Torniamo a parlare di Giustizia, in particolare della Strategic Litigation: la tecnica giudiziaria che consiste nella promozione del caso di un singolo, dichiarandone gli interessi, al fine di ottenere un risultato con una più ampia portata per la collettività.
Quali sono gli ostacoli e le difficoltà che rendono meno agevole l’uso del contenzioso strategico? Primo fra tutti è il legame che l’avvocato instaura con il cliente: occorre trovare un bilanciamento tra situazione sistematica e rivendicazione individuale. Il ricorrente potrebbe (giustamente) mirare al semplice soddisfacimento dei propri interessi, accettando ad esempio un risarcimento o un patteggiamento, smorzando quindi il tono collettivo di questo tipo di azione. L’avvocato, infatti, è tenuto deontologicamente a fare il meglio per e rispettare i desideri del proprio cliente. Vi è poi una certa rigidità giudiziaria. Si tratta pur sempre di un caso giuridico che deve misurarsi con le norme e le disposizioni costituzionali; ciò comporta che un’eventuale sconfitta rischia di consolidare la giurisprudenza, specie se si procede ad azioni “a macchie” (iniziative presso diversi tribunali) e si perde la causa un po’ ovunque. È anche vero che un giudizio iniquo potrebbe smuovere la sensibilità pubblica. Non sono poi da sottovalutare la scelta del meccanismo in base alla quale organizzare la strategia, il tempo e le risorse finanziarie.
Tra i cosiddetti “pro”, invece, vi sono l’effetto benefico giuridico della Stretegic Litigation, vale a dire una riforma, ed effetti extra-giuridici, vale a dire la diffusione dei risultati giudiziari, la condivisione con altri giuristi e azioni collettive coordinate che coinvolgano la società civile e le ONG ad esempio.
Gli strumenti di cui si serve la Strategic Litigation possono essere di natura sovranazionale o nazionale. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) hanno un impatto sugli Stati nazionali. Il diritto dell’Unione Europea, in particolare, ha quattro principi la cui osservanza lo rende molto forte rispetto al diritto nazionale:
- preminenza del diritto dell’UE tra le fonti del diritto;
- effetto diretto del diritto dell’UE attraverso i regolamenti, vale a dire l’applicazione decentrata per cui il giudice è tenuto ad applicare le norme dell’Unione;
- effetto diretto delle direttive a seguito del loro recepimento, ovvero l’obbligo di applicazione e interpretazione conforme tra diritto nazionale e diritto sovranazionale.
I diritti fondamentali sono tutelati dalla Carta dell’Unione Europea che ha lo stesso valore dei trattati istitutivi (TUE e TFUE), ovvero valore di diritto primario. Nella Carta si legge di diritti fondamentali della vita umana, ma anche sociali ed economici come la circolazione, il lavoro, le garanzie sulla bioetica, i diritti dei consumatori. Essa si rivolge alle istituzioni e agli Stati membri e contiene due tipi di disposizioni: i diritti (invocati direttamente dai singoli davanti ai tribunali garantiti dagli Stati membri) e i principi (applicati indirettamente dagli Stati membri). queste disposizioni, tuttavia, non devono contraddire le tradizioni degli Stati membri (da qui nascono situazioni di crisi dovute all’incontro di culture diversificate, come i recenti rimproveri da parte dell’UE alla Polonia e all’Ungheria).
Altro elemento fondamentale è la CEDU. Si tratta di una convenzione che ha istituito la Corte europea dei diritti dell’uomo. Ogni persona può adire direttamente alla Corte. L’UE non ha aderito alla CEDU, ma molti Stati suoi membri sì. L’articolo 52 della Carta, tuttavia, dice che il diritto dell’Unione laddove contenga gli stessi diritti della CEDU si sposa con essa.
A livello sovranazionale, dunque, l’avvocato che si avvale del contenzioso strategico, in accordo con gli interessi del cliente, in base al mezzo con cui ha più possibilità e al fine ultimo dell’azione potrà scegliere tra:
- Ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo: possono ricorrervi tutte le persone fisiche e giuridiche. Per il ricorso in via principale occorre la presenza di un pregiudizio al singolo non lieve e deve riguardare uno dei suoi diritti. Essa permette di impattare sulla legislazione interna e permette di inserire nuovi diritti. A supervisionare l’esecuzione della Corte di Strasburgo è il Comitato dei Ministri. Il ricorso in via urgente richiede una serie di requisiti più stringenti.
- Ricorso alla Corte di Giustizia Europea: vi si arriva attraverso una serie di procedure, in particolare il rinvio pregiudiziale, che consiste nel sollecitare il giudice interno a portare il caso all’UE per antinomia tra diritto nazionale e diritto dell’Unione Europea.
A livello nazionale un’opzione è il rinvio pregiudiziale alla Corte costituzionale. Il singolo cittadino non può agire direttamente, ma deve sollecitare l’intervento di un giudice che colga l’effetto lesivo della legge oggetto di discussione. La Corte costituzionale si potrà esprimere attraverso una sentenza di accoglimento, una sentenza interpretativa di accoglimento o il rigetto. La Corte in genere tende ad aspettare l’intervento del legislatore. Alcune associazioni possono partecipare con amici curiae una volta che è già attivata la causa.
E poi vi sono le class action, ovvero l’azione di classe di un’organizzazione o un’associazione. Qui il termine chiave è omogenei: i casi riuniti in un’azione collettiva non devono essere perfettamente identici ma omogenei. Questo tipo di azioni, come le precedenti, è classificato come “tipico”. Ci sono forme anche atipiche: di base tutto può essere strategico, anche porre l’attenzione pubblica su un certo tema, ma su questo torneremo con un altro articolo.
Nicole Zunino
Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=rOeQ_UZMknk
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