Camminare oggi è associato al raggiungimento di un posto da un altro posto. Non conta il tragitto, conta il tempo che ci si impiega per raggiungere la meta finale, che deve essere il minor tempo possibile, perché è incastrato nei mille impegni della giornata e non si può perdere tempo. Ma andare a fare una passeggiata, senza correre, senza passo affrettato e senza una meta precisa, semplicemente camminare, vagare, errare, può permettere di scoprire un lato inedito di un luogo già noto.
Camminare è una pratica antica, risalente ai primitivi, e si è sviluppata in seguito tra le epoche; presa in considerazione da alcune correnti filosofiche, come i Peripatetici, che prendono il nome dal “peripato”, il portico in cui Aristotele teneva lezione passeggiando. Ma l’idea di erranza è già presente nella storia di Caino e Abele, esempi di due stili di vita differenti: uno è l’homo faber, che si ferma, si stabilisce e costruisce; l’altro è l’homo ludens, che invece è legato ad un’idea di nomadismo, di pastorizia, che fa dell’erranza il suo stile di vita quotidiano. Mentre il primo alterna i momenti di lavoro per avere momenti di tempo libero, rispetto al secondo l’idea del tempo è più dilatata, sfilacciata, mescolata. Caino uccide Abele, ma in questo modo lui stesso è condannato a seminare e a non raccogliere più nulla, oltre che a vagabondare come faceva il fratello (Careri, 2006). L’idea dell’erranza e del vagabondaggio viene in seguito presa a carico da diverse correnti artistiche, che riabilitano la sua importanza. Il valore estetico, artistico e simbolico della camminata è centrale per correnti artistiche come il Surrealismo, che prende spunto dal precedente Dadaismo, a partire dagli anni Venti del Novecento. I Surrealisti camminano, si perdono inizialmente in territori ampi, spesso rurali; c’è un ritorno a spazi vasti e disabitati, al limite con lo spazio reale. Lo spazio è concepito come qualcosa di vivo, reattivo e pulsante, che si relaziona con chi lo esplora e lo influenza.
<<Questo territorio empatico penetra la mente nei suoi strati più profondi, evoca immagini di altri mondi in cui realtà e incubo vivono l’uno accanto all’altro, trasporta l’essere in uno stato di incoscienza. La deambulazione è un giungere camminando a uno stato di ipnosi, a una spaesante perdita del controllo, è un medium attraverso cui entrare in contatto con la parte inconscia del territorio>> (ibidem)
La pratica del Surrealismo è quindi volta all’esplorazione dei confini della realtà, delle profondità della mente e del paesaggio. Il loro camminare si sposta successivamente in città, in particolare a Parigi, ma soprattutto nella periferia di Parigi, nei luoghi più marginali e meno conosciuti, “nella convinzione che qualcosa si nasconda là dietro”. L’idea dell’inconscio, della scoperta di un territorio nuovo, sia a livello metaforico che non, viene affermata con forza. Secondo i surrealisti, la città, lo spazio urbano può essere sondato come la nostra mente, in modo che <<nella città possa rivelarsi una realtà non visibile>> (ibidem). La camminata è uno strumento che viene utilizzato per esplorare, scoprire le zone inconsce della città, in “un’investigazione psicologica del proprio rapporto con la realtà urbana […]”.
È in questo senso che si configura il cosiddetto “walkscape”, paesaggio e camminata che si compenetrano, si influenzano e si mappano a vicenda, per instaurare un rapporto con il territorio, territorio, urbano o rurale che sia, che riesca a riscoprire degli aspetti nuovi, tralasciati, e che riesca a connettersi con il presente, il presente del momento, senza guardare al futuro di una meta da raggiungere o al passato di un posto da cui si è partiti.
Laura Marchese
Bibliografia:
Careri F. (2006) Walkscapes: Camminare come pratica estetica, Einaudi editore s.p.a., Torino
Fonte immagine in evidenza: https://www.greenme.it/

sì forse camminare è bello ma io non lo apprezzo molto essendo obesa…e il peso da portare in giro pesa…devo poi dire che da giovane ero magra ma quando tentavo di passeggiare, spesso venivo importunata da uomini di strada…e, secondo me, passeggiare è sempre stato più attività di maschi, le femmine infatti sono sempre state limitate nel mondo esterno vuoi per proteggerle vuoi per controllarle. Sarebbe bello riavere indietro il mal tolto…
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