Era dai tempi dell’attentato di via Fauro che non scoppiavano, nel nostro Paese, bombe sull’auto di un giornalista. Un ordigno artigianale posto tra due vasi, circa un chilo di esplosivo, una Opel Adam e una Ford Ka distrutte: questo è il materiale su cui lavoreranno nelle prossime settimane gli inquirenti per ricostruire la dinamica dell’attentato compiuto giovedì scorso, intorno alle ore 22.00, di fronte all’abitazione di Sigfrido Ranucci a Campo Ascolano, frazione di Pomezia, in provincia di Roma.
È possibile che, nelle intenzioni dell’artefice del crimine, non ci fosse la volontà di uccidere: l’utilizzo di un ordigno temporaneo, innescato poco prima dell’esplosione, suggerisce che, probabilmente, prima di accendere la miccia, l’attentatore abbia verificato che nell’abitacolo dell’autovettura non ci fosse nessuno. Certo è, però, che un imprevisto dell’ultimo minuto, un cambio di programmi a casa Ranucci avrebbero potuto creare le condizioni per una tragedia.
Tutto fa pensare a un avvertimento: “Il sottotitolo di […] questa vicenda è che chi ha posto quell’ordigno conosce le mie abitudini, perché io mancavo da 4 giorni da casa e il fatto che avesse aspettato quel momento dopo 40 minuti che ero rientrato e che avesse posto la bomba proprio sotto il posto dove io passo sostanzialmente significa che conosce le mie abitudini e ci dà il senso che può colpire in qualsiasi momento”, ha dichiarato il giornalista di Report ai microfoni di Il cavallo e la torre, trasmissione di Rai 3 condotta da Marco Damilano.
Risalire all’identità dei responsabili non sarà facile: da un lato è difficile pensare a mandanti propriamente politici (“la politica ha altri strumenti per fare male”, ha specificato Ranucci in un’intervista a In mezz’ora), dall’altro le inchieste del programma televisivo Report hanno toccato, nel corso del tempo, tanti e tali interessi della malavita che è quasi impossibile individuare una pista precisa. Potrebbe esistere un legame con il contenuto delle nuove puntate in programma per questo autunno e, in particolare, con un’inchiesta ancora in fase di preparazione sugli interessi della ‘ndrangheta nel settore dell’energia eolica. Non è però escluso che c’entrino, invece, questioni trattate in passato.
D’altra parte, non è la prima volta che la criminalità mette in pericolo la vita di Sigfrido Ranucci, posto sotto scorta 24 ore su 24 dal 2021, a fronte delle minacce di morte ricevute da un narcotrafficante affiliato alla ‘ndrangheta e al cartello di Pablo Escobar. Appena l’anno scorso, le autorità hanno trovato, sempre di fronte all’abitazione di Campo Ascolano, due proiettili P38; in quel periodo Report si stava concentrano su alcune inchieste molto delicate, realizzate sui casi Moro e Piersanti Mattarella, che mettevano in luce i collegamenti esistenti tra “Stato profondo” (o deep state), mafia e destra eversiva.

Crediti immagine: https://ilmanifesto.it/una-bomba-sotto-casa-di-sigrifido-ranucci-solidarieta-bipartisan
La solidarietà da parte delle istituzioni e della politica è stata, per una volta, bipartisan. Sui social la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso “la più ferma condanna per il grave atto intimidatorio da lui subito. La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere”; anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci ha tenuto a far pervenire al conduttore di Report un messaggio di sostegno. Tra gli altri, anche il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, il Presidente del Senato Ignazio La Russa e il Ministro della Giustizia Carlo Nordio hanno espresso la loro vicinanza al giornalista.
Non sono mancate le critiche da parte di chi ha visto, nei messaggi di solidarietà espressi dalla destra, un sostegno di forma e non di sostanza all’impegno del giornalista: Sigfrido Ranucci, ad oggi destinatario di ben 176 denunce, ha ricevuto svariati avvisi di querela presentati da parte di esponenti dell’attuale maggioranza. Tra questi ricordiamo Gaetano Caputi, capo di gabinetto di Meloni, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il sopraccitato Ignazio La Russa, i ministri Adolfo Urso e Daniela Santanché, la sottosegretaria Isabella Rauti, la deputata Marta Fascina e il senatore Maurizio Gasparri; la stessa Giorgia Meloni ha sporto querela, a nome del partito Fratelli d’Italia, in seguito alla messa in onda di una puntata di Report incentrata sui rapporti intrattenuti dal padre dell’attuale premier con il boss Michele Senese.
L’invito da parte del giornalista Francesco Storace a ritirare qualunque querela nei confronti di Sigfrido Ranucci sembra essere caduto nel vuoto — un segnale preoccupante in un’Italia che ricordiamo essere al quarantanovesimo posto al mondo e all’ultimo gradino tra i Paesi dell’Europa occidentale per libertà di stampa (graduatoria annuale 2025, Reporters Sans Frontières).
A nome della redazione di The Password, il giornale degli studenti dell’Università degli Studi di Torino, esprimiamo la nostra più sincera vicinanza alla famiglia Ranucci e a tutta la squadra di Report.
Anche noi, Sigfrido, siamo la tua scorta.
Micol Cottino
Fonti
https://www.romatoday.it/cronaca/attentato-sigfrido-ranucci-intervista.html
https://www.open.online/2025/10/17/sigfrido-ranucci-attentato-reazioni-politici-giornalisti-denunce/
https://politicamag.it/legge-bavaglio-uno-schiaffo-alla-liberta-di-informazione/
https://ilmanifesto.it/una-bomba-sotto-casa-di-sigrifido-ranucci-solidarieta-bipartisan

Tutta la mia stima.
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