Sinbad – La leggenda dei sette mari è uno dei più clamorosi insuccessi del cinema d’animazione di questo millennio, tanto da convincere la Dreamworks ad abbandonare i progetti in tecnica tradizionale. La pellicola è stata oggetto di critiche soprattutto per la decisione di discostarsi dalla storia originale: infatti, pur rifacendosi sin dal titolo e dal nome del protagonista alla fiaba Sinbad il marinaio, contenuta nella raccolta arabo-persiana Le mille e una notte, essa è ricca di riferimenti a diverse culture. Ciò può essere visto come un esempio, anche curioso, di sincretismo, inteso come quel fenomeno di “fusione di motivi e concezioni religiose differenti” (Treccani). Nella vicenda narrata si fondono tra loro elementi mitici provenienti da ogni angolo del Mediterraneo, dal sud Italia al Medio Oriente, passando per la Grecia.
Il protagonista della storia, un pirata, viene in contatto con la dea della discordia Eris, che gli promette grandi ricchezze se riuscirà a rubare per lei da Siracusa il Libro della Pace, oggetto magico che mantiene l’equilibrio tra le nazioni. Pur avendone l’occasione, Sinbad non porta a termine il furto, ma la divinità assume le sue sembianze e porta via il tesoro facendo ricadere la colpa su di lui. Viene quindi condannato a morte, ma l’amico Proteo, principe della città, gli concede dieci giorni di tempo per recarsi dalla dea e recuperare il maltolto. Come garanzia, Proteo si offre come ostaggio, disposto a scommettere la propria vita sulla buona fede di Sinbad, che parte dunque per un lungo viaggio, reso ancor più complicato dai mostri inviati da Eris: le ammalianti sirene, un gigantesco pesce lanterna scambiato per un’isola e un enorme rapace chiamato Roc. Giunto nella terra della signora del caos, l’avventuriero si confronta nuovamente con lei strappandole la promessa che avrebbe restituito il Libro se lui si fosse presentato al patibolo. Ritenendolo un semplice furfante, la dea lo scaccia a mani vuote ma il marinaio, nonostante la morte certa, torna indietro onorando il giuramento. Eris risulta quindi sconfitta dall’animo onesto del rivale e si trova costretta a riconsegnare l’oggetto, facendo tornare la serenità tra la popolazione. Sul finale il pirata, festeggiato come un vero eroe, riprende il mare verso nuove esplorazioni.

Come detto in precedenza, il film è ricco di elementi tratti da varie tradizioni, e ciò è particolarmente evidente nei tre mostri che insidiano il viaggio di Sinbad. Le sirene sono creature marine presenti nel mito greco, note per il loro suadente canto, con il quale convincevano i marinai ad abbandonare le imbarcazioni. Rappresentate come ibridi tra donna e uccello o come fanciulle con una coda di pesce al posto delle gambe, esse ostacolarono anche eroi del calibro di Giasone e Odisseo. Quello dei pesci-isola sui quali sbarcavano sfortunati naviganti era un tema ricorrente nelle storie di viaggio sia a Roma sia in Oriente, nelle vicende del Sinbad originale. Sempre dal folklore persiano proviene il Roc, volatile talmente colossale da oscurare il sole al proprio passaggio e nutrire i cuccioli con la carne degli elefanti.
La stessa dea della discordia Eris, principale antagonista, non ha alcun legame con le Mille e una notte, dacché appartiene alla mitologia ellenica. In particolare, Eris era famosa poiché la si riteneva responsabile dell’incidente che portò alla guerra per eccellenza della tradizione classica. Infatti, durante il banchetto per le nozze del re Peleo e della ninfa Teti, lasciò cadere una mela d’oro destinata alla più bella tra le ospiti divine, scatenando il dissidio tra la dea della bellezza Afrodite, quella della saggezza Atena e la sovrana dell’Olimpo Era. La decisione su chi ne fosse più degna fu affidata al principe troiano Paride, che la consegnò alla prima, ricevendo in cambio l’amore della mortale più bella del mondo, Elena. Il ragazzo, rapita dunque la donna e condottala in segreto nella propria patria, si attirò l’odio di Menelao, re di Sparta e legittimo sposo di Elena, che coinvolse gli altri sovrani greci nella guerra contro Troia cantata da Omero nell’Iliade.
Il tema chiave della trama, quello degli amici che si offrono vicendevolmente come prigionieri, trae invece spunto da una leggenda siracusana, secondo cui il tiranno della polis, Dionisio, condannò a morte l’oratore Finzia per aver pronunciato dei discorsi contro il suo potere assoluto. Il ragazzo, rifiutandosi di pentirsi, chiese un ultimo favore, quello di poter passare dalla sua isola natale per congedarsi dalla famiglia. Come garanzia, il suo amico Damone si offrì spontaneamente come sostituto, certo della sua buona fede, nonostante per molti giorni il compagno non accennasse a fare ritorno. Arrivato il giorno fatale, l’ostaggio fu condotto al patibolo, ma proprio allora si presentò Finzia, mai intenzionato a sottrarsi alla condanna ma bloccato per giorni da una burrasca. Stupefatto dal sincero sentimento che legava i due amici, Dionisio si commosse e decise di graziarli entrambi.
Samuele Bonino
Fonti:
BoxOffice Mojo: https://www.boxofficemojo.com/release/rl2977007105/
Treccani: https://www.treccani.it/vocabolario/sincretismo/
Le mille e una notte: https://www.arab.it/favole/millesindbad.htm
The Guardian: https://www.theguardian.com/film/2003/jul/23/iraq.world
