Proposta la nuova Commissione europea: cosa possiamo aspettarci dal prossimo esecutivo von der Leyen

Qualche giorno fa, la rieletta presidente Ursula von der Leyen ha proposto i nomi per una nuova Commissione europea: 6 vicepresidenti, 20 commissari, per un totale di 27 membri (uno per ogni  Stato membro). La ricerca dei nuovi volti dell’esecutivo europeo è stata a dir poco tumultuosa, fra le polemiche legate alle dimissioni del commissario Breton e le richieste di von der Leyen (rimaste inascoltate) di una maggiore parità di genere fra i commissari.

La nuova Commissione, in linea con il clima politico europeo, pende particolarmente verso il centro-destra. Alcuni l’hanno definita una “Commissione del PPE”: effettivamente, la famiglia dei popolari europei esprime ben 13 dei 27 commissari, fra cui anche la presidente.

In un esercizio di riequilibrio politico, tuttavia, le vicepresidenze sono state assegnate per la maggior parte alle altre famiglie politiche europee: due per i Socialisti e Democratici, due per i centristi di Renew, una per il partito di estrema destra ECR.

Quest’ultima scelta, che riguarda proprio la nomina del ministro italiano Raffaele Fitto, ha scatenato la reazione indignata dei partiti dell’area di centro-sinistra. Per von der Leyen, tuttavia, tale nomina rifletterebbe “l’importanza di un Paese fondatore come l’Italia”, oltre a rispecchiare “la composizione del Parlamento europeo, dove ECR ha due vicepresidenti”.

Vediamo dunque alcuni dei nomi che con ogni probabilità affiancheranno la presidente nella nuova legislatura. Portafoglio importante è sicuramente quello di Teresa Ribera (Spagna), membro dei socialisti europei e nuova vicepresidente esecutiva per la Transizione Pulita, Giusta e Competitiva. Fra le sue competenze, legate alla transizione verde, rientrerà l’importantissimo ambito della concorrenza. Altro membro cardine della nuova Commissione sarà Kaja Kallas (Estonia) nelle vesti di Alto rappresentante per gli Affari esteri e la Sicurezza. Kallas sarà responsabile delle relazioni internazionali per l’UE; l’ex premier estone si è contraddistinta in passato per posizioni abbastanza critiche verso la Russia. La Francia sarà rappresentata da Stéphane Séjourné, vicepresidente esecutivo responsabile della Strategia Industriale europea. La finlandese Henna Virkkunen si occuperà di Sovranità Tecnologica, Sicurezza e Democrazia.

Altri nomi importanti sono sicuramente il lettone Valdis Dombrovskis, già commissario dal 2014 e nominato per il portafoglio Economia e produttività, e Maroš Šefčovič (Slovacchia), vero veterano della Commissione dal 2009, il quale sarà responsabile per il Commercio e la Sicurezza economica.

All’Italia è stata assegnata la vicepresidenza per la Coesione e le Riforme: una vittoria per il governo Meloni, che nell’ambito della riconferma della presidente von der Leyen aveva espresso voto contrario, ponendosi all’opposizione.

La formazione della nuova Commissione, tuttavia, non è ancora definitiva: nelle prossime settimane, i commissari saranno esaminati singolarmente dal Parlamento europeo, che dovrà approvare in blocco il nuovo esecutivo. La questione non è scontata: alcuni dei nomi proposti scatenano una moderata dose di scetticismo, fra cui il commissario ungherese Olivér Várhelyi, considerato vicino al partito di Orbán.

La nuova Commissione mirerebbe ad essere “più snella, più interattiva e interconnessa”; i portafogli dei commissari sono progettati per andare oltre le vecchie competenze monotematiche col fine di una governance “più fluida” e di un maggiore coordinamento delle politiche. Un obiettivo importante per un esecutivo che dovrà affrontare sfide estremamente complesse: i conflitti in Ucraina e Medio Oriente, le elezioni americane, i rapporti commerciali con la Cina, senza dimenticare le importanti difficoltà interne legate all’ascesa dell’estrema destra e alla declinante produttività del continente.

A tal proposito, solo pochi giorni fa l’ex primo ministro e presidente della Bce Mario Draghi aveva pubblicato l’atteso rapporto sulla competitività dell’Ue; nello stesso, l’ex premier avvertiva i leader europei sulla necessità di importanti riforme alla governance dell’Ue e di ingenti investimenti per finanziare le transizioni in atto. Secondo Draghi, le sfide che si presentano all’Europa sono di natura epocale: “se non agisce, l’Ue rischia di compromettere il suo benessere, l’ambiente e la sua libertà”.

Sulla base di queste premesse dovrebbe svilupparsi il lavoro della nuova Commissione, dalla quale ci si aspetta un ruolo più proattivo nel portare avanti le riforme necessarie.

Di fronte allo stato attuale della politica europea, tuttavia, le speranze di una reale attuazione del rapporto di Draghi lasciano spazio ad alcune considerazioni: i governi, anche quelli più europeisti, guardano sempre più verso l’interno, privilegiando l’interesse nazionale alla cooperazione; i Paesi storicamente alla guida del processo di integrazione, Francia e Germania, affrontano importanti sfide interne e risultano indeboliti a livello europeo. Inoltre, la questione sugli investimenti rimane un argomento particolarmente “caldo”, a fronte della resistenza dei Paesi cosiddetti “frugali”, contrari a qualsiasi forma di debito comune europeo; a ciò si aggiunge un futuro commissario per l’economia con visioni piuttosto rigide in materia di bilancio.

In sostanza, il clima politico generale non sembrerebbe propizio per un nuovo round di riforme profonde alla governance dell’UE. Non resta che sperare in una Commissione coesa e proattiva di fronte alle debolezze interne degli Stati. Su questa sfida si giocherà la partita di von der Leyen.

Sara Stella

Per approfondire:

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-nuova-commissione-europea-2-0-183926

https://www.affarinternazionali.it/la-nuova-commissione-europea-a-guida-von-der-leyen/

https://www.ft.com/content/e43d77be-f533-4791-9d83-ca2ba741e5d5

https://www.politico.eu/article/ursula-von-leyen-thierry-brenton-european-commission/

https://www.wired.it/gallery/commissione-europea-commissari-profili-ursula-von-der-leyen/

Fonte immagine in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:European_Parliament_Strasbourg_Hemicycle_-_Diliff.jpg

Lascia un commento