Ogni anno, il Salone Internazionale del libro di Torino sceglie uno slogan che sarà d’ispirazione per l’intera edizione: l’anno scorso era stato Vita immaginaria, titolo di una raccolta di saggi di Natalia Ginzburg (1974); quest’anno è Le parole tra noi leggere, romanzo vincitore del Premio Strega nel 1969. Ma chi è Graziella (Lalla) Romano (1906-2001), la scrittrice di questo libro?
Radici cuneesi, anima torinese
Il paese natale della scrittrice, Demonte, è un piccolo borgo all’ingresso della valle Stura, nel Cuneese. Lalla Romano proveniva da una famiglia della piccola borghesia, ed era pronipote del matematico Giuseppe Peano, cui è dedicato il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino. Dopo aver concluso gli studi al ginnasio di Cuneo, si trasferì a Torino per laurearsi in Lettere e Filosofia e, tra una lezione e l’altra, conobbe personalità di spicco come Cesare Pavese e Mario Soldati. Dopo essere stata indirizzata alla pittura da un suo maestro, si iscrisse alla scuola del pittore Felice Cesorati e, durante alcuni viaggi a Parigi, entrò in contatto con le correnti artistiche del tempo. Dopo aver conseguito la laurea con una tesi su Cino da Pistoia e aver ottenuto l’abilitazione, iniziò a insegnare Storia dell’arte prima a Cuneo e poi a Torino, dove si trasferì una volta sposata, iniziando a stringere legami con il gruppo orbitante attorno alla casa editrice Einaudi.
Una vita divisa tra pittura e scrittura
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Romano fece ritorno nelle campagne del cuneese, dove si unì ai gruppi di difesa della donna e a quelli di Giustizia e Libertà, affiancando partigiani come Dante Livio Bianco (al quale è dedicato un rifugio della Valle Gesso) e lo scrittore Nuto Revelli. Allo stesso periodo risale il suo esordio letterario: nel 1941, su incoraggiamento di Eugenio Montale, pubblicò infatti la sua prima raccolta di poesie, Fiore, edita da Frassinelli. Fu Cesare Pavese ad affidarle il primo incarico di traduzione, i Trois Contes di Flaubert, esperienza che la scrittrice ricorderà sempre come importante stimolo per iniziare a dedicarsi alla narrativa. Dopo il trasferimento a Milano al seguito del marito, iniziò a pubblicare i primi romanzi, Maria (1953) e Tetto murato (1957), conducendo sempre una vita tranquilla e appartata, lontana dai circoli intellettuali dell’epoca.
Le parole tra noi leggere
Le parole tra noi leggere è il libro di maggior successo della scrittrice, quello con cui si fece scoprire dal grande pubblico, e uno dei più autobiografici. Il titolo è una citazione della poesia Due nel crepuscolo di Montale – appartenente alla raccolta La bufera e altro (1956) – poesia che tratta i temi dell’incomunicabilità e della solitudine che possono innestarsi in una coppia. Al centro del romanzo c’è un tormentato rapporto madre-figlio, caratterizzato dal comportamento ossessivo e apprensivo della madre, nato forse da un eccessivo amore per il figlio Piero, ribelle e anticonformista, e dalle difficoltà incontrate nell’educarlo. Il romanzo, pubblicato nel 1969, è quindi profondamente ancorato alla realtà storica di riferimento: gli anni delle rivolte giovanili e del graduale passaggio da un modello educativo improntato alla repressione a uno mosso dalla permissività.

Crediti:https://www.salonelibro.it/visita/La-XXXVII-edizione-/Tema-e-manifesto.html
Il titolo del romanzo è stato scelto, come dichiarato dalla direttrice editoriale del Salone, Annalena Benini, perché “Questo Salone omaggia le parole e la particolare materia di cui sono fatte: leggera, precisa, preziosa”. Il linguaggio è, infatti, la chiave della scrittura di Lalla Romano, caratterizzata da un’accurata scelta dei termini e da quella che Calvino definì “aerea semplicità di stile”. Romano continuò a scrivere per tutta la vita, collaborando anche con giornali come Il Corriere della Sera e Il Giorno, ma anche a tradurre e a dipingere, arrivando a creare i cosiddetti romanzi per immagini, nei quali ogni immagine è accompagnata da un breve commento. Insomma, una scrittrice prolifica e una pittrice appassionata, che per tutta la vita coltivò l’amore per l’immagine e per la parola, arrivando a unirle in soluzioni nuove e creative.
Anna Gribaudo
