Il crollo dei negoziati in Austria spiana la strada per un governo di estrema destra

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Il nuovo anno non è iniziato nel migliore dei modi per Karl Nehammer, ormai dimissionario cancelliere austriaco e leader dei popolari. Dopo le ultime elezioni di settembre, che avevano visto il partito di estrema destra FPÖ in prima posizione, con il 29%, i popolari di ÖVP avevano tentato di negoziare una coalizione con il partito socialdemocratico e con i liberali di NEOS (partito minore con circa il 10% dei consensi).

L’obiettivo era quello di formare una coalizione che tenesse fuori l’estrema destra ultranazionalista, per tentare di governare un paese con un parlamento fortemente diviso.

Tuttavia, lo scorso 3 gennaio, i liberali hanno abbandonato le trattative per il nuovo governo, parlando di forti disaccordi che avrebbero impedito di procedere sulle “riforme fondamentali”. La principale causa dell’incompatibilità fra i leader dei tre partiti sarebbe stata la diversa visione su come risanare il deficit austriaco. In particolare, secondo Beate Meinl-Reisinger, leader di NEOS, un punto cruciale sarebbe stato il rifiuto degli interlocutori di innalzare l’età pensionabile.

Il fallimento dei negoziati ha quindi aperto la strada alla nomina di Herbert Kickl, leader di FPÖ, il quale avrà ora l’incarico di formare il nuovo governo. L’ipotesi di Kickl come nuovo cancelliere austriaco, inizialmente esclusa dal presidente Alexander Van der Bellen, appare oggi una scelta quasi inevitabile: l’alternativa, escludendo una riconciliazione fra i vecchi partner negoziali, sarebbe quella di andare a nuove elezioni. Tuttavia, secondo i sondaggi, l’FPÖ non farebbe che uscirne rafforzata, arrivando addirittura a conquistare il 36%.

Chi entrerà in coalizione con FPÖ?

Il partito non ha i numeri per governare da solo e l’unico potenziale partner di governo per l’FPÖ sembrerebbero i popolari di ÖVP. Questi, sotto la guida del dimissionario Nehammer, avevano escluso a priori l’idea di un’alleanza con il partito di estrema destra. VIceversa, il loro nuovo leader Christian Stocker, si è dimostrato disponibile al dialogo, dando voce a quella parte del partito che suggeriva sin da principio negoziati con FPÖ.

La strada delle trattative non è sicuramente priva di ostacoli: nonostante una certa affinità del programma economico e il comune approccio verso la migrazione illegale, i due partiti presentano forti distanze ideologiche su alcune tematiche fondamentali.

L’ÖVP è un partito tradizionalmente europeista e orientato ai valori occidentali. L’FPÖ, al contrario, non nasconde la propria ammirazione per l’Ungheria di Orbán e ha già dimostrato i propri legami con Putin. Non a caso, una tematica “calda” saranno sicuramente le sanzioni verso la Russia e gli aiuti all’Ucraina. Altro tema controverso è la partecipazione dell’Austria allo Sky Shield, iniziativa europea per la difesa aerea, che l’FPÖ considera alla stregua di una violazione della neutralità austriaca. Anche sul fronte interno, probabilmente, le trattative non saranno semplici: l’FPÖ dovrà sicuramente venir meno ad alcune promesse fatte in campagna elettorale, ad esempio sul tema delle pensioni, e concordare un piano con i popolari per risanare il bilancio statale ed evitare le sanzioni europee.

La fine della stabilità austriaca?

L’inconciliabilità delle posizioni dei partiti tradizionali, la polarizzazione verso la destra nazionalista, il ruolo dei partiti medio-piccoli come i verdi e i liberali: il sistema politico austriaco sembrerebbe affetto dalla stessa patologia che affligge diversi paesi europei. L’abbiamo visto in Francia e in Germania negli ultimi mesi: la frammentazione politica rende i governi sempre più traballanti.

Per un sistema storicamente stabile come quello austriaco, fondato per decenni sul consenso fra le forze politiche popolari e socialdemocratiche, l’instabilità degli ultimi anni è sintomatica di una crisi politica profonda. Il modello della “Grande Coalizione”, che ha garantito equilibrio e governabilità per gran parte del XX secolo, appare oggi in crisi.

Guardando il quadro più ampio, l’Austria starebbe attraversando una fase transitoria di trasformazione del vecchio ordine politico, che vede l’ascesa di nuove forze, sempre più popolari fra l’elettorato, e la perdita di consensi da parte dei partiti storici, i popolari e i socialdemocratici.

Per evitare il rischio di stallo politico e preservare la propria legittimità agli occhi dei cittadini, il sistema politico austriaco dovrà adattarsi, evolversi e trovare un nuovo equilibrio capace di rispondere alle sfide del nuovo secolo.

 Sara Stella

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