Monta americana e monta inglese: due facce della stessa medaglia, due braccia dello stesso corpo. Eppure, due tecniche così diverse. Ma quali sono davvero le loro differenze?
Spesso si dice che la monta inglese formi cavalieri migliori, mentre la monta americana formi cavalli migliori. Com’è possibile? Le ragioni sono da cercare nella storia di questi due stili, nati con obiettivi e contesti completamente diversi.
Negli Stati Uniti, patria della monta western, i cavalli non erano presenti prima dell’arrivo degli europei. I primi esemplari arrivarono con i conquistadores, che portarono con sé cavalli spagnoli, gli odierni PRE (Pura Razza Spagnola), discendenti dei celebri andalusi.
Si tratta di equini dall’aspetto ipnotico, molto eleganti ma allo stesso tempo agili. Sono compatti, non eccessivamente alti al garrese, con collo e la groppa particolarmente muscolosi. Tutte caratteristiche che ritroveremo nel Quarter Horse, cavallo americano per eccellenza.
Ma come si è arrivati al Quarter Horse che conosciamo oggi? E i cavalli selvaggi del Nord America? In realtà non erano veri esemplari selvatici, bensì inselvatichiti.
Alcuni sfuggirono al controllo dei conquistatori, altri persero la vita in scontri di guerriglia e altrettanti vennero rubati dai nativi, adattandosi così alla vita libera tra Texas e Messico. Nacquero quindi i Mustang: essi non erano altro che cavalli inselvatichiti, diretti discendenti di cavalli domestici, evoluti alla vita delle grandi pianure.
Nel XVIII secolo, nel Sud degli Stati Uniti, l’allevamento di bestiame comincia a delinearsi come una delle principali fonti di reddito, proprio grazie agli spazi sconfinati dei territori. Per gestire le numerose mandrie di manzi, c’era bisogno di uomini forti e cavalli affidabili. Dunque, i vaqueros spagnoli (mandriani professionisti), vennero assunti dai nuovi coloni proprietari terrieri e condivisero le loro tecniche di doma e di lavoro con il bestiame. Da qui nacquero i cowboy, detti anche wranglers (dal tedesco wrangler, “rissoso”).
Servivano cavalli instancabili e agili da affiancare agli uomini. Le pianure, nel frattempo, brulicavano di branchi di Mustang ormai selvatici, che vennero catturati, messi in doma ed incrociati con i Purosangue Inglesi britannici, cavalli incredibilmente prestanti. E così, nel corso dell’Ottocento, nacque il Quarter Horse, chiamato in tal modo per la sua velocità sul quarto di miglio (circa 400 metri). Perfettamente adatti al lavoro nelle mandrie, questi cavalli univano forza, docilità e grande spirito collaborativo.
Ecco perché si dice che la monta americana “crei cavalli migliori”: non per superiorità, ma per la loro addestrabilità e autonomia garantendo grande gestibilità, rispetto alla monta inglese. Oggi, la monta western, si declina nelle discipline di reining, barrel e cutting.
Molto diversa è la storia dei cavalli europei, inglesi in particolare. Le origini della monta inglese si trovano negli addestramenti militari di cavalleria e nella pratica, tipicamente britannica, della caccia alla volpe (ancora oggi praticata, per diletto, come rievocazione storica). Oggi è esclusivamente sportiva, rappresentata da discipline olimpiche come Salto Ostacoli, Dressage e Completo, e da un’importante eredità culturale legata alle corse ippiche, diffuse in tutta Europa, Italia compresa, con i palii.
Il Purosangue Inglese, impiegato e pensato per le corse al galoppo, ha origini orientali che risalgono addirittura all’Impero Romano.
Pensato per il galoppo, è stato selezionato per sprigionare la massima potenza in pochi metri. I cavalli da caccia, invece, dovevano sostenere lunghe andature nelle campagne inglesi, affrontando fango, siepi e recinzioni senza alcuna esitazione. Quelli da cavalleria, invece, dovevano aggiungere coraggio e forza, avanzando verso il pericolo invece di fuggirne, contrariamente alla loro natura di prede.
Dunque, parliamo di cavalli potenti, molto alti al garrese e dal temperamento sicuro. In gergo si parla di cavalli “a sangue caldo“, ovvero molto reattivi; richiedono una certa competenza nella gestione, per evitare incidenti, e una tecnica precisa al millimetro in sella, che possa tirare fuori il meglio da loro. Questo è il motivo per cui si dice che la monta inglese “crea cavalieri migliori”, sul piano della difficoltà tecnica.
In conclusione, non esiste una monta superiore: entrambe rispondono a esigenze diverse. Gli unici elementi che devono essere comuni a qualsiasi tipo di monta sono la passione e l’incontestabile rispetto nei confronti del cavallo, in ogni situazione.
Alice Aschieri
