Caos e follia sono gli elementi che saltano all’occhio se si osservano le opere di Jean Michel Basquiat. Forme e figure spesso indecifrabili, parole che urlano su sfondi dai colori accesi e quasi deliranti sono i simboli della sua produzione artistica.
Cresciuto a Brooklyn, coltiva la sua passione per l’arte grazie soprattutto alla mamma, che ama moltissimo portarlo nei musei di New York. Dai primi anni d’età sviluppa la sua brillante creatività disegnando ispirandosi ai suoi cartoni animati preferiti. Poi, a seguito di un grave incidente (fu investito da un’auto), durante permanenza in ospedale, la mamma gli regala il libro Gray’s Anatomy, che sarà sua fonte di ispirazione per molte opere.
A causa della situazione familiare poco stabile (la mamma è in cura in ospedali psichiatrici) va a vivere col padre e le sorelle, dopo il divorzio dei genitori. La sua adolescenza è segnata senza dubbio dall’uso di stupefacenti. Si avvicina presto alle droghe con l’amico Al Diaz, che conosce alla scuola alternativa City-as-school. Da questa amicizia nasce la SAMO, “the SAMe Old shit“. Questo anagramma è destinato a diventare il tag di graffiti sparsi sui muri della città. La SAMO è una filosofia di vita, anzi è presentata subito come una religione, in una storia dello stesso Basquiat.
In questi anni turbolenti, respira la street art newyorkese, frequentando personalità di spicco, come Keith Haring, il quale si innamorò dei suoi graffiti e il grande Andy Warhol. In poco tempo è conosciuto in tutto il mondo, espone le sue opere a New York; con il supporto di Annalisa Nosei, allestisce la sua prima mostra personale a Modena, alla Galleria Mazzoli (nel 1981), ma il successo arriva qualche anno dopo.

La SAMO© si trasforma in SAMOISDEAD dopo l’allonamento da Diaz. Questo è l’inizio del successo di Basquiat, genio ribelle, fuori dagli schemi. Dai suoi graffiti traspaiono la rabbia, l’esigenza di espressione, una sorta di provocazione su temi quotidiani e incoerenze sociali. Basquiat è un neoespressionista che denuncia le discriminazioni razziali, il tutto con un’ironia sottile, tipica del suo stile grafico spontaneo.
Vistose figure antropomorfe attorniate da segni, parole, simboli, come la corona, ricorrente in molte opere, rendono le sue creazioni uniche. Ritornano spesso le forme del corpo umano; molte linee sono spezzate, altre morbide. Ciò che meraviglia è l’insieme degli elementi: tutto sembra in disordine, senza un senso logico di lettura, in realtà il caos apparente è in perfetta armonia.
Bird on money (1981) è un dipinto dedicato interamente al sassofonista Charlie Parker, denominto proprio “Bird” (abbreviato da yardbird). Il jazz era uno dei vivi interessi di Basquiat, infatti in più di 30 opere, omaggia musicisti e brani di questo genere. Un uccello nero e blu rappresenta Parker; sullo sfondo ci sono frecce e simboli ripetuti. La tela invoca la morte con il cimitero Green-Wood, dove sarebbe stato seppellito lo stesso Basquiat.
La scritta “PARA MORIR” è in spagnolo e riecheggia l’idea della morte. Il blu, il giallo dominano la scena, le linee bianche spezzate, le frecce, i richiami al cimitero evocano un senso di fine; l’uccello è nero e ha un occhio blu e rosso. Si intravede l’urgenza creativa dell’artista in ogni sua traccia. Come Parker, anche Basquiat è dipendente dall’eroina.
Basquiat muore a soli 27 anni per overdose. La sua vita breve, ma intensa ha segnato l’arte contemporanea per sempre. Rimarrà un unicum artistico nella street art e nel Neoespressionismo tra gli anni Settanta e Ottanta.
Cecilia Blunda



