Non c’era una volta il Natale: storie di divieti e trasformazioni

Luci colorate, ghirlande e grandi alberi di Natale riempiono le case e le città del mondo già da mesi prima del 25 dicembre. Il giorno di Natale, festa tradizionale religiosa che commemora la nascita di Gesù, è ormai festeggiata anche da molti non credenti, rappresentando il momento migliore per ritrovarsi e godere della compagnia di amici e familiari.

Tuttavia, non tutti i luoghi e i periodi storici hanno accolto il Natale come celebrazione collettiva. In alcuni casi, la festa è stata vietata, e le ragioni dietro questi divieti sono spesso complesse e legate alla politica, alla religione o alle influenze culturali.

Uno dei primi esempi di divieto natalizio arriva dall’Inghilterra del XVII secolo, quando la Chiesa d’Inghilterra era stata abolita e rimpiazzata da un sistema presbiteriano. Ciò comportò, oltre a cambiamenti nelle strutture ecclesiastiche, che le solite festività di Natale dalla durata di dodici giorni (dal 25 dicembre al 5 gennaio) furono vietate. I puritani vedevano il Natale come una festa corrotta dal paganesimo e dall’eccesso di piaceri materiali. La ricorrenza, che coincideva con i Saturnali romani, rappresentava per loro un’occasione troppo festosa e poco spirituale. Anche il semplice gesto di decorare la casa con rami di agrifoglio o il preparare dolci tradizionali come la “mince pie” era considerato sovversivo. Tuttavia, il popolo non accettò facilmente queste restrizioni. Scoppiarono rivolte, e molti manifestarono apertamente il proprio dissenso cantando inni natalizi per strada e organizzando celebrazioni clandestine. Solo con la restaurazione della monarchia, nel 1660, e la caduta del governo puritano, il Natale poté tornare a essere festeggiato.

Nel XX secolo, l’Unione Sovietica divenne uno dei più noti esempi di “divieto” natalizio. Nel 1929, la guida del paese era nelle mani di Stalin, il quale decise che le festa di Natale non doveva più essere commemorata. Il regime stalinista intraprese infatti una politica di ateismo militante, secondo cui la religione veniva considerata un retaggio borghese e opprimente. Per sei anni il paese non ha quindi potuto festeggiare, se non in gran segreto. Finché, nel 1935, il Capodanno venne trasformato nella festa di Natale. Come avvenne?

Nel quotidiano ufficiale del partito comunista Pravda fu pubblicata una nota di Pavel Postyshev, membro del Partito e amico di Stalin, il quale chiedeva che si organizzasse una celebrazione di Natale per i bambini con tanto di albero. Questa richiesta venne accolta ed ecco che, al posto del 25 dicembre, la notte di Capodanno assunse un ruolo centrale. Furono introdotte figure come Nonno Gelo (Ded Moroz), una sorta di Babbo Natale sovietico, che portava regali ai bambini nella notte del 31 dicembre. Anche l’albero di Natale fu ribattezzato “albero di Capodanno” e divenne il simbolo della celebrazione laica del nuovo anno. Questa tradizione di spostare la festività natalizia al Capodanno persiste ancora oggi in alcuni paesi post-sovietici.

Un altro episodio controverso legato al Natale è quello di “Winterval”, un’iniziativa lanciata dalla città di Birmingham nel Regno Unito nel 1997. Winterval era un programma di eventi invernali che includeva celebrazioni natalizie, ma anche festeggiamenti di altre culture e religioni presenti in città, come Hanukkah e il Capodanno cinese. L’idea era quella di promuovere l’inclusività e fare in modo che le festività di fine anno potessero essere un momento di coesione per la comunità multiculturale di Birmingham.

Tuttavia, il programma suscitò molte polemiche, poiché alcuni lo interpretavano come un tentativo di sostituire il Natale con una festa “neutrale”. Winterval divenne così simbolo, per alcuni, di un’idea di “politicamente corretto” che rischiava di oscurare le tradizioni natalizie. Nonostante le critiche, Winterval rimase in vigore per alcuni anni, ma Birmingham alla fine riprese a celebrare apertamente il Natale, integrandolo con altri eventi invernali.

Questi sono solo alcuni tra i casi più particolari in cui questa festa, considerata universale, in alcuni periodi o in alcuni paesi fu vietata o “modificata”. Il Natale è riuscito comunque a sopravvivere, riemergendo sotto nuove forme e trovando sempre modi per adattarsi alle circostanze. Forse, da questi esempi, si potrebbe indovinare il vero significato di questa festa: il desiderio da parte delle persone di ricercare un momento di unione e serenità, che va oltre il valore religioso.

Chiara D’Amico

Fonte immagine in evidenza: https://www.stockholmania.tours/il-natale-in-svezia-guida-completa/

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