È sicuramente capitato a tutti di vedere almeno una volta degli animali insoliti: non per forza poco graziosi (anzi, spesso l’obiettivo è proprio renderli più amabili) ma comunque “diversi”.
I bully cats
Una tendenza sempre più praticata è l’allevamento di gatti che somigliano alla razza di cani American Bully XL. Si tratta di una moda nata negli Stati Uniti, la quale prevede che, tramite una combinazione volontaria di mutazioni genetiche, vengano creati gatti che abbiano determinate caratteristiche fisiche. Nel caso dei bully cats, a essere mescolati sono il gene che causa la mancanza di pelo nei gatti sphynx e quello che fa avere le zampe corte ai gatti munchkin. Il risultato è un gatto dall’aspetto molto curioso; tuttavia, dietro queste amabili apparenze si celano numerose problematiche. È infatti stato appurato che le zampe corte influiscono sul movimento tipico del felino, che sia nell’atto di saltare o di combattere con i suoi simili, e che inoltre questi gatti corrono il rischio di sviluppare l’artrite. D’altro canto, la mancanza di pelo ostacola la capacità di regolazione della temperatura corporea – già limitata quando sono ancora cuccioli – rendendoli più predisposti a infezioni respiratorie, scottature solari e cancro della pelle. Questa razza di gatti è inoltre priva di vibrisse, fondamentali nei felini per la comunicazione, la percezione dello spazio e l’orientamento. Se già l’aspettativa di vita dei gatti sphynx è di 6/7 anni, praticamente la metà di quella di un gatto medio, la sorte dei bully può diventare ancora più ardua.
L’allevamento volto a creare questo particolare incrocio viene definito di “curiosità”: l’aspetto estetico è prioritario ed è dettato esclusivamente dal gusto dell’uomo, il quale sceglie deliberatamente di fondere tratti già di per sé svantaggiosi in natura, riducendo drasticamente l’effettiva capacità di sopravvivenza di questi animali in mancanza dell’uomo. Alla luce di ciò, è opportuno scoraggiare l’acquisto di razze con simili caratteristiche, per evitare il perpetuarsi di queste pratiche dannose: la priorità dovrebbe sempre essere la salute e il benessere dell’animale, non l’estetica.

Selezione artificiale e ingegneria genetica
Con selezione artificiale si intende la modificazione di una specie attraverso scelte e criteri decisi dall’uomo e utili per i suoi stessi scopi. Da un lato la sua esistenza ha portato vantaggi, aumentando la resa e la produttività delle specie animali e vegetali, allineandole ai gusti e alle necessità dell’uomo. Dall’altro, privilegiando la riproduzione di dati individui, si rischia di tramandarne anche i geni più svantaggiosi che li caratterizzano. Il pastore tedesco, per esempio, è predisposto alla displasia: un disturbo genetico ereditario degli arti posteriori. Questa condizione è stata causata dall’incrocio di individui imparentati, al fine di preservare e accentuare nelle generazioni successive una caratteristica tipica di questo cane – l’attitudine a governare il gregge. Lo stesso accade per i bovini Belgian Blue, che necessitano di tagli cesarei nella maggioranza dei parti a causa della muscolosità dei cuccioli di vitello.
Quando si parla di ingegneria genetica si intende invece l’alterazione di materiale genetico mediante l’aggiunta, rimozione o modifica di sequenze specifiche di DNA. I motivi per attuarla sono vari: cercare di sviluppare resistenza verso una malattia, velocizzare la crescita o la maggiore produzione alimentare. Attuando modifiche nella composizione genetica di un singolo animale, la mutazione può essere trasmessa anche alle generazioni successive. È il caso del pollo da carne, allevato per crescere molto più rapidamente rispetto a quello selvatico; se questi animali fossero poi risparmiati dall’attività di produzione alimentare e quindi fosse loro permesso di vivere più a lungo, molti non sopravviverebbero.
La situazione legislativa in Inghilterra
Con la legge Genetic Technology (Precision Breeding), entrata in vigore nel marzo 2023 in Inghilterra, è permessa la creazione e commercializzazione di animali vertebrati e piante di precisione o modificati dal genoma. Gli animali col gene alterato non sono considerati GMO (organismi geneticamente modificati), e non sono pertanto etichettati e non soggetti a restrizioni come capita a quelli riconosciuti come tali. Secondo la Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals (RSPCA), le conseguenze potrebbero essere disastrose per il benessere degli animali. L’associazione teme infatti cambiamenti involontari al genoma, che avrebbero effetti imprevedibili sull’animale, senza contare il dolore e la sofferenza che potrebbero causargli. Allo stesso tempo, anche la British Veterinary Association (BVA) e Cats Protection chiedono che qualsiasi variazione sia licenziata solo se a scopo sanitario, non per scopi estetici o sportivi. Anche in questi casi il timore è il medesimo: all’aumento della richiesta di animali – in particolare domestici – con apparenze insolite, gli allevatori potrebbero utilizzare l’editing genetico per crearne altri simili. In ogni caso, la parte di normativa riguardante gli animali non è ancora operativa ed è prevista per il 2027.
E per l’Unione Europea?
Dopo la sentenza della Corte di Giustizia UE, gli organismi frutto di editing genomico sono inclusi nella definizione di OGM (a esclusione delle mutagenesi tradizionali o spontanee) e quindi soggetti a un iter autorizzativo lungo e complesso. Per questo motivo è quasi impossibile autorizzare l’allevamento o vendita di animali geneticamente modificati, per motivi estetici o sanitari che siano.
L’appetito per la novità
I motivi per cui sempre più animali presentano caratteristiche peculiari, talvolta assurde, si riconduce sempre all’insaziabile soddisfazione umana. Comune è la passione per animali dall’aspetto “giovanile”: testa e occhi grandi, fronte rotonda e naso camuso nel caso dei cani. Questo si ricollega all’istinto genitoriale umano che ci induce ad apprezzarli ulteriormente e prenderci cura di loro. Fattuale è poi il concetto che ogni animale ha il suo habitat prediletto, ma anche in questo caso niente che gli allevatori non possano risolvere: nasce così il ‘toyger’, un gatto domestico allevato per assomigliare a una tigre. Anche per i pesci la sorte non è così serena: il pesce rosso, originario della Cina, diventò sempre più popolare e da lì ne conseguirono nuove varietà: nuovi colori, più code o diversi tipologie di occhi.

L’unico modo per contenere questi fenomeni resta quindi essere consapevoli delle loro conseguenze e a nostra volta informare, così da evitare che un sistema meramente commerciale e che non tiene in considerazione il benessere dell’animale continui a proliferare. Come disse Schopenhauer: “Colui che è crudele con gli animali, non potrà mai essere buono con gli uomini”.
Giulia Frontino
Fonti:
https://www.telegraph.co.uk/news/2024/10/18/american-xl-bully-cats-dogs-animals/
https://www.geopop.it/la-spiegazione-della-selezione-artificiale/
https://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/genetically-modified-animals
