Gli 007 potranno schedarci: ddl sicurezza e spionaggio nelle università

A Bruxelles continuano le indagini sul gruppo di cyber-spionaggio cinese autore dell’hackeraggio del sistema di posta elettronica dell’intelligence belga tra il 2021 e il 2023. l’Italia, invece, tenta di fare luce sul caso Paragon e sul ruolo giocato dal governo Meloni in questa inquietante vicenda. Sono circa cento, sostengono gli investigatori, le personalità spiate in più di 24 Paesi dal software militare Graphite, realizzato dall’azienda israeliana Paragon Solutions, con cui l’Italia ha firmato un contratto di fornitura, ora reciso. Tra le vittime italiane risultano il giornalista Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, l’attivista Luca Casarini, fondatore di Mediterranea Saving Humans e don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea, che ha presentato un esposto presso la Procura di Bologna per chiedere che sia fatta giustizia.

La leader di opposizione Elly Schlein ha recentemente dichiarato in proposito: “Abbiamo chiesto al governo di dirci quali entità statali hanno autorizzato l’installazione dei software di Paragon sui cellulari spiati e il governo non sta dando queste risposte. Che cosa sta coprendo? […] Perché la presidente del Consiglio non lo trova (il tempo, ndr) per fare chiarezza su questi fatti gravissimi e renderne conto al Parlamento?” Per il momento, dal governo sono arrivate solo mezze risposte.

Crediti immagine: https://www.policymakermag.it/italia/ddl-sicurezza-quando-e-perche-gli-studenti-scendono-in-piazza/

Il ministro dell’Interno Piantedosi, parco di parole su Almasri e Paragon, ritrova la parlantina quando si tratta di difendere il ddl n. S. 1236, da lui redatto e approvato, nel settembre scorso, alla Camera dei Deputati. Il comma 1 dell’articolo 31 del decreto in questione, meglio noto come “ddl sicurezza”, stabilisce un nuovo equilibrio di potere tra le università italiane e i servizi segreti. Il testo recita: “Le pubbliche amministrazioni, le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico e i soggetti che erogano, in regime di autorizzazione, concessione o convenzione, servizi di pubblica utilità sono tenuti a prestare al DIS, all’AISE e all’AISI la collaborazione e l’assistenza richieste, anche di tipo tecnico e logistico, necessarie per la tutela della sicurezza nazionale. Il DIS, l’AISE e l’AISI possono stipulare convenzioni con i predetti soggetti, nonché con le università e con gli enti di ricerca, per la definizione delle modalità della collaborazione e dell’assistenza suddette. Le convenzioni possono prevedere la comunicazione di informazioni ai predetti organismi anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza”. In altre parole, le pubbliche amministrazioni (tra cui l’università) saranno obbligate a collaborare con i servizi segreti (cioè AISI, AISE e DIS) ogni qual volta verranno richieste informazioni su studenti, ricercatori e docenti in nome del principio, quanto mai ambiguo, di tutela della sicurezza nazionale.

In base alla legge 2007/124, attualmente in vigore, gli atenei possono respingere le richieste di collaborazione presentate dall’intelligence facendo appello al principio della difesa della privacy, tutelata dall’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali. Secondo il disegno di legge in questione, reputato dall’associazione Antigone come “il più grande attacco alla libertà di protesta della storia repubblicana”, le università non potranno più opporsi. Se l’intelligence vorrà conoscere il profilo accademico, l’orientamento sessuale o le preferenze politiche deə studentə sociə di una qualsiasi associazione universitaria, tuttə potranno essere schedatə.

Riccardo Zucchi, rettore dell’Università di Pisa, ha affermato in un’intervista rilasciata al quotidiano La Nazione: “[…] Un conto però è la collaborazione e un altro è l’obbligo di riferire a tappeto qualunque attività inerente la ricerca e la collaborazione tra atenei. Sarebbe una violazione della libertà della ricerca e dell’autonomia dell’università, che invece specialmente in questo periodo storico vanno tutelate e salvaguardate”. Rincara la dose la segretaria della Flc Cgil, Gianna Fracassi: “In gioco ci sono libertà tutelate dalla Costituzione, come la libera espressione e la tutela della riservatezza”.

Alessandro Amorese, deputato di Fratelli d’Italia, ha difeso il disegno di legge, affermando che non sussiste alcun rischio di subordinazione o di dipendenza ai servizi segreti da parte delle università italiane. “Il DDL non intacca minimamente l’autonomia degli atenei”, ha dichiarato Amorese, “e ha come obiettivo, piuttosto, quello di garantire una protezione maggiore a tutti gli studenti, docenti, e a tutti coloro che lavorano nella ricerca scientifica”.

Le rassicurazioni della maggioranza non placano la rabbia degli studenti, scesi in piazza il 22 febbraio a Bologna, al fianco, tra gli altri, di Emergency, del sindacato di base Usb e di Làbas.

Per dirla con Orwell, Big Brother is watching you…

Micol Cottino

Fonti:

https://www.open.online/2025/01/13/ddl-sicurezza-universita-scontro-norma-servizi-segreti

https://www.bolognatoday.it/politica/manifestazione-ddl-sicurezza-bologna.html

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