Perché si parla di crisi diplomatica tra Canada e India?

I rapporti tra Canada e India hanno toccato il fondo, e potrebbero esserci conseguenze anche sull’immigrazione. Il motivo? Si tratta di una  crisi scoppiata in seguito alll’omicidio di un cittadino canadese, uno dei massimi rappresentati del movimento separatista Khalistan, che ha poi portato all’espulsione di diversi diplomatici, sia dall’India che dal Canada.

Che cos’è il movimento Khalistan?

Si tratta di un movimento che sostiene la nascita di uno Stato sovrano chiamato Khalistan (“Terra dei Khalsta”) all’interno della regione indiana del Punjab, dove risiederebbero le persone di religione sikh.

Il movimento è sempre stato sostenuto da Cina e Pakistan, e si è sempre rivelato problematico per l’India: è stato infatti bandito dal governo nel 2019 perché accusato di minacciare la sicurezza nazionale, proprio perché l’obiettivo del movimento è quello di ricavare un territorio per la comunità sikh dall’India, minacciando l’integrità territoriale del paese.

Gran parte degli aderenti al movimento risiedono all’estero, per via della cosiddetta “diaspora sikh”, in particolare in Pakistan, in Inghilterra, in Italia, in Australia e in Canada, dove risiede la seconda comunità sikh più estesa al mondo: si parla infatti di 780 mila persone, circa il 2% della popolazione canadese. 

Il movimento è davvero una minaccia per l’India?

Il movimento indipendentista non costituisce una vera e propria minaccia per l’India, principalmente perché il governo indiano ha sradicato i suoi membri dal proprio territorio a seguito di una guerra civile tra gli anni Ottanta e Novanta. Dopo che il governo indiano riuscì a reprimere il movimento, la leadership scappò all’estero, mantenendo però dei legami, anche se molto flebili, con la comunità sikh presente in India.

Il motivo della crisi

Il motivo principale della crisi diplomatica sta nell’omicidio, avvenuto nel 2023, di uno dei massimi rappresentanti del movimento, ovvero Hardeep Singh Nijjar, residente da diversi anni in Canada. La sua morte aveva fin da subito assunto delle dimensioni internazionali: già allora il primo ministro canadese aveva affermato di essere in possesso di prove schiaccianti che confermavano il coinvolgimento del governo indiano.

Il primo ministro Trudeau ha inoltre rivelato la sua preoccupazione per la comunità sikh residente in Canada, ritenendo lo Stato indiano colpevole di estorsioni, atti violenti e minacce.

Ne è seguita la recente espulsione di 6 dei principali diplomatici indiani in Canada (tra cui l’high commissioner, l’equivalente di un ambasciatore nei paesi del Commonwealth) e viceversa: secondo il primo ministro Justin Trudeau i diplomatici in questione erano direttamente collegati a un gruppo criminale guidato dal malavitoso Lawrence Bishnoi. Come può allora la diplomazia fare passi in avanti nonostante queste accuse?

Le parole del primo ministro canadese sono state molto esplicite, rivelando una crescente preoccupazione:

“Non stiamo cercando di provocare uno scontro con l’India, ma il governo indiano ha fatto un errore terribile nel pensare di potere interferire in maniera così aggressiva con la sovranità del Canada, che è stata sensibilmente compromessa”.

Il governo indiano ha respinto ogni accusa, ritenendo il comportamento canadese “sconsiderato”, e accusando il Canada di non aver preso abbastanza misure contro la crescente influenza dei separatisti nel suo territorio.

La ministra per gli affari esteri canadese Mélanie Joy ha rilasciato delle dichiarazioni azzardate, ma molto forti

“Non è mai accaduto qualcosa del genere nella storia del Canada e questo livello di repressione transnazionale non è tollerabile sul suolo canadese. Abbiamo visto qualcosa del genere in Europa, la Russia l’ha fatto in Germania e in Inghilterra e dobbiamo prendere delle decisioni concrete a riguardo”

Non è solo una questione canadese

Queste accuse però non provengono soltanto dal Canada: giovedì il dipartimento di giustizia americano ha accusato Vikash Yadav, un lavoratore del governo indiano, di aver pianificato dall’India l’uccisione di un altro dei leader del movimento separatista, residente a New York, che non è andata a buon fine.

Gli effetti sull’immigrazione

La crisi tra i due Stati avrà inevitabilmente degli effetti sull’immigrazione a breve e a lungo termine, come:

Sospensioni dei visti e restrizioni sui servizi consolari: uno degli effetti immediati dell’espulsione dei diplomatici indiani dal suolo canadese è stata la sospensione dei servizi di rilascio di visto ai cittadini canadesi

Effetti sui programmi di immigrazione economica: il Canada è un paese molto aperto all’immigrazione di lavoratori qualificati, con programmi appositi come il Federal Skilled Worker Program o l’Express Entry. Gli effetti della crisi potrebbero ripercuotersi proprio sui lavoratori indiani che cercano un’occupazione in Canada

Conseguenze per la diaspora sikh in Canada: come già detto, il Canada è una delle mete maggiormente scelte nella diaspora sikh, la crisi diplomatica potrebbe avere degli effetti considerevoli su questa comunità, aumentando i controlli sull’attività della diaspora e portando a discriminazioni interne.

Serena Spirlì

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