La camicia bruciata di Anna Banti: un “drappo istoriato” 

La camicia bruciata è un romanzo di Anna Banti pubblicato nel 1973. La definizione di “romanzo” è controversa, perché in questo libro sembrano convivere più anime: potrebbe essere definito anche come una biografia, romanzata, o come un romanzo storico, nonostante l’autrice non utilizzi lo stile tipico di nessuna di queste forme. Si tratta della storia di Marguerite Louise D’Orleans, moglie di Cosimo III de’ Medici. Già dall’incipit, la descrizione del personaggio principale è molto particolare: 

 Non parla, ronza sibila punge. Non vede la finestra aperta, sbatte sui vetri. Qui c’è sangue da succhiare, fuori la luce dove tutto dilegua le è nemica. Aspetta il buio per abbassarsi a volo radente, minimo vampiro protetto da un nome, Marguerite Louise, il guscio dove si crede ancora una principessa.

Anna Banti, La camicia bruciata, Mondadori, 2024, p. 9.

La principessa viene paragonata a una zanzara che succhia il sangue e cerca di proteggersi, rimanendo chiusa nel proprio guscio. Simili definizioni ci aiutano immediatamente a comprendere che il matrimonio con Cosimo non fu un matrimonio d’amore e come la principessa si sentisse ingabbiata e infelice: Marguerite era infatti innamorata di suo cugino, Carlo di Lorena. Banti utilizza un espediente narrativo interessante: far raccontare la storia da Violante di Baviera, moglie di Ferdinando de’ Medici, uno dei figli di Marguerite. La nuora, ritrovando alcune vecchie lettere scritte dalla suocera, empatizza con la sofferenza di quest’ultima:  

Senza esitare Violante parte: il verbale della Cintia, la lettera dell’ignoto gentiluomo sono l’ultimo messaggio di Marguerite, la sua estrema protesta. È morta sola e dimenticata, lei che amava l’amore […] ebbene, che almeno una che non è del suo sangue e mai ha voluto esser la prima, le dedichi un pensiero filiale: questa è l’intenzione con cui la scolorita sposa di Ferdinando ricompare a Firenze.

Anna Banti, La camicia bruciata, cit., p. 200.

Colpisce vedere come Violante si prodighi per cercare di ricordare e onorare la suocera, fornendo un piacevole esempio di solidarietà femminile. Marguerite e Violante erano molto diverse, eppure riescono a trovare una comunanza, un’affinità, proprio grazie alle lettere. Banti non è nuova al racconto “a due voci” nelle sue opere: già nel suo romanzo più famoso, Artemisia, la voce dell’autrice si intrecciava con quella del personaggio principale per creare un legame importante, quasi inscindibile.

Ma perché Anna Banti decise di scrivere un romanzo proprio su Marguerite? Come nacque l’idea? Nella nota introduttiva al romanzo, intitolata appunto “Perché”, l’autrice ci racconta una genesi frutto di un’imprevista e bizzarra casualità. Emilio Cecchi, importante critico letterario, e la moglie Leonetta Pieraccini erano amici di Anna Banti e del marito Roberto Longhi. Fu proprio Cecchi a suggerire alla scrittrice di raccontare la storia di Marguerite Louise:

Risposi all’amico che le principesse dissolute o virtuose non m’interessavano […] fu solo più tardi e per caso che, consultando per altri fini gli Archivi Medicei, la figura bislacca della sposa di Cosimo III sollecitò la mia – assai scettica, peraltro – curiosità.

Anna Banti, La camicia bruciata, cit., p. 7.

Quale fu il risultato di questa ricerca? Ce lo rivela sempre Banti, dando una definizione perfetta della sua opera: “Ne nasceva un drappo istoriato di gesti fuggevoli, di sentimenti taciuti, di propositi lasciati cadere; segreti rimasti nell’ombra o non mai formulati se, un giorno del 1661 una quindicenne di sangue reale, irrequieta e ambiziosa, non avesse detto, inchinandosi: ‘Sire, sono contenta’” (ivi, p.8). Seguendo la definizione della scrittrice, il libro si presenta dunque come una composizione mista di realtà e finzione: una realtà storica dolorosa, istoriata e abbellita da una fervida creatività romanzesca.

La popolarità e la diffusione del romanzo su Artemisia Gentileschi hanno forse offuscato la bellezza e la poeticità di altri romanzi scritti da Anna Banti. Eppure, Pier Paolo Pasolini dedicò a La camicia bruciata una recensione entusiasta: “La Banti è sempre stata molto stimata nel nostro mondo letterario. Ma con questo libro essa richiede, ormai, ben altro che stima. Essa non è più tra gli eletti, ma tra i primi” (Pier Paolo Pasolini, Descrizioni di descrizioni, 2006, p. 116).

Banti, secondo Pasolini, fa di Marguerite una “prima attrice insistente”, e fastidiosa. Due donne, Banti e Marguerite, che vogliono dare fastidio, fare rumore e tracciare un segno nella storia. Ancora una volta, autrice e personaggio si fondono, si uniscono, rivelandoci la natura profonda della pratica letteraria. Il personaggio di Violante rimane più nell’ombra, ma è lei a trovare le lettere, quindi risulta la vera artefice dell’opera.

Varrebbe davvero la pena di leggere questo romanzo, soprattutto se si ha un interesse per i romanzi storici non convenzionali e per i temi della solidarietà femminile e della sorellanza. La fusione tra verità storica e racconto romanzesco rende il libro interessante e scorrevole. Come sostiene Enza Biagini: “Anna Banti, diversamente dallo storico (e dal biografico tradizionale), parla di teatrino, tratta Marguerite-Louise come una prima attrice insistente, non rassegnata alla polvere del tempo, sgradevole quanto una zanzara”. (Enza Biagini, Due straniere alla corte medicea. La camicia bruciata: romanzo storico e finzione biografica, in Le donne Medici nel sistema europeo delle Corti. XVI-XVIII secolo, a cura di Giulia Calvi e Riccardo Spinelli, Firenze, Polistampa, Tomo II, 2008, p. 556.)

Marguerite Louise, “personaggio-zanzara”, si insinua ronzando nella nostra mente e ci invita a riflettere, in una biografia che imprime sui lettori un ricordo indelebile. Anche l’ironia è una caratteristica importante di quest’opera, che ci lascia sospesi tra il riso e la riflessione. 

Elisabetta Noce 

Fonti  

Anna Banti, La camicia bruciata, con postfazione di Elena Porciani, Oscar Moderni, Mondadori, 2024.  

Enza Biagini, Due straniere alla corte medicea. La camicia bruciata: romanzo storico e finzione biografica, in Le donne Medici nel sistema europeo delle Corti. XVI-XVIII secolo, a cura di Giulia Calvi e Riccardo Spinelli, Firenze, Polistampa, Tomo II, 2008.  

Pierpaolo Pasolini, Descrizioni di descrizioni, Garzanti, Milano, 2006(1996).  

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