Fin da piccoli il fascino folkloristico delle fiabe ci attrae e ci conduce in mondi e universi molto lontani, dove esistono oggetti magici che avverano i desideri, animali che si trasformano in principi, in cui le ragazze più umili diventano regine e dove si possono incontrare fate, streghe, orchi e giganti. Quando si parla di storie fantastiche però è importante differenziare le fiabe dalle favole: queste ultime sono narrazioni più brevi che hanno come protagonisti animali a cui vengono associati atteggiamenti e pensieri umani. Inoltre hanno un insegnamento finale molto più esplicito di quello delle fiabe, nelle quali non sempre è presente. All’interno delle fiabe entrano in relazione tra di loro diversi elementi magici e fantastici, che invece non ci sono nelle favole, nelle quali al contrario si trovano basi molto più realistiche. Ma da dove nascono queste incredibili storie fantastiche?
Quando si pensa a famosi scrittori di fiabe, i primi nomi che vengono in mente sono quelli dei fratelli Grimm, creatori di Cenerentola, Cappuccetto Rosso e Il principe ranocchio, Carlo Collodi, autore del famosissimo Pinocchio, Lewis Carroll con Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie o ancora Hans Christian Anderson celebre per La principessa sul pisello e La sirenetta. Eppure vi è un nome che a volte sfugge, uno scrittore barocco con una fantasia che andava ben oltre la realtà dei suoi tempi: Giovan Battista Basile. Quest’ultimo, nato a Napoli nel 1583, è uno dei letterati più importanti del Secolo Barocco poiché fu il primo a utilizzare la fiaba come mezzo di espressione, dando vita a racconti pieni di riferimenti alla cultura popolare ed elementi magici. La sua opera Lo cunto de li cunti, scritta in dialetto napoletano, raccoglie 50 fiabe raccontate in cinque giorni e per questo motivo è detto anche Pentamerone.
L’opera si apre su una prima cornice narrativa che racconta di una principessa di nome Zoza che ha perso la capacità di ridere e che, nonostante i mille sforzi del padre, non sembra essere felice di nulla, fino a quando non si trova ad osservare dalla finestra di camera sua le sventure di una vecchia signora che provocano il riso nella giovane principessa. La vecchia però, sentendosi beffata dalla ragazza, le lancia un maleficio: potrà sposare un unico uomo, il principe Tadeo, che però a sua volta per l’incantesimo di una fata è caduto in un sonno perenne. Zoza scopre che l’unico modo per risvegliare il suo futuro sposo è riempire un’anfora di lacrime in tre giorni. La principessa allora piange ininterrottamente per riuscire a compiere questa impresa, ma poco prima di colmare l’anfora si addormenta stremata. Il caso vuole che Zoza venga trovata appisolata da una schiava, che finisce di riempire l’anfora con le ultime gocce di lacrime al posto della principessa e riesce a risvegliare il principe, che la sposa in segno di riconoscenza. Zoza dunque si trova senza marito e per vendicarsi utilizza un oggetto magico per risvegliare nella schiava un desiderio irrefrenabile di ascoltare qualcuno che narra fiabe. A questo punto, dopo aver fatto una selezione accurata, vengono scelte dieci donne per allietare la moglie di Tadeo e ognuna di loro racconterà una fiaba per cinque giorni.
Con questi racconti viene a crearsi un secondo livello di narrazione, una seconda cornice dove il lettore entra nella realtà della storia narrata. Proprio alcune di queste fiabe sono state di grande ispirazione per i fratelli Grimm, come ad esempio la Gatta Cenerentola, che sarà la base per comporre Cenerentola. La fiaba de Lo cunto de li cunti parla proprio di una giovane che si trova a combattere contro le ingiustizie di una matrigna che l’ha ingannata e che riuscirà, grazie all’aiuto di una fata, a conoscere un principe durante un ballo e a ritrovarlo poi con la scarpetta che aveva perso. Ma anche Charles Perrault per scrivere La bella addormentata prese spunto dalla fiaba di Basile Sole, talia e luna. In quest’ultima fiaba, ad una principessa viene predetto che morirà a causa di un oggetto appuntito e, nonostante il re faccia bandire dal castello tutti gli oggetti pericolosi, la giovane cade in un sonno profondo a causa di un fuso. Trovata molto tempo dopo da un principe che giacerà con lei, la principessa partorirà due figlie, Talia e Luna, grazie alle quali si risveglierà.
Dunque si può affermare che alcune delle fiabe più famose hanno trovato le loro radici in Italia ne Lo cunto de li cunti, poiché ebbe un largo successo all’estero e attirò l’interesse di molti letterati incuriositi da quella particolare forma di narrazione. Forse la fortuna dell’opera di Giambattista Basile si può ricondurre alla capacità dell’autore stesso di vedere oltre la realtà e alla sua immaginazione, che gli hanno permesso di creare proprio quegli universi magici e strabilianti che danno forma al mondo delle fiabe così come lo conosciamo oggi.
Alice Chiara Nesta
Fonti:
https://www.treccani.it/enciclopedia/giambattista-basile_%28Dizionario-Biografico%29/
