Il 12 aprile ho avuto l’opportunità di partecipare alla giornata di inaugurazione della Settimana della gioventù europea (European Youth Week), che ha avuto luogo dal 12 al 19 aprile a Bruxelles, in Belgio. Questo evento, a cadenza biennale, ha l’obiettivo di promuovere l’impegno e la partecipazione giovanile per stimolare un ruolo attivo dei giovani nell’esperienza della propria cittadinanza europea. L’evento ha infatti riunito un gran numero di giovani europei e personalità (politiche e non) della Commissione Europea. Queste ultime hanno avuto un ruolo molto attivo nel corso della giornata: non solo hanno presentato il discorso inaugurale nel corso della sessione plenaria, ma hanno avuto anche un ruolo attivo nello svolgimento delle sessioni parallele. Infatti, dopo la plenary session iniziale, ogni partecipante ha avuto la possibilità di scegliere tre conferenze (da una lista chilometrica di offerte estremamente interessanti: la scelta non è stata affatto facile) da seguire nel corso della giornata.
I temi, caldi; la modalità di partecipazione, attiva. Gran parte delle breakout sessions hanno cercato infatti di stimolare l’interazione e il dibattito attraverso attività guidate e giochi di ruolo. Si è parlato di cittadinanza partecipata, di clima, di educazione ed opportunità di formazione, di inclusione sociale. Di ciò che vorremmo per l’Europa e di ciò che, forse, abbiamo già: la consapevolezza e la divulgazione delle offerte europee attive per i giovani sono infatti stati alcuni dei temi proposti nel corso delle formazioni parallele.
Ho trovato interessante un dato emerso nel corso della sessione plenaria: la stragrande maggioranza dei giovani presenti svolgeva volontariato ed anzi aveva avuto la possibilità di presenziare alla Giornata proprio grazie ai loro enti. Così è stato per me: ho infatti avuto l’onore di rappresentare il progetto Mindchangers, a cui prendo parte da circa un anno. Mindchangers è un progetto europeo che mira a potenziare la presenza sui territori di attività di coinvolgimento e crescita giovanile rispetto alle grandi sfide del nostro tempo: migrazione e cambiamento climatico.
Quest’anno, in particolare, l’evento si è tenuto esattamente due mesi prima delle elezioni europee (che, ricordiamo, si terranno l’8 e il 9 giugno). Certo non un caso, almeno per la mia italiana sensibilità – visto il preoccupante afflusso alle urne delle ultime elezioni. Non credo quindi che la composizione del pubblico della Giornata fosse un fatto casuale: l’attivazione giovanile prende diverse forme – a cominciare dal voto, naturalmente – ma è un tratto che va curato e coltivato, tanto a scuola quanto negli enti e nelle istituzioni.
Quando, la sera di venerdì 12 aprile, ho ripensato alla giornata appena vissuta, mi si è stampato in mente uno specifico termine, inglese – forse complice la giornata internazionale passata a comunicare in lingua franca. Daydreaming mi è sembrato, e mi sembra tuttora, la parola migliore per descrivere ciò che provo ripensando alla EYW: un sogno ad occhi aperti, per una traduzione su due piedi – anche se la forma verbale mi sembra rendere meglio l’atto in sé. Non mi sembra ancora vero di aver avuto la possibilità di stare al Parlamento, di esprimere le mie idee e di essere ascoltata: di avere una voce da usare, e soprattutto, un orecchio a riceverla. Questo atto di daydreaming non è stato per me un fulmine a ciel sereno: credo che sia la mia personale esperienza come persona (giovane, studentessa e volontaria da diversi anni) ad avermi portato alla consapevolezza, alla certezza che il mio ruolo ha un impatto positivo sul mondo che mi circonda. E il volontariato esperito in questi anni rappresenta qualcosa di prezioso, che mi aiuta nella mia costruzione come persona e come cittadina.
Questa giornata, per me, non è stata solo una prestigiosa occasione di scambio e confronto, ma è stata un campanellino, una sveglia: la tua voce conta, abbi il coraggio di esprimerla. Lotta per il tuo territorio e per le opportunità che il mondo offre ai propri giovani, così spesso accusati di un’accidia invalidante. Decidi per te stessa: hai il diritto – e il dovere – di farlo, senza timore.
Non mi resta che essere grata per questa maturata consapevolezza, e ricordare a te che leggi di andare a votare, a giugno: fallo per te, e per nessun altro.
Arianna di Pascale
