsi ogni mezz’ora per andarla a controllare e non riuscendo a chiudere occhio. E a tutto ciò si aggiungono i dolori del post parto, come le emorroidi, il dolore dei punti e quello ai capezzoli. Blythe trascorre così le sue giornate in casa, da sola, con la bimba urlante. Lei, che di lavoro fa la scrittrice, non riesce neppure più a buttare giù mezza riga. Chi invece è al settimo cielo è suo marito Fox, che lavora tutto il giorno e alla sera è entusiasta di riabbracciare Violet. Per ironia della sorte, Violet sembra calmarsi solo con lui, dando l’impressione di essere una bimba dolce e tenera, l’esatto contrario di quello che racconta Blythe.
Blythe non può che soffrire per questa situazione e tenta con tutte le sue forze di essere una madre normale: partecipa anche a incontri con un gruppo di neomamme, ma lo fa più per rendere felice Fox. Tra i racconti degli ultimi rigurgiti e i sonni di ciascun pargolo, Blythe si sente fuori posto. L’autrice non ne parla mai esplicitamente, ma in Blythe sono ben visibili tutti i sintomi della depressione post-partum: lei è però abbandonata completamente a se stessa, soprattutto da suo marito. Con il proseguire della storia, Violet cresce e Blythe riesce a stabilire un contatto con lei. È però un contratto flebile, debole, tutto l’opposto di quello che unisce Violet e Fox. Inoltre, la figlia spesso ha dei comportamenti strani e Blythe inizia a chiedersi se non ci sia qualcosa di sbagliato in lei. Dubbi che vengono sollevati anche dalle maestre dell’asilo, e che vengono prontamente fugati da Fox, che adora Violet e accusa Blythe di volerle poco bene.
Un po’ di pace nella vita di Blythe arriva con la nascita di Sam, il secondogenito. Sam è tutto ciò che Violet non è stata: madre e figlio entrano in sintonia fin da subito e finalmente la maternità inizia ad assomigliare a quella tanto decantata da tutte le altre mamme. Se la nascita di Sam ha portato pace nella vita di Blythe e Fox, il suo arrivo però non è stato digerito da Violet. Si potrebbe pensare a una semplice gelosia nei confronti del fratellino, invece quello che si cela dietro agli occhi di Violet è qualcosa di molto più profondo, selvaggio e soprattutto oscuro. E a farne le spese sarà proprio Blythe, in una gelida mattinata d’inverno in cui la sua vita verrà sconvolta per sempre.
Ashley Audrain ci accompagna in una lettura emozionante tra i pensieri più profondi di Blythe, i suoi ricordi, le sue angosce e le sue paure. Un viaggio nella mente di una donna che cerca di essere una buona madre nonostante la sua esperienza e che dovrà costantemente scontrarsi con la domanda: “Sono una cattiva madre o è davvero Violet il problema?”. Una storia psicologica costruita con il ritmo e la suspense del thriller, da cui non riuscirete a staccarvi.
Irene Rolando
Crediti immagini di copertina: https://www.nytimes.com/2021/01/05/books/review/the-push-ashley-audrain.html
