John Searle, filosofo di grande rilievo nel campo della percezione, ha dedicato ampie riflessioni alla questione del realismo diretto, opponendosi in modo deciso all’argomento dell’illusione, che ha influenzato gran parte dell’epistemologia moderna.
Secondo l’argomento dell’illusione, le nostre percezioni non ci mettono mai in contatto diretto con gli oggetti materiali o fenomeni oggettivi del mondo esterno, ma solo con i cosiddetti dati sensoriali, ovvero rappresentazioni interne di ciò che si percepisce.
Questo argomento si basa su un presupposto centrale: le esperienze sensoriali di percezione veridica (quando vediamo realmente un oggetto) e di allucinazione (quando vediamo qualcosa che non esiste) condividono una caratteristica comune, ossia un’esperienza soggettiva qualitativa. Poiché l’esperienza soggettiva in entrambi i casi è qualitativamente identica, si conclude che, in entrambi i casi, ciò che vediamo non è l’oggetto reale ma un dato sensoriale interno; ne consegue che non possiamo mai accedere direttamente al mondo esterno, ma solo alla nostra esperienza soggettiva.
Searle, nel suo tentativo di smantellare questo argomento, sostiene che tale ragionamento è viziato da una fallacia di ambiguità, ossia una confusione tra diversi significati dell’espressione “consapevolezza di”. In particolare, egli distingue tra la “consapevolezza di” un oggetto intenzionale esterno (un albero, una casa, ecc.) e la “consapevolezza di” la propria esperienza soggettiva. Confondere queste due forme di consapevolezza porta a trattare l’esperienza percettiva stessa come l’oggetto dell’esperienza, anziché considerarla come un atto che si riferisce al mondo esterno. Per Searle, questo errore è alla base dell’argomento dell’illusione.
Un esempio classico di tale ambiguità si ritrova nel pensiero di filosofi come Berkeley e Hume. Berkeley, nel suo Dialogo tra Hylas e Philonous, sostiene che tutto ciò che percepiamo sono idee, ovvero rappresentazioni mentali, e non oggetti materiali. La sua argomentazione è costruita sull’idea che, poiché il calore intenso percepito è indistinguibile dal dolore, il calore esiste solo nella mente. Tuttavia, Searle osserva che Berkeley sfrutta un’ambiguità nell’espressione “percezione immediata”, alternando tra il significato di percepire uno stato di cose reale e il significato di percepire una sensazione interna.
Analogamente, Hume nel suo Trattato sulla natura umana distingue tra impressioni e idee, sostenendo che le percezioni mentali non hanno un’esistenza indipendente, ma dipendono dal funzionamento dei nostri organi sensoriali. Searle critica Hume per aver confuso la percezione visiva con la natura ontologica degli oggetti percepiti: quando, ad esempio, vediamo gli oggetti doppi premendo un dito contro l’occhio, non sono gli oggetti ad essere doppi, ma le nostre esperienze visive. Gli oggetti del mondo esterno, per Searle, rimangono invariati e oggettivi, indipendentemente dalle nostre esperienze percettive distorte.
Searle contesta la conclusione a cui giungono sia Berkeley che Hume, secondo cui non possiamo mai accedere direttamente agli oggetti del mondo esterno. Secondo il realismo diretto di Searle, infatti, noi percepiamo direttamente gli oggetti del mondo e le nostre esperienze percettive sono atti intenzionali che ci mettono in relazione con stati di cose reali. L’intenzionalità, nel pensiero di Searle, è una caratteristica fondamentale della mente, che si dirige verso oggetti e stati di cose del mondo esterno. La percezione non è un semplice stato mentale, ma un atto che ci connette direttamente con il mondo reale.
Un punto centrale della critica di Searle è che l’argomento dell’illusione confonde il contenuto dell’esperienza intenzionale con l’oggetto dell’esperienza.
Nel caso dell’allucinazione manca l’oggetto, anche se l’esperienza può avere lo stesso contenuto fenomenologico di una percezione veridica. Tuttavia, la mancanza di un oggetto reale nell’allucinazione non implica che anche nelle percezioni veridiche vediamo solo dati sensoriali. Le esperienze percettive, secondo Searle, sono rappresentazioni intenzionali degli oggetti del mondo, non oggetti in sé stesse.
Il realismo diretto di Searle si fonda quindi sulla comprensione che la percezione è una presentazione diretta degli stati di cose del mondo. Se si accetta che l’esperienza percettiva ha una direzione di adattamento “mente-mondo”, ciò significa che la percezione si adatta al mondo esterno, e non viceversa. Questo concetto si collega strettamente alla nozione di “condizioni di soddisfazione”: una percezione è soddisfatta solo se l’oggetto percepito esiste nel mondo esterno e causa l’esperienza percettiva. Searle sottolinea che gli stati intenzionali non operano mai in isolamento, ma sono sempre integrati in una rete di stati mentali funzionali. Questo significa che la nostra percezione del mondo si basa su una serie di conoscenze e aspettative che influenzano il modo in cui interpretiamo le informazioni sensoriali; tuttavia, ciò non cambia il fatto che ciò che percepiamo sono gli oggetti reali del mondo esterno, non semplici rappresentazioni mentali.
Il realismo diretto di Searle rappresenta una forte difesa contro l’argomento dell’illusione e il suo scetticismo: John Searle afferma che percepiamo direttamente il mondo esterno e non dobbiamo cadere nella trappola di confondere le nostre esperienze soggettive con gli oggetti reali che esse intendono rappresentare.
Marina Palumbieri
